9 febbraio 2014

Anche il Myanmar invita papa Francesco

La Stampa | 4.2.2014
I vescovi sperano di poterlo accogliere a novembre in occasione dei festeggiamenti per i 500 anni dell’arrivo della fede cattolica nell’allora Birmania
All’indomani dall’annuncio del possibile-probabile viaggio di papa Francesco in Corea del Sud nell’estate 2014 (il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ne ha riferito ai giornalisti pochi giorni fa), arriva la notizia di un altro, clamoroso, invito in Asia per Bergoglio.

Anche i vescovi del Myanmar, per bocca del segretario della Conferenza episcopale birmana, padre Leo Mang, fanno sapere di aver invitato papa Francesco a partecipare ai solenni festeggiamenti per i 500 anni dell’arrivo della fede cattolica nell’allora Birmania, che la Chiesa locale celebrerà dal 21 al 23 novembre prossimi.
Quanto sia realizzabile l’auspicio dei birmani è difficile dirlo. Ma la notizia rappresenta indubbiamente un segnale ulteriore di stabilizzazione della situazione politica nel Paese (alle celebrazioni i vescovi hanno detto di voler invitare anche il presidente Thein Sein); dall’altro mostra, una volta di più, come in tutta l’Asia sia molto forte l’attenzione per il nuovo Papa – che, per inciso, nell’autunno scorso ha ricevuto in Vaticano il Nobel per la pace birmana Aung San Suu Kyi - e il desiderio dei cattolici asiatici che colui che oggi siede sulla cattedra di Pietro possa visitare il continente più popoloso del mondo e dove i fedeli sono, però, una minoranza, spesso discriminata, se non perseguitata.
Come è noto, papa Bergoglio aveva ricevuto inviti anche da Filippine e Sri Lanka: egli stesso non ne aveva fatto mistero, conversando con i giornalisti sull’aereo di ritorno dalla Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, l’estate scorsa. In quella medesima circostanza aveva detto: «In Asia si deve andare. Perché Papa Benedetto non ha avuto tempo di andare in Asia, ed è importante. Lui è andato in Australia e poi in Europa e in America, ma l’Asia...».
Parole forti, specie se in bocca a un Papa che, da giovane, voleva partire missionario per il Giappone. Non solo: negli ultimi mesi, Bergoglio ha ripetutamente additato alla Chiesa universale l’esempio della Chiesa giapponese (sopravvissuta, dopo il periodo del martirio, grazie alla testimonianza fedele dei laici) e ha citato in più occasioni l’esempio di padre Matteo Ricci, protagonista assoluto dell’avventura missionaria in Cina. Insomma: questo Papa ha l’Asia nel cuore.
Ma anche l’Asia attende Francesco. In una recente intervista al settimanale “Credere”, il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, ha confermato che l’elezione di papa Francesco è stata accolta molto bene in Asia e che si registra grande interesse intorno alla sua figura: «Il fatto che papa Francesco non sia europeo è stato ed è un messaggio forte e molto importante. L’accusa, infatti, che spesso viene rivolta alla Chiesa cattolica in Asia è di essere troppo europea, “straniera”».
Inoltre, ha rivelato che il Papa gli ha detto, in una conversazione privata, di voler «mettere l’Asia al centro del suo pontificato»; Francesco, commenta Tagle,«è molto interessato all’Asia. Non solo per curiosità, bensì per le sfide pastorali e missionarie che vengono di là».
L’ultimo, in ordine cronologico, tra i segni di attenzione di papa Francesco verso l’Asia in generale – e la Chiesa coreana in modo particolare, tra le più dinamiche del continente - è la recente decisione di attribuire la porpora cardinalizia a monsignor Andrea Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul e amministratore apostolico di Pyongyang, la capitale della Corea del Nord.

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