21.3.2020 - GIORNALE DEL COVID 19
di Pasqua Teora*
In questa circostanza così particolare stiamo riflettendo in tanti sui nostri cari vecchi e sui grandi anziani che nelle case come nelle strutture ospedaliere stanno morendo a centinaia. Pensavo, come stormi di uccelli presi a tradimento dalle reti dei cacciatori di frodo a primavera: cadono tutti insieme o a frotte o da soli, eppure tutti indistintamente soli perché irraggiungibili dai loro cari. Molte nostre madri anziane sono ancora vive, la mia è morta a 95 anni l'ultimo giorno dell'anno passato e anche per noi, me con le mie sorelle, i miei cognati, i nipoti, abbiamo avuto la grazia, il dono grandissimo di condividere il dolore e accompagnarla al passaggio con tutti gli onori: il funerale, i fiori, le dediche, il pianto condiviso, la comunione in fila uno a uno, dedicando a lei il Corpo di Cristo accolto, dentro i nostri corpi, mentre pensavamo a lei.
Era semplicemente così, così era nelle nostre tradizioni. Certo, prima che scoppiasse il putiferio. Adesso queste morti non hanno più niente a che spartire con i nostri anziani, i nostri morenti, in vita potessero immaginare la loro dipartita. Né tantomeno noi, prima di adesso, potevamo immaginare una cosa così orribile: tutti cremati, senza scelta, trasportati all’alba da mezzi militari bardati di nero.
Per loro è solitudine, abbandono, disperazione e per noi che nulla possiamo, vuoto, confusione, dolore immenso, smarrimento: tutti espropriati all'improvviso e brutalmente di donne e soprattutto tanti uomini a noi cari. Si, soprattutto loro, perché nella maggior parte, i rapiti e uccisi dal virus e tutto il resto sono uomini. All'improvviso travolti e catturati dalla rete degli oscuri cacciatori di frodo, gli inconoscibili senza cuore, senz'anima, mascherati, armati fino ai denti. A proposito di lutti, mi viene in mente che in tempi normali, non tanto raramente, capita di accogliere nel mio studio di psicoterapia persone che hanno bisogno di aiuto, magari non ben chiaro all'inizio e dopo un po' salta fuori che, appena sotto la superficie, c'è un lutto non risolto. In vari decenni di lavoro clinico qui nella mia città di adozione che è l’amata Bergamo, mi sento di affermare che l'elaborazione di un lutto non risolto, libera moltissima energia e forza di rinnovamento per il paziente e tutti i suoi sistemi di appartenenza. Allora, mi domando, oggi cosa succederà quando questa battuta di caccia infame sarà finita? Come
Elaboreremo la perdita di tutti questi cari?
* Centro Psicologia e Cambiamento
Dott.ssa Pasqua Teora
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