Gentile
Signor Direttore,
il 30
marzo ricorreva il quinto anniversario della "Convenzione sui Diritti
delle Persone con Disabilità" dell'ONU, per cui mi permetto inviare quanto
segue.
Grazie e
cordiali saluti.
di Franco Previte,
L’Assemblea
Generale dell’ONU il 6 dicembre 2006 ha adottato la “Convenzione sui diritti
delle persone con disabilità” (Distr.General A/61/611 Sixty-first session)
strumento di valenza internazionale, sottoscritto dall’Italia il 30 marzo 2007
a New York da parte del Ministro della Solidarietà Sociale, insieme al
Sottosegretario dello stesso Dicastero.
Il testo
condiviso da 191 Paesi aderenti all’ONU, escluso il Vaticano, è stato redatto
come sancisce l’art.1° “con
l’obiettivo di promuovere, proteggere ed assicurare pari diritti alle persone
disabili nel rispetto della dignità di ognuno”.
Ancora una
volta la comunità internazionale ha richiamato i principi proclamati nella
“Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo” del 10 dicembre 1948 delle
Nazioni Unite che riconosce la pari dignità ed i diritti inalienabili degli
esseri umani, quali presupposti indispensabili per la pace, la giustizia, la
libertà senza discriminazioni.
A
ratificare la “Convenzione” non è stata la Santa Sede, la quale dopo aver
partecipato ai lavori per la stesura del Testo, durati 5 anni, non ha firmato
la “Cart” in quanto questa non prevedeva un divieto esplicito nei confronti
dell’aborto, che condividiamo ampiamente in quanto non è condivisibile sui
punti che trattano la riproduzione e la pianificazione familiare, perché
l’accesso ai servizi riproduttivi potrebbero promuovere la contraccezione,
favorire l’aborto, la limitazione delle nascite, le sterilizzazioni, la non
responsabilità dei rapporti sessuali che aumentano l’espandersi dell’epidemia
dell’Hiv/Aids.
Quindi i
punti dolenti sono gli articoli 23 e 25 della “Convenzione”, nel primo si
riconoscono i diritti dei disabili alla pianificazione familiare, alla
“educazione riproduttiva e ai “mezzi necessari per esercitare questi diritti”;
nel secondo si garantisce l’accesso dei disabili a tutti i servizi sanitari, “inclusi quelli
nell’area della salute sessuale e riproduttiva”.
Pur
contenendo molti articoli utili, la Santa sede si oppose all’inclusione nel
testo dell’espressione salute sessuale e riproduttiva perché in alcuni Paesi i
servizi sanitari e riproduttivi comprendono l’aborto, negando dunque il diritto
alla vita di ogni essere umano, affermato peraltro dall’art.10 della
“Convenzione” stessa e pertanto la Santa Sede non è stata in grado di firmarla.
E’ incomprensibile
che una imperfezione del feto può essere una condizione per praticare l’aborto,
mentre la stessa “Convenzione” creata per proteggere la persona con disabilità
da ogni discriminazione riguardo all’esercizio dei loro diritti possa essere
usata per negare il basilare diritto alla vita delle persone disabili non
ancora nate.
Dobbiamo
ricordare che la Santa Sede ha doppia “statura universale”, il doppio aspetto
giuridico e morale e la eventuale ratifica senza riserve equivaleva ad offrire
una cauzione morale del testo giuridico, cioè un acconsentire fuori della
giurisdizione vaticana, che l’art.25 venisse applicato con criteri diversi,
comprensivi dell’accesso all’aborto.
Quindi il
Vaticano consigliava agli Stati firmatari, tra cui l’Italia, di apporre
“precise riserve da escludere ogni riferimento all’aborto sia come diritto che
come modalità e metodo della salute riproduttiva”.
Con il
disegno di legge n. 2121 del Governo Berlusconi il 20 febbraio 2009 il
Parlamento Italiano ha ratificata la “Convenzione” e con l’art.2 l’ha approvata
“in toto” compreso il Protocollo
Opzionale, mettendo in “moto” l’aborto e l’eutanasia nei confronti ed a
danno dei disabili fisici e degli handicappati psichici, “generando” un
“Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità”
(ennesimo intralcio della burocrazia)
composto di non più di 40 persone con un costo di 500.000 euro per gli
anni dal 2009 al 2014.
Direi che
attualmente non vedo alcuna intenzione né dal Governo Monti, né da nessuna
parte politica per il problema disabilità, ma solo per qualche caso esemplare
trattato in modo patologico da tutte le parti, con nessun rispetto per le
persone.
L’Italia
ha un sistema sanitario troppo lento nell’aiutare le persone affette da
gravi forme di malattie psico-fisiche e da un sistema sociale-legislativo troppo
lontano dalla realtà!
Infine per
quanto si riferisce la salute mentale in Italia, problema molto attivo nella
società, al Governo, ma soprattutto al Parlamento, la n/s Associazione ha
inoltrato una Petizione :
1.)
col n.5 alla 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica (“Legge-Quadro in materia di assistenza
psichiatrica”) ; e col n.6 alla 3° Commissione Affari Esteri “Norme per il recepimento della Convenzione
sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU integrandola con
provvedimenti specifici per i malati mentali;
2.) col n.9
alla 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati “Riforma
dell’assistenza psichiatrica” unendo con “Norme
per il recepimento della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità”.
Adottando
le “leggi appropriate”, come sancisce l’art.4, riconoscendo i diritti e le
necessità degli handicappati mentali per la tutela della loro salute, per le
loro famiglie e per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, normative attese da ben 34 anni.
Ma non è vergognoso, Signor Presidente del
Consiglio dei Ministri, tutto ciò, mentre assistiamo quasi ogni giorno ad
“esecuzioni” di persone innocenti” perché le Istituzioni sono in continua
litigiosità e “dimenticano” o sono “disinteressate” a questo problema che è
prettamente prioritario?
Non si può
continuamente e filosoficamente pensare alla ben nota logica gattopardesca del
cambiare tutto, purché nulla muti ! (riforme
comprese che ogni giorno si citano senza concretizzarle).
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