Duri bombardamenti nel Kachin dove si contano 100mila profughi
Milano
-- Birmania senza pace. Nuovi scontri tra le forze governative e i
ribelli indipendentisti nel Kachin, nel nord dell'Unione, dal 2011 hanno
costretto 100mila rifugiati a lasciare le loro case quando è andato in
pezzi l'ennesimo cessate il fuoco tra le parti in conflitto. I campi
profughi del Kachin sono gremiti. Ma anche qui non c'è sicurezza.
Recenti bombardamenti a colpi di artiglieria e di mortaio hanno
costretto 3.000 rifugiati a trovare scampo nella fuga. "Da quando i
combattimenti sono ripresi siamo minacciati dalle bombe in arrivo.
Spostarsi nel villaggio diventa difficile ma torneremo a casa solo
quando i combattimenti saranno cessati definitivamente". Diversi gruppi
etnici ribelli hanno organizzato rivolte armate in tutto il Paese sin
dal 1948, quando terminò il controllo coloniale britannico,
giustificando con la guerra civile decenni di brutale dominazione
militare.
La giunta al potere dal marzo 2006 ha accennato alcune timide riforme che hanno prodotto il clima favorevole per la firma di fragili accordi di pace con diversi gruppi ribelli. Ma nel Kachin la guerra continua. I ribelli chiedono maggiore autonomia politica, più controllo sulle risorse naturali della regione e un futuro non condizionato dalle forze armate nazionali. Ma i profughi hanno altre priorità. "Abbiamo molti problemi. Potremo tornare a casa solo quando il governo e i ribelli firmeranno un accordo per il cessate il fuoco e ci garantiranno tutti e due che possiamo tornare indietro". Le parti in conflitto hanno deciso di incontrarsi di nuovo a metà maggio e tutti sperano che verrà finalmente raggiunta un'intesa duratura. Ma fermare in Birmania la più lunga guerra civile del mondo resta ancora un orizzonte lontano.
La giunta al potere dal marzo 2006 ha accennato alcune timide riforme che hanno prodotto il clima favorevole per la firma di fragili accordi di pace con diversi gruppi ribelli. Ma nel Kachin la guerra continua. I ribelli chiedono maggiore autonomia politica, più controllo sulle risorse naturali della regione e un futuro non condizionato dalle forze armate nazionali. Ma i profughi hanno altre priorità. "Abbiamo molti problemi. Potremo tornare a casa solo quando il governo e i ribelli firmeranno un accordo per il cessate il fuoco e ci garantiranno tutti e due che possiamo tornare indietro". Le parti in conflitto hanno deciso di incontrarsi di nuovo a metà maggio e tutti sperano che verrà finalmente raggiunta un'intesa duratura. Ma fermare in Birmania la più lunga guerra civile del mondo resta ancora un orizzonte lontano.
Nessun commento:
Posta un commento