24 aprile 2020

Questo 25 aprile

di Albertina Soliani
Presidente Istituto Alcide Cervi


Mai come in questo 25 aprile sentiamo la forza della Liberazione. Quando l'umanità schiacciata dall'oppressione, dalla violenza, dalla guerra si è ribellata, si è alzata in piedi, ha preso nelle sue mani il proprio destino. Era il 1945, l'alba di un giorno nuovo, del giorno del riscatto. L'inizio di una nuova epoca nella storia dell'umanità.
Con i partigiani che sfilavano per le vie della città, dietro le bandiere delle Brigate, accanto agli Alleati, c'erano i caduti nella Resistenza, i torturati, i milioni sterminati nei campi di concentramento, le staffette partigiane e le donne combattenti, gli antifascisti incarcerati o al confino. C'era l'umanità dolente oppressa a lungo dal nazifascismo, c'era il sogno del mondo nuovo cantato da un intero popolo in festa. 
Quel mondo, nato 75 anni fa, appena ieri nel cammino della storia, oggi riprende in mano quella bandiera. 
Nella pandemia che ha travolto il mondo, prorompe il grande bisogno di liberazione della terra, il grande bisogno di giustizia, di realizzazione dei diritti umani a partire dal diritto alla salute globale, il bisogno insopprimibile della pace e della fine di ogni conflitto. È l'appello lanciato in questi giorni dal Segretario Generale dell'ONU, António Guterres, e da Papa Francesco. 
Attraversa le coscienze dell'umanità un grande bisogno di compassione, di verità, di gentilezza.
Questo 25 aprile è vicino più che mai a quello di 75 anni fa. Parla al mondo la stessa lingua.
Parla di unità, come allora. Unità della nostra nazione, dell'Europa, dell'umanità che sta affrontando lo stesso problema in ogni angolo della terra. 
Sentiamo, come allora, che stiamo vivendo un grande cambiamento. Siamo certi che il corso della storia cambierà, cambieranno i comportamenti delle persone, gli obiettivi economici e sociali, le priorità del futuro.
Si affaccia, come allora, all'orizzonte del futuro un nuovo sogno: la salvezza del creato, la solidarietà, la pace, la democrazia. L'opposto degli egoismi, dei nazionalismi, delle barriere sociali e culturali, dei poteri, dei pieni poteri, nelle mani di pochi.
Come allora, tutto è davanti a noi. Il futuro è nelle nostre mani, nelle mani di ciascuno di noi. Come allora, la felicità si paga a caro prezzo, con il sacrificio. È la storia dei fratelli Cervi.
Entra nei nostri giorni la forza di quel 25 aprile. È la fiducia che le cose possono cambiare, che le cose cambieranno.
Il cambiamento è affidato soprattutto ai giovani, costruiranno loro un mondo profondamente nuovo. Con loro ci saremo tutti. Ci saranno gli anziani, che parlano con la loro vita.
Oggi, nel prato dei Campi Rossi, non ci sarà il popolo festoso del 25 aprile. Le porte della casa saranno spalancate, in attesa che quel popolo ritorni. Quel popolo oggi è ovunque, ogni casa degli italiani diventa Casa Cervi. Bella ciao passerà di balcone in balcone, il canto che unisce tutta l'Italia. Il Tricolore illuminerà Casa Cervi, avvolgendola, in queste sere fino al 1° maggio. 
Ricostruiremo un tempo nuovo, una nuova economia, nuovi rapporti sociali, una politica più matura, la democrazia, come allora, prenderà vigore dalla consapevolezza di tutto un popolo, dalla memoria di chi ha pagato con la vita il cammino di tutti noi.
È il 25 aprile il primo mattone della ricostruzione in questo spartiacque che è il 2020.

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