18 luglio 2014

Pace in Medio Oriente: "San Marino può alzare la voce della coscienza in Europa"

Il nostro ruolo come società civile è quello di promuovere la moderazione per consentire ai decisori di operare senza panico e respingere la pressione degli estremisti.

Ripreso da SanMarino OGGI.sm del 18 luglio 2014, 

di Franco Cavalli
Da diverse settimane in Israele si susseguono diversi scontri ed è ormai imminente un’azione di terra nella striscia di Gaza da dove partono la maggior parte dei razzi contro lo stato ebraico. Una situazione davvero difficile e che conta purtroppo già più di 220 morti tra la popolazione civile, bambini compresi.
Anche San Marino si sta interessando alla situazione e sono già diversi gli appelli che si susseguono per un ritorno al dialogo e alla pace. San Marino Oggi ha deciso di affrontare l’argomento intervistando Hod Ben Zvi, presidente dell’Universal Peace Federation di Israele, già in passato in visita a San Marino e attivo da anni per promuovere il dialogo e la pace tra le varie popolazioni che vivono in Terra Santa.

Presidente Zvi, ogni giorno ci arrivano notizie di scontri e lancio di missili e mortai con vittime anche tra la popolazione civile. Com'è la situazione per chi vive a Gerusalemme e nelle altre città? Ci sono difficoltà o limitazioni nella vita di tutti i giorni? Il paese resta visitabile o il turismo ha già subito contraccolpi?
“Gerusalemme ha subito pochi attacchi missilistici e senza alcun danno significativo. La storia è diversa per il resto di Israele. Le città e i villaggi più vicini a Gaza, nel sud, sono stati presi di mira più pesantemente con un costante lancio di razzi di giorno e di notte. I villaggi e le città più a nord, come Ashkelon e Ashdod sono stati anche piuttosto gravemente attaccati per lo più con danni agli edifici, ma ci sono stati anche dei feriti e per la prima volta l’altro giorno anche un incidente mortale.
Non c'è dubbio che nelle aree che sono state direttamente attaccate, la vita è difficile e le persone sono in costante allerta per correre e rifugiarsi in ogni momento, quando scattano le sirene. Tuttavia a causa del ruolo effettivo dello scudo "Iron Dome" e il regolamento di sicurezza, si cerca di mantenere la routine quotidiana della vita, per quanto possibile. Ovviamente il turismo sta subendo la situazione, tuttavia c’è chi non annulla la propria visita e mantiene intatti i propri piani di viaggio”.
Lei ha figli che prestano servizio militare in quanto la leva, in Israele dura tre anni per gli uomini e due per le donne. Com'è da genitore vivere questi momenti?
“Le mie due figlie e il figlio maggiore hanno già completato il loro servizio, ora solo mio figlio più giovane è in prima linea nel Sud del paese. Mia figlia era sul campo di battaglia durante l'operazione “Pilastro di Difesa” (Pillar of Cloud) e fu piuttosto forte e traumatico. Questa volta l’operazione “Protective Edge” sembra così lontano come un Déjà vu. Come genitore, ma anche come patriota e un fautore della pace, sono in costante preghiera per la sicurezza non solo dei miei figli, ma anche di tutte le persone di entrambe le parti”.
Come ricordava, lei è da tempo impegnato per promuovere il dialogo e la pace tra israeliani e palestinesi, e ha accompagnato anche in giro per l'Italia e San Marino gruppi di ragazzi. Cosa bisognerebbe fare per promuovere un cessate il fuoco?
“Anche durante questi momenti difficili che stiamo attraversando, un altro gruppo di giovani provenienti principalmente dall'Europa, stanno facendo volontariato in villaggi locali per promuovere l'armonia e l'amicizia tra ebrei, cristiani, musulmani e drusi. Inoltre ci affidiamo alle preghiere tra le religioni e ai digiuni per chiedere l'intervento del Cielo per la pace e la riconciliazione. È vero che il cessate il fuoco è qualcosa che può essere promosso dall’esercito e dai governi, ma il nostro ruolo come società civile è quello di promuovere la resilienza e la moderazione per consentire ai decisori di operare senza panico e sopportare la pressione degli estremisti”.
Che ruolo può o potrebbe giocare la comunità internazionale per favorire il processo di pace? E che ruolo potrebbe avere secondo lei un piccolo paese come San Marino?
“Credo che la comunità internazionale possa assumere ruolo molto più attivo per aiutare a raggiungere il cessate il fuoco. Le soluzioni non sono facili per questo lungo conflitto, però una combinazione tra la smilitarizzazione di Gaza affiancata da massicci aiuti ai civili trasformerebbe il futuro di Gaza in una società normale come la maggior parte dei suoi abitanti spera. Il massiccio finanziamento delle organizzazioni terroristiche che non si preoccupano della vita della gente comune da entrambi i lati, deve essere fermato. Se la comunità internazionale prende davvero sul serio la situazione, può fare molto per aiutare. E San Marino può certamente svolgere un ruolo, alzando la voce della coscienza in Europa, chiedendo un intervento deciso e coraggioso, piuttosto che la solita retorica del gioco della colpa da ciascuna delle parti”.


Le azioni dell'UPF in Medio Oriente
L’Upf, da anni, attraverso il “mepi” (Middle east peace iniziative – le iniziative di pace per il Medio Oriente) è impegnata per promuovere il dialogo e la pace in tutta l’area. Molto attiva in tale intento è anche la sezione sammarinese dell’Upf, il cui presidente è Giorgio Gasperoni. Nel 2007 ad esempio è stata realizzata una visita con più tappe, tra Italia e San Marino con una delegazione israeliana per l’avvio di progetti di cooperazione e per avviare, cosa fatta poi in seguito, degli incontri tra una delegazione israeliana e una palestinese, di volta in volta composta da studenti, parlamentari, educatori o leader femminili.
Nel 2008 è stata poi la volta della trasferta di 20 giovani italiani e sammarinesi tra i sedici e i ventiquattro anni, in Palestina, per un progetto di pace in Medio Oriente. Sempre nel 2008 a Domagnano si è tenuta una Tavola Rotonda su “L’Umanità, Famiglia di Dio: prospettive nuove per dirimere il conflitto in Medio Oriente”, alla quale erano presenti 10 studenti universitari palestinesi, mussulmani e cristiani e 10 studenti universitari israeliani, leader di movimenti giovanili. Erano accompagnati da due docenti palestinesi e due israeliani e si sono confrontati con i rappresentanti giovanili dei partiti politici sammarinesi. La stessa conferenza è stata poi promossa in diverse città italiane del centro nord. Infine l’anno scorso a maggio, anche l’Upf di San Marino era presente in Israele per ricordare i 10 anni della “dichiarazione di Gerusalemme” una carta per sostenere il dialogo interreligioso e la pace sottoscritta da rappresentanti delle diverse religioni, cristiana, musulmana, ebraica e drusi, che operano in Terra Santa. Inoltre, in autunno, dovrebbe svolgersi una nuova visita di una delegazione israeliana in Repubblica a cui dovrebbero essere presenti anche rappresentanti palestinesi.

Nessun commento:

Posta un commento