Legge 180, “legge” ispirata dallo psichiatra veneziano Franco Basaglia,
Gentile Signor Direttore,
domani 13 maggio
ricorre il 34mo anno dalla emissione della legge 180 che ha "chiuso"
i "manicomi".
Desidero ricordare
tale ricorrenza, per dare un "segnale" alle Istituzioni che non ci
sono solo richiesti provvedimenti per cani e gatti, come sta andando di moda,
ma anche per esseri umani, come appunto quanti hanno sulla loro pelle questo
grave ed urgente disagio sociale, che necessita di urgenti provvedimenti
legislativi e sanitari.
Aveva ragione il
Poeta russo che ha detto "La civiltà di una Nazione si riconosce dal
trattamento che riserva ai malati di mente!".
Alla
"politica" al Governo ho inviato il messaggio: riducete i molti
privilegi e date una mano a chi soffre!
Un cordiale saluto.
Franco Previte,
Per la malattia mentale sono passati ben 34 anni di
disinteresse delle Istituzioni.
Con il 13 maggio 2012, insiste spontanea una sola
domanda: quali risultati qualitativi sono stati raggiunti?
Il 13 maggio 1978 il Parlamento Italiano approvava la
legge 180, “legge” ispirata dallo psichiatra veneziano Franco Basaglia, che
sanzionava che il malato mentale è da curare e non segregare ed il “manicomio”
una istituzione da abbattere.
Dopo ben 34 anni, con il 13 maggio 2012 pervade
nell’opinione pubblica una sola domanda: quali sono i risultati?
Con l’entrata in vigore della “legge” 180, per decenni
Basaglia ha cercato di curare i malati psichici fuori dagli ospedali ; viene
vietata la riapertura e la costruzione
di nuovi “manicomi” introducendo la norma che “accertamenti e trattamenti
sanitari sono volontari”; che TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) a base
di farmaci antipsicotici dura solitamente 7 giorni e deve essere richiesto da
uno psichiatra, firmato dal Sindaco e convalidato del giudice tutelare; che
tutti gli interventi relativi alla cura,
prevenzione e riabilitazione devono essere attuati di norma dai servizi
e dai presidi psichiatrici extra ospedalieri.
In quel di norma si nota tutta la lacuna in cui la
psichiatria ha vissuto e vive tutt’ora in aperta ambiguità perché si dà il
mandato al privato di curare i pazienti con costi elevati; inoltre nei Reparti
Ospedalieri a volte non esiste la presenza psichiatrica ed i pazienti vengono
sottoposti a terapie massicce di farmaci tanto da renderli socialmente
accettabili e poi dimessi, per essere riammessi qualche settimana o mese dopo.
In breve la legge ha due movimenti d’interpretazione,
perché alcuni sostengono che la legge 180 va rivista, rimodernata, mentre il
privato, ripeto “copre” il 50% delle esigenze del pubblico con alti costi;
altri propensi per potenziare i Dipartimenti di Salute Mentale ed attuare prevenzione, reinserimento
sociale, lavorativo.
Siamo favorevoli al potenziamento dei Dipartimenti, ma
contrari a quanti sostengono per nessun ricovero od ospedalizzazione pubblica,
negando la cronicità ed il problema dei pazienti “difficili” (forse pensando di
curare con la buona parola in alberghi a 5 stelle), favorendo in tal modo il
lucro ed i business privati, come, forse, in atto sussiste!
E’ opportuna la realizzazione di strutture
territoriali di riabilitazione di lunga durata per i casi più “difficili” da
riabilitare onde evitare che sulle famiglie gravino un carico insostenibile di
disagi, costi e pericoli, con servizi specifici in strutture adeguate,
l’autorizzazione al TSO obbligatorio anche in assenza del consenso del paziente
almeno in determinate condizioni, la prevenzione dei disturbi di comportamento
e di psicopatie in età giovanile.
Le norme che regolano la 180 vanno rivedute in una
proposizione che renda ragione e giustizia, perché ancora oggi questa
“problematica” ha compiuto un cammino tra demagogia e conflittualità (dobbiamo sottolineare che il concordato Testo
Unificato Burani-Procaccini sulla riforma dell’assistenza psichiatrica è
letteralmente sparito dall’agenda parlamentare dall’aprile 2005: quelli che
hanno compiuto questo “pateracchio” ne dovranno rispondere alla loro coscienza!).
A 34 anni dall’emissione della legge 180, insiste una
sola domanda : mentre le famiglie sono rimaste sole e con esse la società, su
una realtà così sconvolgente, quali risultati qualitativi sono stati raggiunti?
Per le iniziative a favore di questo popolo di
sofferenti, non possiamo non citare i continui ricordi di questo grave ed
urgente disagio sociale con finalità pastorali-sociali da parte dei Vescovi,
dalla Santa Sede Apostolica “Servire i malati nel corpo, nell’anima e nello
spirito” è il monito che ci viene dal Messaggio del S.Padre Benedetto XVI°(
XXIII° Congresso Mondiale della FIAMC 6/9 maggio 2010).
Vorrei ricordare una frase che illustra molto bene
quale importanza ha in seno alla società la malattia mentale nelle parole del
dr. Hiroshi Nakajima ex-Direttore Generale OMS che nel 1996 in Vaticano nella
Conferenza Internazionale sul disagio mentale disse: “Dobbiamo offrire delle
strutture sanitarie e non dei luoghi di custodia “ (da Atti XI° Dolentium
Hominum n. 34 Anno XII° 1997 n. 1 Pontificio Consiglio per gli Operatori
Sanitari).
La n/s Associazione ha chiesto ai Parlamenti Italiano
ed Europeo con due Petizioni in itinere, ripeto, servizi specifici in strutture
adeguate e norme legislative aderenti alla realtà che non si deve più
nascondere!
Lo recepiscono
i Signori della Politica ed il Governo Monti?
Tutti dobbiamo mantenere molto attenta e vigile
l’attenzione verso le attese dei cittadini, tutti, specie le Istituzioni, con
profondo senso di responsabilità da non ignorare, nella consapevolezza che deve
essere recuperato quella credibilità e quel “buon senso” che la gente attende
in questi momenti, dove manca in maniera grave!
Alla Politica, al Governo: riducete i privilegi e date
una mano a chi soffre!
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