Si terrà la presentazione del libro di Antonio Saccà, a
Barcone rosso sul Tevere, Monumento Matteotti, vicino Ministero della
Marina, Roma, il 2 luglio, ore 18,30
Facciamo l'ipotesi più desolante, che siamo nomadi nel Deserto del Nulla, e che abbaiamo durante il viaggio ascoltando l'eco della nostra solitudine. Stelle, Dune, niente ci ascolta, ma, ascoltandoci da noi stessi, ci crediamo ascoltati, degni di ascolto, e che Pianeti, Cieli, Galassie, Mari siano tutt’orecchi per cogliere quel che noi diciamo di essi, noi uomini, misura di tutte le cose. Ci diamo importanza noi da noi stessi in questo silenzio muto di ogni particella dell'Universo che ci considera estranei, peggio: non ci considera. Eppure, non abbiamo mutato un grammo di Mondo, agitandoci e parlando. Non abbiamo intaccato l'essere del quale discutiamo da millenni. L'essere se ne sta fuori dalla nostra portata. Del come mai esiste ciò che esiste, del rimedio al morire, i veri tragici dati fermi della nostra condizione, o non ci siamo interessati o abbiamo risolto credendo che i nostri pensieri siano realtà. Ma i nostri pensieri sono pensieri nostri. Provengono da noi, restano in noi. Non è che a dire: sono immortale diveniamo immortali. Lo diciamo. Né le parole, né i pensieri sono altra realtà che essere parole e pensieri. Allora? Bene così. Saremo attori e spettatori. A quale scopo. Nessuno scopo se non esistere. Anzi: vivere.
Ho narrato quel che l'uomo ha pensato, di certo i nostri pensieri non hanno toccato le stelle, tuttavia questo pensare per noi vale, siamo noi, è il multiforme agitarsi umano. La Natura è indifferente, distaccata, se noi non prendiamo in considerazione noi stessi, chi ci considererà? Stiamo in un angolino dell'insieme cosmico, forse destinato all'annientamento, ma prima di sparire almeno amiamo le nostre civiltà, risentiamole, le hanno vissute gli antichi, noi le riviviamo. E se molte civiltà non hanno da dirci altro che: siamo esistite o non le condivideremmo, prendiamole come racconto dell'umanità e assumiamole tutte, nel bene e nel male, come vita della vita e della nostra vita. In fondo abbiamo sempre cercato una risposta all'interrogativo: come mai esiste l'esistente? E quante risposte ci siamo date ritenendo di ascoltarle! E questo monologo raddoppiato dall'eco, quali meravigliose narrazioni ha suscitato le nostre civiltà! E di noi che racconto daranno chi ci considererà un racconto?
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