di Franco Previte
Il mondo della sofferenza sta attraversando periodi
drammatici nei nosocomi pubblici e nei Servizi Pubblici per i continui “tagli”
della sanità a causa che la stessa è sempre più burocratizzata a danno dei
cittadini sempre meno assistiti.
I problemi strutturali della sanità italiana sono molti, tra
i quali quelli inerenti le “sofferenze finanziarie” delle Regioni che prevedono
in genere tagli del 1,5% dei costi del personale e del 3,5% delle altre spese,
il “fondo sanitario nazionale” che è molto esiguo, le “spese sanitarie più
necessarie ed urgenti” del comune cittadino che vengono spostate verso il
privato, molte delle quali il cittadino non può permettersi.
Molto spesso nei Convegni ad alto livello sociale si discute
di questa Sanità malata, ma spesso emerge il disagio psichico che non solo
bisogna osservarlo dal lato economico, cioè quello di inserimento nelle cure
della società evitando il perverso assistenzialismo, ma quello della
valorizzazione del malato quale persona titolare di diritti non solo etici.
Il vero problema è la capacità di usufruire dei servizi
sanitari e sociali, “cosa” che le persone povere, anziane, disabilitate, in fin
di vita non riescono ad arrivare ed usufruire in modo adeguato dopo vent’anni
dell’aziendalizzazione della sanità.
Ma come, pare, sia in atto ed in crescita una altra realtà
che avviene a Milano quella delle cure “low cost”, servizi istituiti da
imprenditori sociali, che potrebbero essere utili per migliorare l’accesso alla
cure più rapide.
Comunque, a quanto pare, in Italia possono solo curarsi le
persone economicamente agiate, cioè quelle la cui capacità di intervento ai
servizi privati è agevole, rispetto a quelle che a tempi lunghi godono del
Servizio Sanitario Nazionale.
In una altra situazione particolare, si trovano le persone
anziane, le quali perdute l’autonomia dell’esercizio delle loro azioni non
riescono ad inserirsi nei gangli vitali della sanità, non parlando, poi, delle
lunghe liste di attesa per gli accertamenti diagnostici di routine ed un ticket
se non uguale ma di poco inferiore al cittadino ricco ed infine per il rigoroso
risparmio che attanaglia le USL o le ASL e che “devolvono” alle persone anziane,
disabili, od in fin di vita.
Infatti se per la persona 40/50enne il costo delle cure e
del ricovero ospedaliero è di 50, per un 60/85enne sarà di 100, dato il
superamento di quel “quid finanziario” assegnato dal Servizio Sanitario
Nazionale, ma costi economici necessari per un più lungo percorso e cure di
quelle malattie più “aggressive” che colpiscono le persone in condizione di
disabilità, anziane od in fin di vita.
Quanto proponiamo alla luce, pare, dei fatti è direzionato
al fine , ripeto, di estendere a qualunque persona, ancor più diversamente
abile, in tarda età od in fin di vita, il diritto alle cure sanitarie, alla
nutrizione ed all’idratazione, secondo i dettami dell’art. 25 lettera f) della
“Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU.
Il rispetto dei diritti di ogni persona al fine di
raggiungere una “maggiore coesione sociale”, resta quella come è nella
normativa della Costituzione Italiana, del Preambolo della Costituzione
Europea, nella “Convenzione Europea per i diritti dell’Uomo”, nei Trattati
internazionali.
I diritti umani stanno subendo un processo mediatico di
rimodulazione e la situazione sociale mostra segni di grande preoccupazione in
quanto la Politica ed il Governo Monti, forse, favoriscono forme di pseudo
necessità, condivisibili per alcune, ma non per quelle che necessitano ed
urgono al cittadino.
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