7 luglio 2014

SCENARI NELL'AFGHANISTAN DEL 2015

Il disimpegno dall’Afghanistan sta provocando una serie di scenari positivi per Cina e Russia e di attesa invece per Stati Uniti ed Europa.


“Viviamo in un’epoca in cui, sempre più spesso, per comprendere gli avvenimenti che ogni giorno ci capita di vedere dobbiamo cercare di capire quelli che invece non appaiono”. (H. Kissinger)


di Carlo Alberto Tabacchi
Il futuro ritiro delle forze alleate entro il 2014 dall'Afghanistan ha dato il via ad una serie di contatti bi, tri e multilaterali tra gli stati interessati ad un nuovo riassetto dell' Asia Centrale: Cina, Russia, Pakistan, Iran, Stati Uniti, India, Turchia oltre naturalmente alle repubbliche della regione.
Lo scopo è quello di ridisegnare l'intera area- Asia Occidentale? Grande Medio Oriente? Eurasia?- ma al momento non è né chiara né definita. Può esserci il rischio di una miriade di realtà minori gestito da diverse organizzazioni come la Sco (Shangai Cooperation Organization), la Eurasian Union, la Economic Cooperation Organization.

Il prossimo disimpegno da Kabul sembra avere determinato una grande perdita d’interesse da parte dell’Occidente per 1'intera regione, oltre ad avere reso possibile un aumento di alcuni fattori d’instabilità (conflitti interni, flussi di rifugiati, commercio di droghe, radicalismo religioso, estremismo). All’evidente minore peso da parte delle forze alleate (Stati Uniti--Isaf) corrisponde un maggiore e crescente coinvolgimento di Russia e Cina, tra cui è in atto una sorta di scontro geo-politico (senza tralasciare 1'India). Si prevede che l’Asia Centrale diventerà, dopo il 2014, il teatro di una nuova competizione strategica per lo sfruttamento delle risorse naturali e per 1'ampliamento dei mercati. Ciò è indirettamente favorito dagli stessi governi dei paesi dell’Asia Centrale che hanno smesso il ruolo di realtà subordinate a potenze straniere per assumere quello di soggetti primari in grado di scegliere in modo (abbastanza) autonomo con chi cooperare.

RUSSIA
I vantaggi di Mosca verso tali paesi, pur all’interno di una politica contraddittoria e oggi più orientata ad un' integrazione selettiva, sono notevolmente aumentati negli ultimi anni e vanno dalle attività intraprese allo scopo di contenere i possibili danni dell'insorgenza islamica e del traffico di droga verso il territorio russo, al controllo delle risorse minerarie (uranio e idrocarburi). Su tutto aleggia un mix di nostalgia (per i tempi del Soviet), d’irritazione (per la presenza occidentale in un’area di pertinenza russa), di frustrazione (per non potere disporre delle potenzialità economiche cinesi e dovere affrontare una competizione impari).
Un’arma possibile e positiva è la familiarità con il russo, lingua ancora oggi diffusa tra le élites e le classi medio-alte di tutti i paesi dell’area; dall’altra parte, 1'Asia Centrale al momento non costituisce per Mosca il bacino preferenziale di operazioni commerciali indirizzate invece ad un' Europa tecnologicamente più avanzata e più remunerativa. Entrando nello specifico, la Russia mantiene un ruolo di spicco nel Kazakistan e nel Kirgyzstan, è ridimensionata in Tajikistan e mantiene un’influenza minimale in Uzbekistan e in Turkmenistan.

CINA
Conoscenza di vecchia data, Pechino iniziò la sua politica di sicurezza soprattutto in quelle regioni a ridosso dei suoi lunghissimi confini (circa 2.800 km) con Kazakistan, Kyrgyzstan e Tajikistan, avendo rapidamente compreso come l' Asia Centrale potesse essere paradossalmente fondamentale per la sua sicurezza interna.
Quattro i vantaggi rilevanti cinesi nella regione:
- evitare che tale vasta area sia il trampolino di lancio per azioni indipendentiste uigure nei territori occidentali dello Xinjang
- migliorare la sicurezza sia in Afghanistan che in Pakistan, le cui fragilità costituzionali e il pericolo di destabilizzazione potrebbero creare un reale danno per le politiche cinesi,
-    partecipare allo sfruttamento delle risorse minerarie e naturali presenti nell'area,
-    integrare 1' ampia zona nelle proprie strategie globali di mercato.

EUROPA

Quanto al vecchio continente, la multifattorialità e la complessità della sua struttura più organi di comando e di riferimento, la presenza di stati non membri, la sorveglianza di istituzioni transatlantiche come NATO ed OSCE determina numerose difficoltà nell'assumere rapide decisioni comuni ed implementarle.
Tale area non costituisce certamente una priorità nelle strategie comunitarie: mancano i legami e i problemi che una contiguità territoriale può creare rappresentando uno stimolo per strategie ed azioni; manca inoltre la capacità di potere effettivamente influire nei campi della politica, economia, cultura, sicurezza per carenza di conoscenze specifiche e di background adatti. La popolarità in Europa dell’intervento afghano è notevolmente scesa, anche per il differente tipo d’impegno, da militare a intervento di supporto. L’Unione Europea sembra maggiormente occupata a risolvere i nodi legati ai propri cambiamenti strutturali nonché alla grave crisi economico-finanziaria, limitando di fatto le sue azioni ad obiettivi modesti e di scarso respiro.
Infine, tre sono gli scopi principali per Bruxelles:
-     questione della stabilità interna e della sicurezza dei paesi,
-    controversia del rispetto dei diritti umani,
-    problema della cooperazione tra questi stati e Bruxelles, in particolare per le fonti energetiche.

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