1 marzo 2008

SHANGHAI COOPERATION ORGANIZATION: CRESCENTI AMBIZIONI

A man with no allies is a men with no peace. (Nelson Mandela)

Di Carlo Alberto Tabacchi

Questa alleanza, composta da Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan ed Uzbekistan, sta assumendo una valenza di tipo economico-commerciale sempre più rilevante; cerca inoltre di combattere i 3 “evils”: terrorismo, separatismo ed estremismo.


Sorta nel giugno 2001, l’Organizzazione della cooperazione di Shanghai (Sco in inglese) o gruppo di Shanghai, è emersa come un’associazione con una crescente influenza politica, economica e di sicurezza.
Esperti dell’area la ritengono un’alleanza non già a 6 membri ma 2+4 (Cina e Russia + i 4 centri asiatici) o addirittura 1+1+4. Quindi, un forum per il soddisfacimento degli interessi di Russia e Cina in chiave di contenimento reciproco.
Copre il 60% del territorio eurasiatico con una popolazione di circa un miliardo e settecento milioni di individui.
Alcuni commentatori occidentali erano preoccupati per il fatto che Mosca e Pechino non solo avrebbero costituito un’organizzazione potente in Asia ma anche formato un riallineamento strategico sino-russo sfidando gli interessi globali americani.
I 6 stati hanno 4 obiettivi principali:
• Rafforzare la fiducia reciproca, amicizia e buon vicinato tra i membri;
• Incoraggiare un’efficace collaborazione nel settore politico, commerciale, tecnico-scientifico, culturale, energetico, ambientale, dei trasporti e di altri ambiti;
• Mantenere ed assicurare la pace, sicurezza e stabilità nella regione;
• Costruire un nuovo ordine politico-economico internazionale.
Un aspetto particolarmente sensibile per Mosca e Pechino risiede nel combattere 3 note minacce: terrorismo, separatismo ed estremismo religioso. Tale alleanza serve per la politica cinese essenzialmente per almeno 4 obiettivi. La Sco ha istituzionalizzato la sicurezza dei confini con Russia ed Asia Centrale, fondamentale per Pechino. Il gruppo di Shanghai ha riconosciuto i 3 pericoli sopraccitati; la vulnerabilità nei vasti territori dello Xinjinag e del Tibet è un dato di fatto: i separatisti mussulmani nella regione autonoma figura dello Xinjiang talvolta minacciano l’integrità territoriale; da ricordare le ingenti potenzialità di petrolio e gas nonché il fatto che rappresenta un’area poco popolata dove la Cina può effettuare indisturbata test nucleari. La Sco rappresenta per l’Impero di Mezzo una sorta di baluardo per contenere le mire militari ed economiche statunitensi. Infine, Pechino sta sviluppando forti legami con l’Asia Centrale: massiccia presenza economica in Kazakistan, soprattutto per via dell’estrazione di greggio e di gas e con la costruzione di pipelines; ingenti anche gli investimenti in strade e ferrovie nelle altre repubbliche asiatiche, mentre per ora rimane fuori dall’organizzazione il Turkmenistan.
Il Gruppo di Shanghai sta giocando attivamente un ruolo non solo nei confronti dei propri membri ma anche nei confronti degli stati vicini e che desiderano la pace nella regione. Tuttavia, la situazione instabile e fragile in Afghanistan rimane sempre seria ed imprevedibile. Nel Summit dell’agosto 2007 a Bishkek (Kirghizistan) il Presidente russo Putin ha ribadito ai paesi dell’alleanza il peso centrale dell’Afghanistan per lo sviluppo della regione; al meeting era invitato il Presidente Karzai come ospite di riguardo e non come osservatore. 4 paesi, - Iran, Pakistan, India e Mongolia – al momento sono osservatori. Come si deduce, ultimamente gli Stati Uniti hanno difficoltà in questa area così strategica, così delicata per i futuri sviluppi mondiali; Washington si propone come investitore e come “benefattore” attraverso programmi di sostegno economico, vincolati al rispetto di requisiti minimi di democrazia: per ora i risultati non risultano soddisfacenti o incoraggianti.
Esiste, in conclusione, una sorta di “balance of power”: da un lato la Cina non ha ancora la possibilità di imporsi militarmente, dall’altra la Russia non si è dotata di un’efficace capacità di penetrazione economica: entrambe hanno un reciproco interesse a controllarsi e la cornice dell’organizzazione si modella bene allo scopo, garantendo un contatto costante in un quadro istituzionale.

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