di Pasqua Teora*
Da una ventini di giorni lavoro da casa con quei pazienti che accettano di ricevere consulenza o psicoterapia a distanza. Tante cose, non inimmaginate prima, diventano reali e praticabili grazie alla tecnologia e alla rivoluzione in atto, come anche alle necessità contingenti fattesi irrinunciabili.
I vivi colpiti dal virus continuano a morire e c'è chi si sveglia in piena notte sentendo il brusio dei morti che passeggiano nelle strade della città deserta e dei paesi spopolati. Sono alcuni degli espropriati all'improvviso dei loro padri, di tanti amici, congiunti, vicini di casa, tanti loro cari. Sognano e senza saperlo, percepiscono l'invisibile che da svegli generalmente non possiamo intercettare. Nel mondo invisibile incontrano soprattutto i grandi padri, un esercito di uomini che ha lavorato instancabilmente tutta la vita per la fondazione di questo universo più che laborioso. In nome di cosa se non di un processo di sviluppo immaginato ciecamente senza controindicazioni?
Un po' infantilmente, lo riconosco, con alcuni ci stiamo interrogando proprio sulla cremazione subita da chi non l'avrebbe mai scelta. Come insegnano in India, dove le salme bruciano per ore su pire altissime in riva al sacro fiume Gange, le anime non bruciano insieme ai corpi. Un rito sacro che risale alla notte dei tempi e tuttavia assai diverso da quello a cui assistiamo nelle ultime due settimane. Forse per ingenuità qualcuno ha bisogno che la Chiesa si pronunci e li rassicuri: le anime di questi si ricongiungeranno alla fine di tutto con il corpo splendenti di luce, anche dopo la polverizzazione in un lampo? Vero?
Un'altra immagine surreale, ovviamente costruita, capace di emozionare, girava stamattina tra i vari messaggi, documenti, fotografie che vorticosamente condividiamo in questi giorni di fine del mondo – certo anche un po' per farci compagnia. Comunque, questa mostrava una fila di vivi che ordinati accompagnavano la fila dei defunti in forma di sagome trasparenti. La processione funebre era collocata dall'autore a fianco dei camion militari che per la macabra occasione qui a Bergamo erano vestiti a lutto. Pensavo, noi nelle strade non possiamo andare, ma i nostri cari si, loro ormai sono liberi: simbolicamente si stanno aggirando, oltre che nelle nostre menti, nelle strade della nostra città e della sua laboriosa provincia. Certo, la morte non impedisce loro di presidiare in spirito il territorio dove in queste lunghissime settimane tutti stiamo patendo: tutti in cerca di spiegazioni, a leggere, indagare, ascoltare, mettendo in ipotesi cose prima mai neppure immaginate.
Un esempio minuscolo, rispetto all'incredibile che si sta verificando: io stessa, fino a qualche anno fa, mai avrei immaginato di fare psicoterapia a distanza e non solo individuale, di gruppo! Eppure lo sto facendo. Soprattutto da quando, insieme ad altri, stiamo immaginando come migliorare o cambiare – magari radicalmente - approcci, teorie, strategie.
Oggi, con questa specie di fine del mondo, comprendiamo che il mondo che c'era, non ci sarà più. Dovremo rifondarlo, migliorandolo dalle logiche stringenti del profitto a qualunque costo.
La vita esige di più.
* Centro Psicologia e Cambiamento
Dott.ssa Pasqua Teora
Nessun commento:
Posta un commento