9 maggio 2014

Aboliti i “manicomi” i disagi restano silenziosi: nel disinteresse delle Istituzioni!

di Franco Previte,
Il 13 maggio 1978 il Parlamento Italiano approvava la legge 180 “ispirata” dalle teorie dello psichiatra veneziano Franco Basaglia, che poneva fine all’istituzione manicomiale, sanzionando, che il malato di mente (giustamente!) è un malato da curare e non segregare, mentre con il 13 maggio 2014 passano 36 anni di assoluto silenzio da parte delle Istituzioni a risolvere questo “bubbone sociale.”
I trattamenti innovativi prevedevano il blocco dei ricoveri, ma a tutt’oggi, 2014, poche cose sono cambiate anche per la carenza di aiuti alle famiglie di questi “desaparecido della nostra civiltà.”
Il pensiero o la filosofia basagliana s’incentra in quella cultura anti istituzionale diffusasi negli anni ‘68, ‘70 pieni di ideologie e di entusiasmi, introducendo il decentramento, la continuità terapeutica tra ospedale e territorio, lavoro in equipe, formazione professionale per gli operatori, prevenzione ed eventuale inserimento sociale (?) dell’individuo “malato”.
Nel 1978 nasce la legge 180 tra forti polemiche anche in seno al Parlamento Italiano, tutti volevano la riforma, votò contro il MSI, i liberali si astennero, tutti gli altri Partiti votarono a favore.
Viene approvata dal Parlamento Italiano sotto la spinta minacciosa di un referendum abrogativo nella convinzione che il “manicomio” avrebbe riportato una maggioranza schiacciante, determinando il passaggio dal concetto custodialistico a quella terapeutico.
Quella legge emanata priva del Regolamento d’Applicazione, ha vietato la costruzione di nuovi “manicomi” decretando la progressiva chiusura di quelli esistenti, trasferendo le funzioni amministrative dalle Province alle Regioni, istituendo pochi Reparti di psichiatria all’interno degli ospedali generali prevedendo ricoveri coatti solo in circostanze eccezionali e per brevi periodi, avviando la nascita dei servizi di salute mentale alternativi al “manicomio”.
La legge e il pensiero di Basaglia, poi fu “trasferita” nella legge 833/1978, imprimendo una svolta storica all’assistenza psichiatrica, smantellando la convinzione della pericolosità sociale del “matto”, del “pazzo”, del “furioso” e la necessità del suo internamento.
Ma cosa non ha funzionato nella legge 180?
Una serena valutazione dei limiti terapeutici vigenti nell’epoca, una frettolosa emanazione, ripeto, sotto la minaccia referendaria, una non prevista emarginazione del “soggetto” per nulla distinguibile dal vecchio “manicomio”.
Il Basaglia non condanna il “manicomio” solo per lasciare intatta l’identità dello psichiatra, dello psicologo, dello psicoterapeuta umanizzando la “gestione” più dolce a quella violenta, ma la necessità di eliminare quest’assurda “preposizione” soprattutto là dove si poteva riprodurre in comunità terapeutiche o cliniche private.
 E qui bisogna aprire una parentesi che nessuno vuol “sentire”: se questa “legge” vuole il riconoscimento giustamente della dignità del malato, perché non ha adeguato la normativa penale a quella civile per i continuati 6 Ospedali psichiatrici Giudiziari tutt’ora in “auge” la cui chiusura è stata nuovamente rinviata al marzo 2015, senza contare i sofferenti nelle carceri?
Con l’entrata in vigore della legge 180:
 1.) per decenni Basaglia ha cercato di curare i malati psichici fuori degli ospedali psichiatrici;
2.) viene vietata, ripeto, la riapertura e la costruzione di nuovi “manicomi”, introducendo la norma che “accertamenti e trattamenti sanitari sono volontari”;
3.) il Trattamento Sanitario Obbligatorio a base di farmaci antipsicotici dura solamente 7 giorni e deve essere richiesto da un psichiatra, firmata dal Sindaco e convalidato dal Giudice tutelare;
4.) tutti gli interventi relativi alla prevenzione, cura e riabilitazione devono essere attuati di norma dai servizi e dai presidi psichiatrici extra ospedalieri.
In quel di norma si nota la lacuna in cui la psichiatria ha vissuto e vive tuttora in aperta ambiguità perché:
a.) si dà mandato al privato di interagire con costi elevati per cure e ricoveri;
b.) nei Reparti Ospedalieri a volte non esiste la presenza psichiatrica e i pazienti vengono sottoposti a terapie massicce di farmaci (una manciata di pillole!) tanto da renderli socialmente accettabili e dopo 7 giorni dimessi, per essere riammessi qualche settimana dopo, con costi economici non indifferenti.
In breve la “legge” ha due movimenti d’interpretazione perché alcuni sostengono che:
1.) la legge 180 va rivista e rimodernata perché parzialmente inutile, mentre il privato copre il 50% delle esigenze del pubblico con alti costi;
2.) bisogna potenziare i Dipartimenti di Salute Mentale, ma siamo contrari a quanti affermano e sostengono per nessun ricovero o ospedalizzazione pubblica, negando quindi la cronicità (forse pensando di curare con la buona parola in alberghi a 5 stelle ), favorendo in tal modo il lucro ed i business privati, come in atto sussiste!
Le norme che regolano la 180 vanno rivedute in una proposizione che renda ragione e giustizia, perché ancora oggi questa “problematica” ha compiuto un cammino tra demagogia e conflittualità.
Che cosa chiediamo al Governo Renzi?
Bisogna tenere conto e quindi prioritario quanto abbiamo chiesto fin dal 7 ottobre 1998 assieme all’Opere don Orione, don Guanella e ri-chiesto il 18 marzo 2013 nelle n/s Petizioni n. 307 e 308 al Senato della Repubblica (Commissione XII° ) e n. 31 alla Camera dei Deputati (Commissione XII°), per una legge-quadro nazionale, che poi ogni singola Regione l’approva a secondo delle situazioni locali:
1.) rivedere la legge Basaglia n. 180 e 833/1978 in soli due punti:
a.) l’autorizzazione al trattamento sanitario obbligatorio anche in assenza del consenso del paziente, almeno in determinate condizioni.
b.) la realizzazione di strutture territoriali di Riabilitazione di lunga durata per i casi più difficili da riabilitare onde evitare che sulle famiglie gravi un carico insostenibile di disagio, costi e pericoli.
Queste due modifiche, con le dovute garanzie del rispetto del paziente e dei suoi familiari, non hanno purtroppo trovato l’attenzione se non di qualche Parlamentare, per cui il Testo Unificato Burani Procaccini Concordato con tutte le parti politiche si è arenato in Parlamento nel 2005 e da quell’epoca silenzio assoluto e disinteresse quasi maniacale!
2.) La competenza di istituire Servizi di Riabilitazione territoriali e Servizi di vicinanza, che consentono di rilevare precocemente comportamenti anormali di pazienti noti o di persone ignote, è una competenza regionale. Purtroppo per la psichiatria si continua a investire poco, nonostante l’evidenza che questa è un’area di disagio estremamente critica ed in aumento legata fra altro alla senescenza in forme miste ancora più complesse. (Budget in Italia 3,4%, in Tanzania il 7%, in Australia il 10%, in Inghilterra il 12%, in Europa dal 3,5 al 4% circa.)
3.) L’aspetto sanitario è solo una parte del “problema”, in quanto l’aspetto sociale è altrettanto se non più importante. Il definire sostegni economici alle famiglie che si gravano dell’assistenza ai pazienti con handicap mentale, cioè il Fondo Dopodinoi, l’inserimento lavorativo e di sostegno con mediazione tra Azienda e paziente, il sostegno scolastico ecc., sono temi che competono ad altri Ministeri e che non sono mai stati affrontati in maniera decisiva.
4.) La prevenzione in età scolare dei disturbi del comportamento e delle psicopatie in Italia non viene fatta, malgrado si sappia che questa azione preventiva può consentire di affrontare le psicosi (malattie del sistema nervoso dovute a causa congenite, nascita prematura, difficoltà respiratorie, lesioni celebrali ), mentre le nevrosi o turbe psichiche non psicotiche sono (la facile irritabilità, difficoltà motorie, totale mancanza di fiducia negli adulti, paura di andare a scuola o di stare insieme ai coetanei), in particolare la schizofrenia in modo migliore e più efficace.
Per fare questo è necessario aprire un Tavolo Tecnico composto da rappresentanti dei vari Ministeri, delle Regioni e del volontariato, onde fare una proposta condivisa data l’attenzione massima che, non solo in Italia, è riservata al tema del disagio mentale.
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri: attendiamo da Lei un segno che “parla di equità”, ce lo dica con tutta franchezza: trova posto nel quadro delle riforme un provvedimento legislativo sulla malattia mentale ?
Per non assistere più a morti innocenti che avvengono quasi ogni giorno per la carenza di valide strutture atte alla prevenzione, cura e reinserimento sociale (?) di questi “malati”, provvedimenti attesi dal mondo cattolico e della sofferenza!
 La sola “cosa certa” che resta a quegli inermi concittadini colpiti da handicap psichico, alle loro famiglie e a noi cittadini per la nostra sicurezza è la speranza che la sconfitta fin oggi registrata sia un domani di sincero rispetto e concreto realismo!

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