Quale destino subirà la sorella disabile rimasta unica al
mondo?
di Franco Previte,
E’ fuori da ogni ragionevole dubbio che la fondamentale
istituzione assistenziale è la famiglia, fulcro indispensabile e
centrale della vita per quanti sia ancora esistente e che circa il 15% delle
famiglie siano interessate dalle disabilità.
Per il disabile, specie grave, la vita con i genitori può
risultare la più efficace e la più completa delle opportunità alle necessità
assistenziali ed in poter avere una sicurezza circa le varie tappe esistenziali
che il proprio familiare disabile dovrà affrontare spesso determina nei
genitori sfiducia e crea tensioni, crucci e forzate ricerche di soluzioni.
Ma quando la famiglia scompare ed il superstite resta
solo, chi provvede al suo futuro?
E’ uno dei problemi più scottanti, più difficili e di
maggior rilievo di questi n/s ultimi tempi che abbiamo sempre sostenuto nelle
n/s Petizioni ancora giacenti in Parlamento, “argomento”, ripeto, che affligge
le famiglie per l’incertezza del “dopo”, cioè del dopo la morte di colui/ei che
sostiene il peso dell’assistenza, soprattutto per non avere ancora una
ragionevole certezza e sicurezza sui vari tempi assistenziali che il proprio
familiare malato dovrà affrontare.
Oggi questa “forma” di assistenza si è fatta sempre più
necessaria e pressante, ipotizzando al “ricovero di massa” in quello di “poche
unità” quali casa-famiglia, comunità alloggio od altro in grado di garantire
parzialmente l’effetto familiare, ma con quella solidarietà che pur non
trascurando l’ambito della normalità potrà dare quell’aiuto necessario per
compensare il deficit di natura organica, motoria e sensoriale.
Un “sistema di vita” che pur essendo, ripeto extra
familiare, si rivela idoneo al bisogno assistenziale, soprattutto, a quello
esistenziale della persona handicappata.
Fino ad oggi, pare, che siano numerose le iniziative
private sempre mosse alla ricerca di fondi per finanziare eventuali strutture
da parte di Fondazioni Bancarie, Istituti Finanziari od altro per il ricovero di
persone di diverso genere, ma con l’incertezza della possibilità di una lunga
definitiva ospitalità, in quanto il tutto si basa sulla disponibilità economica
del soggetto.
A dirimere le perplessità e le preoccupazioni da molti
sollevate circa il futuro dei “malati” portatori di limitata autonomia (quali
invalidi civili totali e parziali, sordomuti, ciechi, malati psico-fisici che
non hanno redditi personali o se ne hanno sono di modesto importo), sarebbe
opportuno e necessaria la costituzione di un Fondo Speciale Economico Unico,
(dopodinoi), auspicato ed atteso da parte dei familiari e da noi richiesto da
lungo tempo alle Istituzioni ed al Parlamento, si rende necessario per tutelare
l’avvenire di questi soggetti di limitata autonomia, come nel caso della
sorella del calciatore Morosini, o che ancora sono nelle famiglie, le quali
ambiscono ad assicurare loro una possibilità di continuare a vivere in un
contesto familiare (sperando sia tale, ripeto, come tipo casa-famiglia,
comunità - alloggio ecc.).
La n/s Associazione, ripeto, da molto tempo ha inoltrato
al Parlamento Italiano ed a quello Europeo un’azione in tal senso condensata in
Petizioni.
Già abbinata in Italia ai progetti di legge di riforma
dell’assistenza psichiatrica nella 14° legislatura, attualmente in questo 2012,
la abbiamo ribadita in una n/s Petizione col n.9 è giacente presso la 12°
Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati e col n.5 presso la 12°
Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica.
La Petizione, fra altre richieste, tende e “suggerisce” (
al punto 5°) alla possibile formazione di quel Fondo Speciale Economico Unico (DOPODINOI) al quale confluire quelle parti
di patrimonio o risparmi che in eredità andrebbero ai loro familiari malati
siano essi fisici che psichici, gestito da un Ente Pubblico, naturalmente
sempre operante ed attivo garantendo una continuità che la persona fisica non è
in grado di garantire.
Ed infine abbiamo inoltrato “Ricorso alla Corte Europea
per i Diritti dell’Uomo” il 13 ottobre 2006, respinta con motivazioni che non
voglio commentare ed al Parlamento Europeo (attualmente in fase d’esame presso
la Commissione Europea) per l’insieme della problematica che riguarda i 27 Stati
Europei.
In Italia i disabili fisici sono circa 3 milioni, di cui
il 73% anziani, 900 mila circa le persone costrette a letto o su una sedia a
rotelle, circa 1 milione e mezzo le famiglie aventi in casa parenti con gravi
handicap, circa 10 milioni le persone che soffrono patologie mentali (Fonte
Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali).
La preoccupazione delle famiglie possono essere dettate
dalla considerazione che il familiare possa essere “ammassato” con persone di
patologie diverse, verosimilmente in contrasto con quelle di cui è affetto il
proprio caro. Da ciò il desiderio e l’auspicio che egli possa continuare a
vivere in quelle comunità che rispecchiano la famiglia composta, possibilmente
da pochi utenti e qui dobbiamo dire un grande grazie per quanto operano da lungo tempo gli
Istituti Cattolici tipo Opera don Orione, don Guanella, don Gnocchi ecc.
E’ vero che la legislazione italiana prevede il tutore,
curatore, amministratore di sostegno che si assumono l’onere di amministrare i
beni del malato, tuttavia l’Ente Pubblico potrebbe essere sempre operante ed
attivo garantendo una continuità che la persona fisica non è in grado di
garantire.
Per le persone povere, poi , in quelle particolari
situazioni di malati psico-fisici sopra citati , incapaci di provvedere alle
loro esigenze fondamentali di vita, è logico che intervengano le Istituzioni
(Stato , Regioni , Province, Comuni ( comunque da definirsi) con l’erogazione
di contributi finanziari da confluire in quel Fondo Speciale Economico
Unico in modo da garantire il diritto di garanzia all’assistenza, alle cure e
tutela della salute a tutti senza discriminazione.
Il definire, poi, sostegni economici alle famiglie che si
gravano di assistenza ai pazienti con handicap sia fisico che mentale,
l’inserimento lavorativo, il sostegno scolastico ed altro, sono temi che le
Istituzioni dovranno affrontare in maniera efficace, decisiva e senza indugio.
Queste realtà ci lasciano perplessi e soprattutto delusi
e questo Signor Presidente del Consiglio dei Ministri perché l’handicap in
genere non ha tempi di attesa, come quello che ha colpito improvvisamente la
disabile sorella del calciatore Morosini deceduto a soli 26 anni.
Nessun commento:
Posta un commento