7 marzo 2013

RICORRENZA 8 MARZO

FRANCA VIOLA

Ci sono donne che con il loro coraggio hanno combattuto i soprusi diventando personaggi-simbolo della libertà, della dignità e dell’emancipazione femminile. Grazie a queste donne e al loro esempio, altre donne hanno trovato il coraggio di ribellarsi a tutte le forme di violenza sensibilizzando così le coscienze e stimolando anche cambiamenti e modifiche nella legislazione.

di Mara Faggioli

Ci sono storie che devono essere ricordate sempre, affinché il tempo non ne cancelli la memoria, come la vicenda di Franca Viola, la prima ragazza italiana a rifiutare il matrimonio riparatore, diventando così il simbolo della rinascita della condizione femminile negli anni ’60, in un decennio di grandi trasformazioni e conquiste sociali che segnarono una svolta nei costumi dell’epoca, in particolar modo in Sicilia.
Franca Viola venne rapita il 26 dicembre 1965, all’età di 17 anni, da un suo spasimante respinto, Filippo Melodia, ricco e potente, imparentato con una famiglia mafiosa che operò con l’aiuto di diversi complici.
Franca, una ragazza di una bellezza sorprendente, di umili origini, figlia di un agricoltore, venne violentata e tenuta segregata in un casolare fuori paese fino al 2 gennaio 1966. Il padre, Bernardo Viola, simulò di acconsentire alle nozze per preparare un tranello con il sostegno dei carabinieri di Alcamo che riuscirono così ad arrestare il rapitore ed i suoi complici, responsabili di questa indegna azione.

I rapimenti, anche se può sembrare strano, erano una prassi comune nella Sicilia dell’epoca qualora la ragazza osasse respingere lo spasimante ma, soprattutto, veniva considerato “normale” il matrimonio riparatore. Nella Sicilia degli anni ’60 le ragazze non potevano uscire sole di casa, non potevano scegliere il marito ma, soprattutto, per la morale del tempo, una ragazza rapita e violentata era costretta a sposare il suo rapitore per salvare l’onore altrimenti sarebbe rimasta “zitella” e additata per sempre come una donna svergognata, cioè da “vittima” di una violenza sessuale diventava, per l’opinione pubblica generale, “colpevole”. Solo il “matrimonio riparatore” cancellava l’onta della ragazza e salvava il violentatore che non poteva più essere condannato dopo aver contratto il matrimonio con la vittima.
Questa assurda morale era sostenuta anche dalla legislazione italiana poiché l’art. 544 del Codice Penale consentiva il “matrimonio riparatore” nei casi di delitti di violenza carnale, anche nei confronti di minorenni, ritenendo tale violenza come un oltraggio alla morale e non alla persona. Quindi era anche prevista per lo stupratore l’estinzione del reato nel caso di un successivo matrimonio con la persona offesa.
Ma Franca Viola non accettò il “matrimonio riparatore” contravvenendo alle consuetudini dell’epoca e nonostante le minacce ed intimidazioni subite da lei e dalla sua famiglia, proseguì con fierezza nel suo proposito, “trasgredendo”, “andando oltre” alle regole del tempo, ai limiti di una legge ingiusta, nella ricerca della giustizia. E, proprio grazie a tutte quelle donne che hanno avuto il coraggio di trasgredire, sono state possibili molte delle trasformazioni e conquiste sociali.
“Non volevo sposarmi con un uomo che non amavo, preferivo restare tutta la vita da sola piuttosto che farlo”. Oggi una tale frase appare del tutto normale ma in quel periodo ebbe il potere di suscitare uno scandalo.
Il padre di Franca si schierò dalla parte della figlia sebbene fosse difficile per un contadino opporsi alla volontà di una delle quaranta “famiglie” di Alcamo e, nonostante le minacce di morte, sostenne sempre la figlia nel suo proposito.
Filippo Melodia venne condannato dal Tribunale di Trapani a 11 anni di carcere, ridotti poi a 10 e a 2 anni di soggiorno obbligato. Uscirà nel 1976 e morirà nel 1978 probabilmente per una vendetta di mafia.
Il caso di Franca Viola suscitò molte polemiche e scatenò un ampio dibattito sulla condizione femminile e sulla posizione delle donne nella società. 
Quegli anni furono per l’Italia un’epoca di grandi mutamenti e conquiste sociali che trovarono più resistenza nel Sud della penisola per una concezione più tradizionalista di tutte le consuetudini del luogo.
La decisione di Franca sconvolse, quindi, l’opinione pubblica siciliana poiché la ragazza aveva violato un’usanza che dava per scontata la sottomissione delle donne a questo tipo di violenze ma segnerà una svolta nei costumi e porterà a modifiche nella legislazione anche se, purtroppo, piuttosto lente. Infatti, solo nel 1981, dopo ben sedici anni dalla vicenda di Franca Viola , questa assurda, paradossale norma dell’art. 544 del c.p. venne abrogata dall’art. 1 della Legge 442 del 5 agosto 1981 che abolirà la facoltà di cancellare una violenza sessuale attraverso un matrimonio riparatore.
Franca Viola si sposò nel 1968 con Giuseppe Ruisi, un giovane di Alcamo. Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica, in segno di solidarietà, inviò un dono agli sposi. Franca Viola ed il marito, durante il loro viaggio di nozze, furono ricevuti anche dal Papa Paolo VI in udienza privata.
Dalla vicenda di Franca Viola fu tratto un film dal titolo “La moglie più bella” del regista Damiano Damiani, interpretato da Ornella Muti, protagonista femminile. Franca Viola ha due figli, Nunzio Sergio e Bernardo Mauro, vive tuttora ad Alcamo in provincia di Trapani. È sempre rimasta lontana dai riflettori provando anche una certa meraviglia per lo scalpore suscitato della sua vicenda. “Guardo a quei giorni come se avessi seguito la cronaca che ha visto coinvolta un’altra persona”
“Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l’ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori”. 

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