Prosegue la repressione in Cina, uccisi due dissidenti tibetani.
Il Canada continuerà a spingere per un’apertura sul rispetto dei diritti umani in Cina. Lo ha dichiarato ieri Stephen Harper durante un suo intervento a Canton - che con i suoi quasi 11 milioni di abitanti è la terza città più popolosa del Paese asiatico - parlando davanti a una platea di imprenditori canadesi e cinesi. Il discorso, nel quale il primo ministro ha ribadito la necessità di portare avanti di pari passo lo sviluppo economico e la promozione di valori quali la libertà e la democrazia, di fatto non ha toccato le questioni più spinose che avrebbero potuto creare imbarazzi al regime cinese. Harper infatti non ha affrontato il dramma della brutale repressione con cui il governo cinese sta gestendo l’emergenza in Tibet, dove continua senza sosta l’immolazione dei monaci tibetani per protestare contro l’occupazione di Pechino.
Il primo ministro, che nei giorni scorsi ha incassato il sì della Cina su ventitré diversi accordi commerciali, si è poi guardato bene dal menzionare la questione legata a Liu Xiabao, il Premio Nobel per la Pace incarcerato dal regime tra le proteste della comunità internazionale. Il leader conservatore, infine, non ha speso alcuna parola sulla stretta decisa da Pechino nei confronti dei dissidenti, un giro di vite iniziato dodici mesi fa che ha portato in carcere centinaia di persone. Il primo ministro ha invece preferito usare innocue dichiarazioni di principio e lo ha fatto davanti a un pubblico formato da imprenditori e investitori: l’unico esponente politico di un certo livello, infatti, era il governatore della provincia di Canton. «A noi canadesi - ha dichiarato Harper - la storia ha insegnato una dura lezione: economia e sviluppi sociali ed economici sono inseparabili nel tempo. Nella relazione tra Canada e Cina, continueremo ad affrontare la questione delle libertà fondamentali e dei diritti umani». Secondo il primo ministro, è necessario che i partner commerciali del Canada tengano conto dell’universo di ideali e di valori promossi da Ottawa anche all’estero. «Noi siamo una superpotenza energetica emergente - ha aggiunto il leader conservatore - vogliamo vendere la nostra energia ai Paesi intenzionati ad acquistarla. È molto semplice. Ma allo stesso tempo i canadesi si aspettano che il loro governo continui a promuovere la difesa dei diritti umani». Poi, l’unico passaggio dove il primo ministro si è spinto un po’ più in là. «I canadesi - ha sottolineato - vogliono una relazione basata sul reciproco beneficio economico ma questa deve essere accompagnata da un buono e franco dialogo su principi fondamentali come la libertà di parola, la libertà di assemblea e la libertà religiosa».Il Canada continuerà a spingere per un’apertura sul rispetto dei diritti umani in Cina. Lo ha dichiarato ieri Stephen Harper durante un suo intervento a Canton - che con i suoi quasi 11 milioni di abitanti è la terza città più popolosa del Paese asiatico - parlando davanti a una platea di imprenditori canadesi e cinesi. Il discorso, nel quale il primo ministro ha ribadito la necessità di portare avanti di pari passo lo sviluppo economico e la promozione di valori quali la libertà e la democrazia, di fatto non ha toccato le questioni più spinose che avrebbero potuto creare imbarazzi al regime cinese. Harper infatti non ha affrontato il dramma della brutale repressione con cui il governo cinese sta gestendo l’emergenza in Tibet, dove continua senza sosta l’immolazione dei monaci tibetani per protestare contro l’occupazione di Pechino.
Il primo ministro, che nei giorni scorsi ha incassato il sì della Cina su ventitré diversi accordi commerciali, si è poi guardato bene dal menzionare la questione legata a Liu Xiabao, il Premio Nobel per la Pace incarcerato dal regime tra le proteste della comunità internazionale. Il leader conservatore, infine, non ha speso alcuna parola sulla stretta decisa da Pechino nei confronti dei dissidenti, un giro di vite iniziato dodici mesi fa che ha portato in carcere centinaia di persone. Il primo ministro ha invece preferito usare innocue dichiarazioni di principio e lo ha fatto davanti a un pubblico formato da imprenditori e investitori: l’unico esponente politico di un certo livello, infatti, era il governatore della provincia di Canton. «A noi canadesi - ha dichiarato Harper - la storia ha insegnato una dura lezione: economia e sviluppi sociali ed economici sono inseparabili nel tempo. Nella relazione tra Canada e Cina, continueremo ad affrontare la questione delle libertà fondamentali e dei diritti umani». Secondo il primo ministro, è necessario che i partner commerciali del Canada tengano conto dell’universo di ideali e di valori promossi da Ottawa anche all’estero. «Noi siamo una superpotenza energetica emergente - ha aggiunto il leader conservatore - vogliamo vendere la nostra energia ai Paesi intenzionati ad acquistarla. È molto semplice. Ma allo stesso tempo i canadesi si aspettano che il loro governo continui a promuovere la difesa dei diritti umani». Poi, l’unico passaggio dove il primo ministro si è spinto un po’ più in là. «I canadesi - ha sottolineato - vogliono una relazione basata sul reciproco beneficio economico ma questa deve essere accompagnata da un buono e franco dialogo su principi fondamentali come la libertà di parola, la libertà di assemblea e la libertà religiosa».Ripreso da corriere.com - Edizione on-line del corriere canadese
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