1 novembre 2007

LE FAMIGLIE SANE SONO I PILASTRI DELLA PACE

Hermenegilde Rwantabagudela
Ambasciatore di Pace

Hermenegilde Rwantabagu è un Responsabile Capo negli Affari Accademici all’Università del Burundi.
“La violenza e l’insicurezza inflitta alle città africane dai bambini di strada ed il loro reclutamento e coinvolgimento massiccio, di questi giovani, nella Guerra che ha devastato il continente, sono chiare testimonianze del fallimento della famiglia nell’eseguire i suoi obblighi morali.

Nella tradizione africana, si afferma spesso che la famiglia forma i figli fornendo loro i mezzi per vivere e costruendo la loro personalità, mentre i figli formano la famiglia dandole coesione, ed un senso di missione e di responsabilità.
Nelle società africane, la famiglia è stata un potente fattore di armonia comunitaria e di stabilità sociale. Tramite la famiglia, valori centrali quali la giustizia, la tolleranza, il rispetto per i diritti degli altri, e la risoluzione pacifica dei conflitti, vengono interiorizzati dai giovani e diventano parte dei loro pensieri e dei loro sentimenti, fornendo così ad essi la guida per la loro condotta di vita.
Ma nemmeno la famiglia africana è stata risparmiata dai cambiamenti profondi e di ampia portata che hanno travolto le nostre società nel dopoguerra, ed in particolare dal sorgere nei giovani del desiderio di libertà dalla tutela degli adulti e dalla autorità genitoriale. Anche la rivoluzione tecnologica ha generato una cultura giovanile che sta erodendo il potere unificante dei valori tradizionali e l’autorità morale dei genitori. A motivo di questi cambiamenti, la famiglia africana contemporanea non è più in grado di formare agevolmente la personalità dei giovani sulla base degli ideali in auge nel passato; né è in grado di modificare i propri valori ed i propri codici di comportamento per adattarli alle nuove esigenze della società; esigenze alle quali le vecchie generazioni non sono assolutamente in grado di rispondere.
Di conseguenza, i giovani si trovano in un “territorio culturale” abbandonato, nel quale comportamenti che in passato erano considerati devianti a volte diventano la norma. Ciò si manifesta in azioni dirompenti nella scuola e nella comunità, nella mancanza di rispetto verso i genitori e gli insegnanti, nell’uso di droghe ed alcool in età sempre più precoci, furto, prostituzione, comportamenti sessuali impropri. La violenza e l’insicurezza di cui soffrono le città africane a causa dei bambini di strada, e dell’arruolamento di massa dei giovani nelle guerre che hanno devastato il continente, costituiscono la chiara testimonianza del fallimento della famiglia nel portare a compimento i propri obblighi morali.
Nel complesso, il rilassamento dei costumi sessuali ha avuto come conseguenza un grave male sociale, perché ha portato alla destabilizzazione ed alla distruzione della famiglia, ed ha compromesso la formazione e l’educazione dei bambini. La calamità dell’HIV/Aids è una silenziosa arma di distruzione di massa, che devasta intere famiglie e comunità, lasciando dietro di sé milioni di orfani con un’infinità di problemi da affrontare, non ultimi quelli derivanti della mancanza di affetto, di educazione, di cure mediche, nonché povertà, assenza di speranza, sfruttamento sessuale.
Nella tradizione africana, l’ambiente naturale per inculcare i valori sacri del matrimonio, della vita famigliare e della procreazione è proprio la famiglia. La famiglia era una scuola di vita, nella quale gli adolescenti venivano formalmente istruiti sui diritti e sulle responsabilità dei coniugi nella vita matrimoniale, sui misteri del sesso e della procreazione, e sul corretto comportamento da tenere in merito a questi argomenti vitali. Questi insegnamenti venivano impartiti da uomini e donne esperti, nel corso di riti di iniziazione che prendevano forme diverse a seconda delle varie comunità.
In assenza di questi esempi viventi delle tradizioni, devono oggi essere sviluppati altri meccanismi per trasmettere queste vitali conoscenze. Oggi, le scuole ed i college, luoghi nei quali convergono giovani con ogni tipo di provenienza sociale e culturale, devono trasmettere, in connessione con la famiglia, un insieme di informazioni sul sesso e sulla vita famigliare sin da un’età molto giovane. Questa educazione deve avere come obiettivo non solo la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, ma anche la preparazione al matrimonio.
Gli adolescenti, e soprattutto i giovani maschi, devono essere portati a comprendere – da un punto di vista sociale e scientifico – gli impulsi sessuali, e soprattutto come questi impulsi possano essere incanalati e controllati per il loro futuro benessere e successo. Hanno bisogno di essere guidati nella scelta del loro partner, con il quale condivideranno la vita, ed a comprendere il valore dell’impegno e della fiducia reciproci prima e durante la vita matrimoniale. La trasmissione della cultura della famiglia deve occupare uno dei primissimi posti nei programmi dell’educazione moderna.
Oggi, l’umanità si trova di fronte a sfide di straordinaria grandezza, mentre la famiglia, che Claude Lévi-Strauss ha definito l’atomo della società, sta perdendo la sua stabilità ed il preminente ruolo sociale che aveva in passato. Come genitori, insegnati, e cittadini responsabili, dobbiamo riaffermare la verità che tramite il sacro vincolo del matrimonio e la vita famigliare, potremo avere degli individui equilibrati in sé stessi, che trasmetteranno armonia ed equilibrio alla comunità, ed anche alle nazioni, preparando così la strada per realizzare la pace nel mondo.

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