Giovedì 6 Giugno 2019 alle ore 17,00
Teatro Centro Anziani, Via Filippo Meda, 147 - Roma
Antonio Saccà nel suo Atto Unico: “Il mio regno non è…” appresenta Gesù Cristo eminentemente quale uomo che invoca come rimedio alla condizione umana il vicendevole amore. Un amore che pur riconoscendo le differenze sociali, le diverse condizioni economiche, le diverse qualità degli individui riconosce anche e sopra tutto la comune appartenenza al genere umano e il bisogno, appunto, di amore per consolarci della morte e delle traversie dell’esistenza. Amore non soltanto tra gli esseri umani ma per la vita, per il sentirsi vivere, per godere la coscienza dei sensi, suoni, colori, sapori… Sfiduciato dalla inerzia degli uomini, dal poco amore che gli uomini rivolgono alla vita, Gesù li affida e si affida al Padre Dio, e considera se stesso inviato da Dio e figlio di Dio per sostenere il comando dell’amore per la vita e per il prossimo. In questa convinzione fonda la Chiesa nella quale intende sigillare che l’amore vince la morte, vince l’inerzia, dà senso e valore alla vita. La fede in Cristo e in Dio determina una riaffermazione, mediante la missione da Dio affidata al Figlio o che il Figlio ritiene a Lui affidata, dello scopo conclamato da Gesù: che gli uomini, sotto questo comando supremo amino la vita, il sentirsi vivere, la umana compagnia, il mare, il vento... La risonanza interiore, e non si inaridiscano nelle professioni, nei ruoli sociali, nella chiusura dell'anima al sentire... Un Cristo essenzialmente umano ma che non ritrae lo sguardo dal mistero dell'essere, anzi in ogni caso confida nell'amore se il mistero dell'essere non fosse risolto...
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