26 marzo 2021

La visione dei fondatori UPF per la rappacificazione delle due Coree

La Corea è una piccola nazione circondata dalle maggiori potenze mondiali: Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti. Potremmo paragonare la Corea ad un cuscinetto che ha lo scopo di ridurre l’attrito tra più oggetti in movimento, fondamentale per il funzionamento di tutte le parti della grande macchina.

di Jacques Marion, co-presidente dell’UPF per l’Europa, l’Eurasia e il Medio Oriente 

A conclusione di questo webinar, darò solo un piccolo contributo. Ho pensato che fosse importante capire più profondamente alcuni aspetti della visione che è portata avanti dall’UPF, eredità diretta del nostro fondatore. Per prima cosa, un breve retroscena. I nostri fondatori, il dottor e la signora Moon sono coreani, sono nati in quella che oggi è la Corea del Nord. Facevano parte dei 10 milioni di rifugiati fuggiti dal Nord al tempo della guerra di Corea, costretti ad abbandonare le loro famiglie. Le truppe ONU hanno salvato la vita del nostro fondatore, che stava per essere giustiziato in un campo di lavoro nordcoreano. La nostra organizzazione, l’UPF, è nata da queste radici in Corea. Oggi il nostro lavoro è in tutto il mondo. Ma la nostra visione della pace guarda con un occhio molto attento al ruolo che la penisola coreana ha negli affari mondiali. Nel webinar della settimana scorsa, come anche oggi, si è discusso con il dottor Zhebin e il nostro presidente, il dottor Otsuka. Il dottor Otsuka ha parlato delle tre modalità di riconciliazione possibili per la Corea: unificazione con la forza, soluzione inaccettabile per tutte le parti interessate, l’assorbimento del più debole da parte del più forte, ovvero l’assimilazione della Corea del Nord da parte della Corea del Sud, soluzione che i relatori hanno affermato essere poco verosimile oppure la promozione di un percorso graduale di interazione tra Nord e Sud, descritto dal dott. Moon come un camminare insieme lungo la stessa strada, soluzione favorita dai fondatori dell’UPF e penso anche da molti altri. 

Ciò significa che i problemi devono essere risolti uno alla volta. Un problema, sollevato in precedenza ed anche in questa occasione, è la mancanza di entusiasmo o di desiderio di unificazione, in particolare tra i giovani ma non solo. Nel sentimento generale c’è tanta riluttanza e molta sfiducia. Qual è dunque la visione per la Corea che il fondatore dell’UPF ci ha lasciato nelle sue memorie? Nella sua autobiografia, il dott. Moon descrive il ruolo centrale che la sua nazione potrebbe svolgere nel prossimo futuro che vedrà protagoniste le regioni dell’Asia e del Pacifico. La Corea è infatti una piccola nazione circondata dalle maggiori potenze mondiali: Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti. Potremmo paragonare la Corea ad un cuscinetto che ha lo scopo di ridurre l’attrito tra più oggetti in movimento, fondamentale per il funzionamento di tutte le parti della grande macchina. Nel 1981 il dott. Moon immaginava così il ruolo della terra di Corea: una penisola coreana unificata sarebbe stata il collegamento centrale di un sistema autostradale o ferroviario internazionale che si sarebbe collegato con il Giappone da un lato attraverso un tunnel sottomarino e con la Russia, la Cina e il resto del mondo. Dall’altro lato e più a nord, questo sistema autostradale avrebbe incontrato il collegamento transcontinentale capace di collegare la Russia e il continente eurasiatico agli Stati Uniti e al Canada attraverso un tunnel o un ponte sullo stretto di Bering. Ciò avrebbe creato un’infrastruttura di trasporto con un immenso potenziale di sviluppo economico e di scambio culturale nel cuore della regione dell’Asia-Pacifico. E la penisola coreana sarebbe stata una componente chiave di questo sistema. Nel 2005, quando l’UPF è stata inaugurata, il nostro fondatore ha fatto un giro del mondo e nei discorsi che ha tenuto in centoventi nazioni, ha sottolineato ampiamente quest’idea di un’autostrada internazionale per la pace. Non si tratta di utopie. Come sappiamo, la Russia ha in programma di portare il suo sistema ferroviario allo Stretto di Bering entro il 2030. Ci sono stati dei colloqui sul tunnel Giappone-Corea tra il governo giapponese e quello coreano in occasione di un progetto ferroviario trans coreano tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, che ha preso vita nel 2007, anche se è stato interrotto nel 2008. La visione è realistica, quello che manca è la volontà politica. 

C’è un altro progetto che il Dottor Moon ha proposto in un discorso nel 2000 presso il Palazzo delle Nazioni Unite a New York. L’idea è quella di creare una zona di pace sotto la supervisione delle Nazioni Unite presso la cintura demilitarizzata (DMZ) al 38° parallelo della Corea, una zona che sarebbe stata dotata di pannelli espositivi, musei, siti educativi o parchi della pace. Elaborando questa visione, sua moglie, la signora Moon, propone l’idea di istituire una quinta sede dell’ONU in Corea presso il “DMZ”. Attualmente, come sapete, l’ONU ha quattro sedi in tutto il mondo: New York, Ginevra, Vienna e Nairobi. Ma in Asia, che è il continente più popoloso e il principale centro economico del mondo, c’è un solo ufficio regionale a Bangkok. L’idea è quella di una candidatura congiunta della Corea del Nord e del Sud per istituire insieme un ufficio ONU in Corea. Naturalmente la visione non è sufficiente, la questione fondamentale è la volontà di portare avanti questa iniziativa. 

Nel dicembre 1991, in un momento in cui gli incontri con i nordcoreani erano proibiti dai sudcoreani, il dottor Moon e la signora Moon si recarono in Corea del Nord per incontrare il presidente Kim Il Sung. Sebbene i due fossero forti nemici ideologici, il nostro fondatore era noto come un convinto anticomunista che aveva mobilitato anche un milione di persone a Seoul per resistere all’invasione nordcoreana del 1975, avvenne uno storico e fruttuoso colloquio con Kim Il Sung. Il dottor Moon e il presidente Kim Il Sung firmarono un accordo su punti che sono stati in seguito il quadro della politica diplomatica nordcoreana: la riunificazione delle famiglie, l’uso pacifico dell’energia nucleare, l’accoglienza di investimenti da parte dei coreani d’oltremare, lo sviluppo economico della regione turistica del Monte Kumgang. 

A seguito di questo accordo, nel 1998, il nostro fondatore, il dottor Moon, ha avviato lo sviluppo della prima fabbrica di automobili in Corea del Nord chiamata Pyeonghwa Motors, una joint venture con la società Fiat. Pyeonghwa Motors produce automobili per un mercato molto limitato. Ma questo investimento e il suo nome Pyeonghwa, che significa pace, illustra bene la filosofia del nostro fondatore che la via dell’unificazione richiede, ovvero di andare oltre l’immediato interesse personale per conquistare la fiducia dell’altra parte. E sulla base di questa filosofia, i coniugi Moon hanno incoraggiato i coreani verso ogni sorta di progetti umanitari tra il Nord e il Sud. E così, hanno guadagnato la fiducia e il riconoscimento dei leader nordcoreani. Quando è morto nel 2012, il governo nordcoreano ha conferito al nostro fondatore, Sun Myung Moon il più alto riconoscimento, il National Reunification Award. Oggi, sua moglie, la dottoressa Hak Ja Han Moon, continua la missione del marito, in un nuovo contesto, ma perseguendo la stessa visione che ha caratterizzato il primo incontro con il presidente Kim Il Sung. L’anno prossimo (2021), si concentrerà sul cammino verso la pace e la riconciliazione nella penisola coreana. Ed è per questo che è un importante punto focale delle attività della UPF.

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