25 marzo 2021

Perché le due Coree rimangono divise e cosa si può fare?

 di Michael Breen

Dalla loro separazione in due Paesi, entrambi i governi coreani sono rimasti impegnati nella riunificazione della Nazione. Allora, cos’è che ha impedito loro di farlo negli ultimi 70 anni? Che cosa li trattiene ora? Dimentichiamo per un attimo questi anni passati. Oggi, quali sono gli ostacoli all’unificazione? Cosa può fare in questo contesto la comunità internazionale? Per iniziare, mettiamo le cose nella giusta prospettiva storica. Voglio spiegarvi in breve il motivo per cui i coreani sono stati divisi, e questo non è così semplice come potrebbe sembrare. I coreani sia del Nord sia del Sud si identificano in una storia comune che risale a 5000 anni fa, in parte documentata e in parte mitica. L’attuale confine tra la Cina e la Corea del Nord è stato stabilito nell’anno nove. È quindi solo nel XX secolo che l’identità unitaria viene trasformata in due entità distinte. Come per gran parte del mondo, l’ultimo secolo è stato un periodo di trasformazione molto tumultuoso. 

Nel 1905 il Paese cadde sotto il controllo giapponese e nel 1910 ne fu formalmente annesso. Nove anni dopo, ci furono proteste a livello nazionale contro il dominio giapponese, e gli organizzatori delle proteste rilasciarono una dichiarazione di indipendenza. Erano tutti uomini, alcuni buddisti, gli altri per lo più cristiani e credenti di Jandakot, una religione locale. I cristiani, nel perorare la loro causa, misero l’accento su azioni non violente. Fu quindi una rivolta nazionale molto insolita, non violenta, in una società e in un tempo abbastanza feroci. Il loro obiettivo era quello di richiamare l’attenzione delle maggiori potenze in Occidente sul loro grido d’indipendenza, e ottenere il loro aiuto. La polizia giapponese schiacciò la rivolta e l’auspicato sostegno straniero non si concretizzò mai. 

Anche se questo sforzo fu un fallimento, almeno politicamente parlando, emerse una nuova consapevolezza. Gli storici infatti tendono ora a datare la nascita della Corea moderna a questo momento, e affermano che prima di esso i coreani avevano un senso piuttosto blando dell’identità nazionale. Avevano legami con i loro clan e così via, ma non avevano un forte senso di appartenenza alla nazione. 

Allo stesso tempo, però il movimento indipendentista si scisse. E si divise in un modo che prefigurava l’eventuale creazione, tre decenni dopo, della Corea del Nord e della Corea del Sud come Stati separati.

Per un attimo, evitiamo di guardare alla scissione come a una divisione tra comunisti e non comunisti. Anziché una divisione netta, il nazionalismo coreano dell’epoca è assimilabile ad una ragnatela costituita da numerose piccole crepe. Il popolo coreano storicamente è sempre stato molto litigioso. Ma in che senso? Era diviso in molti piccoli gruppi in lotta tra loro. 

Un esempio di questo sono gli avvenimenti dopo la rivolta del 1919. Furono creati tre governi in esilio. A riprova della loro litigiosità, Syngman Rhee, primo presidente del governo provvisorio, fu messo sotto accusa.

Gli alleati, Russia, America e Gran Bretagna, accordandosi nel pianificare la fine della guerra, accettarono di dividere la Corea allo scopo di ottenere la resa giapponese. Era uno scopo pragmatico, la Corea non esisteva come paese, faceva parte del Giappone, e come tale era un paese nemico. Stalin desiderava un Giappone diviso, mentre gli americani non erano molto soddisfatti. Tuttavia, acconsentirono a far entrare i sovietici e ad accettare la resa giapponese. Dividere la penisola non era così immediato e banale. Fu così che due ufficiali americani ne furono incaricati, e il 10 agosto, appena cinque giorni prima della fine della guerra, tracciarono il confine senza consultare né i coreani né alcun esperto.

Usarono una carta geografica nazionale e tracciarono una linea che attraversava il 38° parallelo. Questa linea non era un confine naturale, ma passava attraverso il mare intorno alle isole, andava su e giù per le montagne e tra i villaggi, tagliando semplicemente il paese in due. Gli americani guidarono il governo di Seul per tre anni imponendovi Syngman Rhee come leader, soprattutto perché parlava inglese mentre i sovietici incaricarono il trentatreenne dell’esercito sovietico Kim Il Sung, ufficiale dell’esercito sovietico, che parlava russo e cinese. 

Nell’autunno del 1948 furono creati due stati separati, la Repubblica Popolare Democratica di Corea (filosovietica) e la Repubblica di Corea (filoamericana) del Sud.

Osserviamo più da vicino la combinazione dei fattori. I sovietici volevano rendere comunista la Corea del Nord mentre gli americani non avevano grande stima dei coreani. Li vedevano come giapponesi di seconda classe. 

Obiettivi geopolitici differenti degli Alleati, differenze politiche tra i leader coreani e la cultura della diffidenza, sono gli elementi che hanno portato alla divisione. Inoltre, a causa della loro natura litigiosa, i leader politici coreani tendevano a mettere le proprie ambizioni e i propri interessi davanti all’interesse nazionale. 

L’incapacità di unirsi è stato il problema più grande. I coreani tendono a dare la colpa agli americani e ai sovietici per la loro divisione, il che non è falso, naturalmente, tuttavia non è l’intera storia: la loro divisione interna è stata una componente importante. 

Si ritiene che ben tre milioni di coreani siano morti per cause legate alla guerra. Novecentomila soldati cinesi, cinquantacinquemila americani uccisi o feriti, 4000 inglesi, 4000 di altre nazionalità e così via. 

Un’altra conseguenza della guerra e della divisione è che le due parti hanno iniziato una formidabile corsa agli armamenti. La Corea del Sud è al sesto posto nella classifica delle forze armate più forti del mondo, con un budget militare molto alto, oltre ad avere un imponente esercito. La leva militare obbligatoria va dai 18 ai 21 mesi, a seconda che si tratti di Aeronautica, Esercito o Marina. Le donne ne sono esenti. 

La Corea del Nord è il paese più militarizzato del mondo. Per ogni 10 cittadini, tre sono o un soldato o qualcuno che può combattere. Essa ha una popolazione di 25 milioni di persone ed un esercito di oltre un milione di persone. Il servizio militare obbligatorio per gli uomini è di 11 anni, che ci crediate o no. E il servizio militare obbligatorio per le donne è di sette anni. 

A parte l’influenza straniera, c’è un altro motivo per cui le due Coree potrebbero non unificarsi, ed è se i coreani stessi non lo vogliono. Due sono le potenziali ragioni: i sudcoreani potrebbero non volerlo o potrebbero sentire di non poterlo pagare. Potrebbero temere la concorrenza lavorativa di una marea di nordcoreani desiderosi di accettare salari più bassi. L’altra possibilità di contrarietà è la resistenza da parte nordcoreana. Immaginate un regime post Kim in Corea del Nord. Immaginate un giorno i poveri nordcoreani che vengono liberati, che vengono rilasciati dopo decenni di oppressione. 

Penso che ci siano due tipi di unificazione. Uno è per assorbimento rapido. Un lato assorbe l’altro. Questo è quello che è successo con i tedeschi. Come ho detto, salvo imprevisti, questa unificazione è possibile, ma inaspettata. Vedo questa strada poco verosimile. 

Facciamo un ulteriore sforzo di riflessione: non diamo per scontato che la pace richieda l’unificazione. Penso che ci siano due fasi in questo processo. La prima è la pace e la riconciliazione, la seconda l’unificazione. È un bene tenere questa separazione nella nostra mente. Non dovremmo dire: “beh, non abbiamo ancora la pace perché non c’è l’unificazione”. Penso che la pace sia una cosa, l’unificazione sia un’altra cosa. 

La ragione per cui non si è ancora arrivati all’unificazione, è che si tratta di due paesi con valori molto diversi che li mettono in conflitto l’uno con l’altro. In realtà, è proprio questa la sfida dell’unificazione. Come si fa a fondere valori così in conflitto? 

I valori tradizionali coreani non esistono più: Confucio è stato licenziato e ci ha lasciato molto tempo fa. I valori della Corea del Sud sono quelli della democrazia moderna: libertà, giustizia, diritti umani ed equità. La Corea del Nord persegue una forma di nazionalismo razziale e un culto della personalità attorno alla famiglia Kim. Non c’è modo che questi due Paesi possano magicamente, con ogni parte che dà un po’ di sé, trovare un modo per unirsi. Qualcosa deve rompersi. 

Come ho detto prima, piuttosto che concentrarsi sulla riunificazione, è più̀ opportuno spendere le nostre energie per la riconciliazione. Questo sarà l’inizio del cambiamento.

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