1 novembre 2010

Il Muro di Vetro


“Il Muro di Vetro. L’Italia delle religioni. Primo rapporto 2009”, a cura di Brunetto Salvarani e Paolo Naso. Collana 4.4 - Strumenti, EMI, Bologna 2009, pp. 224, Euro 13.
Brunetto Salvarani è scrittore, docente di Missiologia e Teologia del dialogo presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, è nato e risiede a Carpi (MO). Dirige il mensile CEM Mondialità e il periodico del dialogo cristiano-ebraico QOL. Membro del comitato editoriale della trasmissione di RAI Due “Protestantesimo”, è autore di numerosi libri.
Paolo Naso è giornalista e docente di Scienze politiche presso il Corso di Laurea in Scienze Storico Religiose dell’Università La Sapienza oltre che presso l’Istituto Religioni e culture della Pontificia Università Gregoriana. Ha lungamente diretto la rubrica televisiva “Protestantesimo” (Rai Due) e la rivista Confronti. Ha pubblicato numerosi libri.
Nel volume interventi di: Stefano Allievi, Enzo Biemmi, Paolo Branca, Giampiero Comolli, Gaëlle Courtens, Marco Dal Corso, Giovanni Ferrò, Simone Fracas, Paolo Naso, Gioachino Pistone, Brunetto Salvarani, Giovanni Sarubbi, Bruno Segre, Federico Tagliaferri, Sergio Velluto.

Recensione
di LAURA TUSSI

In questa occasione, vorrei offrire qualche riflessione a partire dal del libro "Il Muro di Vetro" e della concezione pluralista delle differenze nella società.
Il Muro di Vetro è un rapporto sulle religioni in Italia curato da Brunetto Salvarani e Paolo Naso ed edito dalla Editrice Missionaria Italiana.
Le diversità culturali aprono gli orizzonti della mente.
Il muro di vetro divide le molteplici realtà, i pluralismi religiosi, composti di intersezioni e persino di familiarità ricorrenti.
Tutti i muri innalzati dall'umanità e dalle conseguenti ideologie presentano fratture e pertugi di scambi e contaminazioni dialogiche, in un panorama ampio di multiculturalità religiosa sempre più significativo anche a livello nazionale, nell'incontro religioso e nel dialogo ecumenico.
La differenza è uno dei principi della cultura postmoderna, che insiste sulle diversificazioni, sulle molteplicità e le complessità, contro i rischi della pianificazione, dell'omologazione sociale e del relativismo radicale.
La finalità di riconoscersi in un'identità deve diventare sempre fonte di confronto con l'alterità, e quindi con l'implicita diversità dell'altro, nel concetto di differenza individuale, soggettiva, esistenziale e, per esteso, di varietà interetnica e multiculturale.
La conoscenza di sé attraverso il percorso religioso di autoriflessione, di autonarrazione, di racconto permette di approfondire una propria personalità in rapporto all'alterità di colui che si pone in dialogo.
Di conseguenza le molteplicità religiose, le complessità interetniche e multiculturali si incontrano e si incrociano trasversalmente con le diversità, psicologiche, identitarie, soggettive, all'interno di un tessuto sociale e comunitario che dovrebbe sempre più aprirsi all'accoglienza, al confronto, al dialogo, nell'interscambio tra molteplici aspetti che permeano l'intera umanità, perché la differenza è trasversale al concetto stesso di umanità.
Risulta spontaneo pensare alle diversità tra donna e uomo, tra generazioni, tra nazionalità, lingue e religioni dove è necessaria un'innovativa grammatica mentale per costruire la convivenza planetaria in dimensioni interculturali.
Le diversità culturali autentiche vivono nelle relazioni interpersonali spontanee, nei canali di dialogo, negli stili di vita, per la valorizzazione di una società ricca di differenze, di varietà e diversità in un mondo multirazziale e multilaterale, nell'insieme di valori che prevedono i diritti inalienabili e imprescindibili delle persone, sanciti dalle carte costituzionali democratiche, nella libertà di pensiero, nella ricerca scientifica e nella creazione artistica.
Il fondamento della diversità culturale è la persona, in quanto singolarità irripetibile da cui si realizzano la famiglia, le comunità, le associazioni, le istituzioni e le relazioni umane.
L'uniformazione delle culture e dei popoli è contro l'evoluzione dell'umanità, mentre la differenziazione, la multilateralità, l'apertura al mondo, sono valori imprescindibili.
Al totalitarismo vorrei opporre l'amore per le diversità, nella pace.
La diversità nasce dal riconoscersi diversi nel valore della relazione, per cui dopo l'incontro è possibile sapere di un altro pensiero, di un altro linguaggio, di un altro sguardo, ingenerando, contemporaneamente, cambiamento nell'altro che è incontrato.
Il riconoscersi nell'incontro restituisce momenti di felicità intima, perché ognuno cambierà diventando se stesso, declinandosi nell'altro.
Questa civiltà delle relazioni umane è uno stile aperto alla totale comprensione, dei comportamenti, dei riti e delle emozioni dell'altro, che ha i suoi fondamenti nella dignità della cultura della persona umana, nel valore dell'incontro e del dialogo nelle agorà e nelle poleis greche antiche, nel messaggio biblico ebraico, cristiano e islamico, nella cultura rinascimentale, con una forte etica della responsabilità e del riconoscimento nella diversità dell'altro da sé.
Infrangere la discriminazione, lo stereotipo e il pregiudizio, rappresentati dal "muro di vetro" consiste nella motivazione alla solidarietà, alla realizzazione di una società che abbia come valore fondante la pace e la convivenza civile tra popoli, genti e minoranze, nel rispetto dei diritti universali e sociali di cittadinanza multietnica, cosmopolita e internazionale.
Oltre "il muro di vetro" vi è un mondo dove non esistano patrie e nazioni, frontiere e burocrazie, limiti e confini, ma comunità educanti aperte all'accoglienza, al dialogo, al cambiamento rivoluzionario, al progresso costruttivo, senza stereotipi, pregiudizi e conseguenti discriminazioni, nel rispetto delle culture altre, nella coesistenza pacifica che agevola il confronto tra diversità interculturali, differenze tra donna e uomo e tra generazioni, per costruire una coscienza di convivenza civile che ponga come obiettivo prioritario la conoscenza, il dialogo, l'accoglienza, il confronto nelle comunità, nelle città, nel mondo.
Da "Narciso e Boccadoro" di Hermann Hesse: "La nostra meta non è di trasformarci l'un l'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e di imparare a vedere e a rispettare nell'altro ciò che egli è: il nostro opposto e il nostro completamento".

Laura Tussi, docente, giornalista e ricercatrice.
Ha conseguito la sua quinta laurea specialistica nel 2009 in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione.
Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009) Memorie e Olocausto (Aracne 2009) e Il Disagio Insegnante (Aracne 2009)
Collabora con l'Istituto Comprensivo Prati Desio (MB)e con diverse riviste di settore come: La Rassegna dell'Istruzione (Le Monnier Mondadori- MIUR) Scuola e Didattica (La Scuola)

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