Il 16 aprile l’Assemblea nazionale sudanese ha
adottato una risoluzione in cui definisce il governo di Juba come “nemico”. La
decisione è arrivata dopo la persistenza dell’occupazione militare di Heglig,
località petrolifera contesa al confine tra Sudan e Sud Sudan, da parte
dell’esercito sudsudanese (SPLA). Il 12 aprile il governo di Khartoum aveva già
interrotto i negoziati in corso ad Addis Abeba dove i rappresentanti dei
governi dei due paesi stavano cercando un accordo sulle principali questioni
rimaste aperte dopo l’indipedenza del Sud Sudan: sicurezza, petrolio,
cittadinanza, confini. Il Ministro della difesa sudanese, il Gen. Abdel Rahim
Mohamed Hussein, ha dichiarato la mobilitazione generale dell’esercito sudanese
(SAF) contro gli attacchi militari dell’esercito di Juba avvenuti nei giorni
scorsi in territorio sudanese e l’avanzata delle truppe del Sudan Revolutionary
Forces (SRF), una coalizione di diversi movimenti di opposizione armata tra cui
il Sudan People Liberation Movement del Nord (SPLM-N) e i movimenti attivi in
Darfur, e che, secondo Khartoum, sarebbe supportato direttamente dal governo di
Juba e dall’esercito sudsudanese (SPLA).
La questione aperta dei confini. Heglig si
trova a circa 100 km a est di Abyei, regione già fortemente contesa tra Sudan e
Sud Sudan, a confine tra lo stato sudanese del Kordofan Meridionale e Unity,
appartenente al Sud Sudan. La sua importanza strategica è legata alla presenza
di importanti giacimenti petroliferi da cui il Sudan ricava circa il 50% del
suo greggio. Secondo il governo di Juba, Heglig (rivendicata dai sudsudanesi
con il nome di Panthou) è sempre appartenuta a Unity e già la cosi detta “linea
di confine del 1956”, storico punto di riferimento nella definizione delle
appartenenze territoriali, passava a nord dell’area. Solamente dopo la scoperta
del petrolio, i governi che si sono succeduti a Khartoum, a detta di Juba,
avrebbero iniziato a spostare il confine del Kordofan Meridionale più a sud,
fino ad incorporare diverse località storicamente appartenenti alle regioni
meridionali del Sudan, divenute indipendenti lo scorso 9 luglio. Secondo Juba
la decisione della Corte Permanente di Arbitrato del 2009 che pone Heglig fuori
dai confini di Abyei, non ha risolto la controversia sull’appartenenza di
Heglig all’uno o all’altro stato, in quanto la Corte era stata chiamata ad
esprimersi esclusivamete sulla definizione del territorio di Abeyi.
Attacchi a Unity e scontri nell’Upper
Nile. Dopo l’attacco al ponte di Abiemnhom, che avrebbe
innescato le reazioni militari da parte dello SPLA, il 14 aprile il SAF ha
nuovamente bombardato lo stato sudsudanese di Unity, nel tentativo di
distruggere un’altra via di comunicazione particolarmente strategica, il ponte
di Rubkona, che si trova all’ingresso della capitale stessa, Bentiu. L’attacco
ha causato la morte di quattro civili e di un soldato e il ferimento di quattro
militari, tutti appartenenti alle truppe sudsudanesi. Altri attacchi da parte
di aerei Antonov, solitamente usati dall’esercito sudanese, si sono verificati
in diverse località dello stato.
Il 15 aprile, si sono verificati degli
scontri anche nella località di Kuek, nello stato dell’Upper Nile. Secondo una
prima versione fornita dal portavoce dello SPLA, Philip Aguer, il SAF avrebbe
attaccato una stazione di polizia, con l’obiettivo di distrarre l’attenzione
dello SPLA da Heglig. Secondo altre fonti, invece, l’attacco sarebbe
stato sferrato dal South Sudan Democratic Army (SSDA), forze ribelli in
opposizione al governo di Juba, guidate da Johnson Olonyi, che avrebbero
successivamente attaccato anche la località di Kodok, nel nord dell’Upper Nile.
Avanzano le truppe del Fronte
Riboluzionario Sudanese in Kordofan Meridionale
Secondo quando dichiarato la scorsa
settimana dal Ministro Sudanese della Difesa 22 battaglioni composti da 500
soldati del Fronte Rivoluzionario Sudanese (SFR) sono avanzati verso le città
di Talodi, Kadugli e Kauda, già teatro di violenti attacchi la scorsa estate.
Un commando armato formato da una sessantina di mezzi guidati da Minni Minnawi,
leader dello Sudan Liberation Movement (SLA) attivo in Nord Darfur,
sarebbe già schierato nei pressi dei pozzi petroliferi di Ragad, Techwin e
Manga. Il ministro della difesa sudanese ha aggiunto che i mezzi schierati sono
stati forniti dal governo di Juba.
Sudan-Sud Sudan - Saltano i negoziati
ad Addis Abeba
Con l’escalation del conflitto sono
saltati i negoziati ad Addis Abeba, a cui stavano partecipando i rappresentati
dei due governi nel tentativo di trovare un accordo sulle questioni rimaste in
sospeso dopo l’indipendenza del Sud Sudan, con la mediazione dell’Unione
Africana. I primi scontri tra i due eserciti verificatesi a fine marzo avevano
già fatto saltare la visita a Juba del presidente sudanese Omar El-Bashir
prevista per i primi di aprile. L’incontro tra i presidenti dei due paesi
avrebbe dovuto portare alla firma definitiva dell’intesa sulla cittadinanza
raggiunta il 14 marzo scorso da Pagan Amum, capo delegazione sudsudanese ai
negoziati e dalla sua controparte sudanese, Idriss Abdel Qadir. Secondo questo
primo accordo i governi dei due paesi si impegnavano a rispettare e garantire
il diritto di residenza, la libertà di movimento, la libertà di intraprendere
attività economiche e di disporre di beni di proprietà dei cittadini a coloro
che, dopo l’indipendenza del Sud Sudan, si trovano ancora in Sudan pur avendo
origini nelle regioni meridionali del paese e che ora appartengono al nuovo
stato, e viceversa [vedi Newsletter 94 di marzo 2012].
Nuove condizioni per la ripresa
dei negoziati. Il presidente sudanese Omar El-Bashir
in un incontro con il ministro degli esteri egiziano Mohamed Amru Kamil in
visita a Khartoum, ha dichiarato che il suo governo non è disposto a riprendere
i negoziati con Juba se il governo del Sud Sudan non ritirerà le truppe da
Heglig. Qualche giorno prima, il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, aveva
escluso qualsiasi possibilità di ritirare le proprie truppe nonostante le
pressioni da parte della comunità internazionale di Unione Africana, Onu e
governo statunitense che per primi avevano invitato il governo di Juba a fare
marcia indietro per evitare il ritorno alla guerra con Khartoum. Salva Kiir
aveva risposto puntualizzando che la comunità internazionale non aveva fatto le
medesime richieste al governo sudanese dopo l’occupazione militare di Abyei a
maggio dello scorso anno. Successivamente, le autorità sudsudanesi e lo
stesso Salva Kiir hanno precisato che il ritiro delle truppe può avvenire solo
a patto che si rispettino alcune condizioni, tra cui il dispiegamento di truppe
ONU e la firma di per un immediato cessate il fuoco.
Sudan - Sud Sudan - La comunità
internazionale condanna gli scontri
La comunità internazionale ha
condannato all’unanimità gli scontri delle ultime settimane. In un comunicato
stampa dell’11 aprile, l’Unione Africana ha espresso forti preoccupazioni per
l’escalation di conflitti in corso lungo la linea di confine e ha richiamato
entrambe le parti al rispetto della reciproca integrità territoriale, come
stipulato nel Memorandum di Non Aggressione e Cooperazione firmato ad Addis
Abeba il 12 febbraio scorso. L’Unione Africana ha invitato le due parti a
ritirare immediatamente le truppe, a fermare i bombardamenti aerei e a non
supportare i movimenti ribelli attivi all’interno dei due stati.
Il Segretario Generale delle Nazioni
Unite, Ban Ki-moon in una conversazione telefonica con il Ministro degli Esteri
sudanese, Ali Ahmed Karti, ha ribadito la necessità di immediato cessate il
fuoco, sottolineando che le radici dei conflitti tra i due stati non devono e
non possono essere affrontate con scontri armati. Il Consiglio di Sicurezza
dell’ONU ha invitato le due parti a ritirare le rispettive truppe e a
mantenerle 10 km entro i confini della cosi detta linea di confine del 1956.
Dure condanne sono arrivate dall’Alto Rappresentante dell’Unione Europea,
Catherine Ashton che ha definito l’occupazione militare di Heglig da parte
delle truppe sud sudanesi “inacettabile”.
Sudan – Sud Sudan - Nuova ondata di profughi
Aumenta il numero degli sfollati e
profughi in fuga dalle zone di conflitto. L’OCHA ha riferito che circa 10mila
persone hanno abbandonato i villaggi della zona di Heglig e più di 26mila
sarebbero in fuga da Talodi, località nello stato del Kordofan
Meridionale. L’International Rescue Commitee che opera all’interno del campo
profughi Yida, in territorio sudsudanese a circa 20 km dal confine, ha riferito
che la situazione umanitaria in seguito agli scontri degli ultimi giorni si sta
notevolmente aggravando. Gli operatori umanitari stanno registrando più di 400
arrivi giornalieri, rispetto ai 50 delle settimane precedenti. “La nuova
ondata di profughi è iniziata l’8 aprile”, ha riferito Elizabeth
Pender, operatrice al campo Yida, “le loro condizioni sono disastrose, hanno
camminato per giorni e giorni e arrivano al campo completamente disidratati: il
numero dei pazienti della nostra clinica è raddoppiato nel giro di pochi
giorni”.
All’inizio di aprile il portavoce del
Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Tommy Vietor, aveva
espresso forti preoccupazioni per il deteriorarsi della situazione tra i due
stati, annunciando lo stanziamento di 26 milioni di $ da parte del governo
americano da destinare proprio all’aiuto dei profughi in fuga dagli scontri in
corso nelle zone di confine.
Ripreso da News, Campagna Italiana per il Sudan. Aprile 2012
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