CAMBIAMENTO CLIMATICO in Africa
di Giorgio Gasperoni
L’Africa è uno dei continenti più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, nonostante abbia contribuito in misura molto limitata alle emissioni globali di gas serra. Gran parte delle responsabilità per le emissioni storiche e attuali di gas serra ricadono sulle nazioni industrializzate, principalmente quelle del Nord America, Europa e Asia.
È importante sottolineare che molti paesi africani stanno facendo sforzi significativi per adattarsi ai cambiamenti climatici e mitigarne gli effetti. Tuttavia, spesso mancano loro le risorse finanziarie e tecniche necessarie per affrontare questa sfida in modo completo ed efficace. Ciò richiede una maggiore cooperazione internazionale, un sostegno finanziario e tecnologico adeguato da parte delle nazioni industrializzate e una maggiore equità nel processo decisionale globale sul clima. Il tema viene approfondito dal Dott. Fabi.
L’emergenza climatica in Africa:migrazioni interne e urbanizzazione
di Gianfranco Fabi
L’Africa paga ancora una volta per affrontare problemi nati al di fuori del Continente e che mettono a dura prova gli equilibri politici e sociali soprattutto negli Stati più fragili. Tra i temi più rilevanti in questo terzo millennio c’è infatti quello dell’emergenza climatica che ha per conseguenza l’innalzamento delle temperature medie, l’avanzata della desertificazione, il sempre maggior frequente verificarsi di fenomeni estremi quali siccità o alluvioni.
Un’emergenza che l’Africa non può che subire anche se si è calcolato che solo il 2% dei gas serra climalteranti sono prodotti da attività all’interno del Continente sia per la scarsa diffusione delle attività industriali ad alto consumo di energia, sia per uno sviluppo basato su attività con minore impatto sull’ambiente anche grazie alle esperienze esterne. Ma dato che i cambiamenti climatici non conoscono confini e si sviluppano a livello globale, e anche se la responsabilità dei singoli paesi è particolarmente limitata, le ricadute non saranno né poche, né di scarsa importanza. Ne saranno coinvolti i raccolti, le abitudini alimentari, le potenzialità del commercio dei prodotti agricoli.
Sono un centinaio, infatti, le città africane in più rapida crescita e nello stesso tempo ad “estremo rischio” per le conseguenze negative dei cambiamenti climatici.
Già ora i numeri sono imponenti: la capitale economica della Nigeria, Lagos, ha 21 milioni di abitanti mentre Kinshasa, capitale del Congo, si avvicina ai 13 milioni. A queste due megalopoli fanno seguito Abuja, Addis Abeba, Dar es Salaam, Johannesburg, Kampala, Nairobi dove la crescita annuale della popolazione è stimata tra il 3 e il 5%.
Nel continente africano la popolazione è cresciuta di venti volte tra il 1950 e il 2015, raggiungendo quota 1,3 miliardi, con il più rapido tasso di urbanizzazione a livello globale. E crescerà ancora di quasi un miliardo di persone la popolazione che nel giro di trent’anni abiterà le città.
Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha messo in luce come la Nigeria sia attualmente il sesto paese più popoloso del mondo con una previsione secondo cui entro il 2050 avrà la stessa popolazione degli Stati Uniti, 375 milioni di persone, e passando quindi al quarto posto in questa particolare graduatoria. Insieme alla Nigeria nella classifica della maggior crescita demografica c’è l’Egitto. L’Onu ha inserito i due paesi africani tra gli otto che a livello globale avranno i più forti incrementi demografici: cinque sono africani: oltre a Nigeria ed Egitto ci sono Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, e Tanzania. Gli altri tre sono asiatici: India, Pakistan e Filippine.
È significativo il fatto che nel 2016 un gruppo di organizzazioni internazionali abbia promosso una nuova iniziativa chiamata “Coalizione per le Transizioni Urbane (CTU)” per promuovere la trasformazione delle città in modo sostenibile e resiliente con un’attenzione particolare al continente africano. Nel 2021, la CTU ha lanciato un programma specifico “Transizione Africana”, proprio per sostenere le città africane nella loro transizione verso un futuro sostenibile e resiliente. Il programma prevede una serie di attività, tra cui la formazione dei leader locali, la creazione di reti di scambio di conoscenze tra le città e il sostegno allo sviluppo di soluzioni innovative per la sostenibilità urbana. L’obiettivo è una crescita urbana sostenibile e con prospettive a lungo termine, con investimenti e servizi diffusi in modo da raggiungere tutta la popolazione, poi infrastrutture connesse e tecnologie pulite. Agire su questi fronti significa operare con efficienza dei costi e delle risorse, creare posti di lavoro attraverso i vantaggi delle economie di scala e promuovere la resilienza e la produttività.
L’INNALZAMENTO DELLE TEMPERATURE MEDIE, L’AVANZATA DELLA DESERTIFICAZIONE E I FENOMENI ESTREMI QUALI SICCITÀ O ALLUVIONI, SONO CONSEGUENZE DELL’EMERGENZA CLIMATICA IN AFRICA.
Ci sono peraltro aspetti particolarmente negativi dei cambiamenti climatici. Poco noto, ma non meno importante è l’effetto dell’innalzamento delle temperature sul patrimonio storico e artistico. L’erosione costiera e l’innalzamento del livello del mare stanno provocando danni irreparabili a siti archeologici e aree naturali protette. Alcuni siti archeologici e fortezze co- loniali lungo la costa del Ghana stanno scivolando nel mare e rischiano di franare e andare perdute per sempre. E in particolare sulle coste del Mozambico, del Kenya, della Tanzania e del Madagascar l’innalzamento del livello del mare e l’erosione provocata dall’acqua salmastra mettono a rischio luoghi unici che hanno un grande valore storico e sono una forte attrattiva per il turismo.
Anche per queste ragioni un’azione globale per contrastare i cambiamenti climatici può costituire, indirettamente, ma in maniera sensibile, un aiuto all’Africa a non avere nuovi ostacoli sulla strada della crescita e della riduzione delle disuguaglianze.
Aumenteranno le migrazioni, in particolare quelle verso le città accelerando un’urbanizzazione che già ora presenta molte criticità.
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