Impressioni di un viaggio in Afghanistan effettuato da Emilio Asti nel mese di maggio del 2000
Fin da quando ero studente sentivo una forte attrazione per l’Oriente e nel corso degli anni successivi, come studioso ed appassionato di culture orientali, mi sono recato più volte in diverse zone dell’Asia. Il Paese che maggiormente aveva catturato il mio interesse fu l’Afghanistan, su cui avevo letto molte pagine che avevano suscitato in me il profondo desiderio di recarmi in quel Paese e conoscere il suo popolo. Visitare l'Afghanistan fu come viaggiare nel tempo e scoprire una dimensione culturale e spirituale molto diversa dall'Occidente, che non può venire giudicato col metro europeo. Pur breve, il mio soggiorno è bastato a farmi una prima idea di quel Paese, che più lo si conosce più stupisce, poco sviluppato dal punto di vista materiale, ma di grande valore culturale e spirituale, in Afghanistan infatti c’è più cultura di quanto si possa immaginare. Ho avuto l’impressione di aver spalancato la porta su un mondo affascinante e ciò si rivelò un’esperienza indimenticabile, i contatti con la gente, nonostante le differenze di lingua e cultura, sono stati davvero toccanti, ma non potevo fare a meno di riflettere sulla storia di questo sfortunato Paese.
Ancor oggi ripensare all’Afghanistan e al suo popolo risveglia in me profonde emozioni ed accresce il desiderio di tornarci e rimanervi più a lungo per conoscerlo meglio. Senza alcun dubbio l'Afghanistan, per molti aspetti, rimane un mondo arcaico fuori dal comune, tutto da scoprire, ma soprattutto da apprezzare anche negli aspetti che potrebbero risultare difficili da comprendere. Ovviamente ciò non significa giustificare il regime dei Talebani con i suoi eccessi basati su di una interpretazione riduttiva del Corano. I Talebani si presentavano come un gruppo di credenti devoti, fautori di un ritorno integrale alla pura tradizione islamica e la cui principale preoccupazione era la difesa della popolazione, su cui esercitavano uno stretto controllo, da influenze nocive, non vi era infatti posto per abitudini e forme di divertimento ritenute contrarie alla legge islamica.
Purtroppo, generalmente qui in Occidente molti, anche studiosi ed esperti, non riescono a comprendere bene il carattere dell’Afghanistan, spesso descritto in termini negativi, ma che invece occorre osservare con cuore sincero e con mente aperta, andando oltre le apparenze, ma quale sia la sua vera anima è difficile dire. Probabilmente, oltre alle dolorose e complesse vicende storiche, anche il paesaggio, fatto di alte montagne e vallate impervie, da cui mi sono lasciato incantare, che si alternano a zone desertiche, ha contribuito a forgiare il carattere degli afgani, spesso imprevedibile e complesso, i quali hanno un modo particolare di guardare il mondo, tuttora legati a comportamenti, che secondo la nostra logica potrebbero risultare strani. Generalmente gli afgani, per i quali molti concetti ed abitudini per noi scontati non hanno significato, paiono immuni dalla pressione del tempo, che presso di loro pare assumere un significato più profondo. L’Afghanistan ci può insegnare a non sottostare alla tirannia del tempo, si dice infatti che gli occidentali posseggano gli orologi, ma gli afghani abbiano il tempo; per loro, infatti, non esiste la fretta quale noi conosciamo ed ogni momento è buono per trattenersi con i membri della famiglia e gli amici. Capaci di ascoltare le voci della natura e i messaggi nascosti che esse recano, gli afgani attribuiscono particolare valore anche alle cose ordinarie ed attribuiscono molta importanza anche all’intuizione, spesso riconoscendo l’azione di forze spirituali, invisibili, ma ritenute capaci di agire nella nostra vita quotidiana, anche se lo ignoriamo.
L'Afghanistan non è un luogo che si possa conoscere solo percorrendolo da una parte all’altra, a mio parere visitare l'Afghanistan si rivela un'avventura spirituale, quasi un invito a guardare il mondo da un diverso punto di vista. Ciò implica l’abbandono di molte idee ed abitudini alle quali siamo abituati e che, anche a nostra insaputa, ci condizionano. Ciò mi ha portato ad interrogarmi sul significato dell’esistenza e sul cosiddetto progresso, purtroppo considerato unicamente sotto l’aspetto materiale. Il progresso tecnologico, di cui qui in Occidente andiamo fieri, ha però comportato un impoverimento della dimensione umana, causando molti problemi psicologici e sociali. Un popolo come quello afgano, potrebbe aiutarci a riscoprire la nostra dimensione umana per tornare ad uno stile di vita più autentico, insegnandoci a superare molti pregiudizi e ad orientarci verso l’essenziale, un’opportunità per permetterci una comprensione più profonda di noi stessi e purificare il nostro sentire. Nonostante la miseria e le realtà dolorose visibili dappertutto nel Paese, molti sono infatti i mendicanti e i mutilati, parecchi anche giovanissimi, che, totalmente privi di risorse, cercano di sopravvivere anche nelle circostanze più avverse. Tale condizione viene da loro accettata con rassegnazione, confidando nella volontà imperscrutabile di Allah, l’Onnipotente, il quale opera sempre per il bene dell’umanità, nonostante ciò possa apparire incomprensibile. A differenza di altri luoghi la miseria è qui vissuta con dignità e quieta sopportazione, per loro è normale nutrire pensieri di gratitudine verso Allah, da cui dipende ogni cosa, e pur in mezzo alle molte avversità riescono ad avere fiducia nel futuro e a trovare sempre un motivo per ringraziare l’Onnipotente. In quest’ottica l’intera vita, pur costellata da fatiche e continui pericoli, misteriosa e dolorosa al tempo stesso, è considerata una missione da compiere ed altro non è che un breve passaggio sulla terra. L’insegnamento del Corano viene ritenuto la legge suprema, che rappresenta la soluzione di tutti i problemi, da applicare in ogni circostanza della vita, come qualcosa di sacro a cui non ci si può rifiutare di obbedire. Tutti nutrono un grande rispetto nei confronti della religione, fu infatti il profondo spirito religioso che permise agli afgani nel corso della storia di sconfiggere gli invasori, dando loro un’incredibile capacità di resistenza, come al tempo dell’invasione da parte dell’Unione Sovietica, le cui truppe furono poi costrette a ritirarsi. L’eroica lotta contro l’esercito sovietico, considerata una questione di fede e rappresenta tuttora un mito incancellabile non semplice patriottismo. Fin dall’antichità diverse religioni erano penetrate nel territorio afgano, che vide il diffondersi dello Zoroastrismo, oltreché dell’Induismo e del Buddismo, ma fu poi l’Islam, tuttora praticato dalla totalità della popolazione, a svolgere un ruolo fondamentale in tutti gli ambiti della vita. L’Islam afgano appare notevolmente influenzato dal Sufismo, la corrente mistica dell’Islam. Jalaluddin Rumi, il più grande poeta mistico dell’Islam, vissuto nel XIII secolo, si ritiene che fosse nato a Balkh nell’odierno Afghanistan, ritenuta una delle più antiche città del mondo. Nel corso della storia sono stati molti gli afgani, anche se poco conosciuti, che si sono dedicati alla ricerca della verità attraverso una profonda ricerca spirituale.
Sempre costretti a difendersi da invasioni e da continue interferenze esterne, anche nei momenti più tragici della loro storia, fatta di una lunga sequenza di lotte eroiche per difendere la propria libertà, gli afgani hanno saputo mantenere la loro identità, che appare permeata da una profonda spiritualità, si può dire che la separazione tra sacro e profano non esiste in Afghanistan.
Un posto importante nella loro vita riveste l’amicizia, considerata un dono prezioso, a cui attribuiscono un grande valore, vista come un legame spirituale capace di superare ogni difficoltà e distanza. Generosi ed estremamente ospitali con gli amici, prodigandosi per loro e coi quali condividono anche i sentimenti più profondi. Gli afgani possono però divenire ostili ed anche vendicativi nei confronti di coloro che considerano nemici. Molte cose si potrebbero dire ancora sull’Afghanistan, Paese in cui le persone dimostrano un profondo rispetto per gli ospiti, trattati sempre con sincera cortesia, che non ha nulla a che fare con i convenevoli; gli afgani sono infatti sempre disposti ad aiutare uno straniero, offrendogli ospitalità, paiono inoltre possedere una sensibilità particolare, riuscendo spesso ad intuire lo stato d’animo di una persona al di là delle parole, tuttora mi manca la loro calorosa ospitalità fatta di gesti premurosi accompagnati da parole gentili e sempre incoraggianti.
Nella cultura afgana gli anziani, come in altre parti dell’Oriente, sono considerati depositari di saggezza ed il cui parere viene sempre ascoltato. I valori familiari sono tenuti in grande considerazione e generalmente il matrimonio, ritenuto un legame destinato a durare l’intera vita e per il quale occorre prepararsi conducendo una vita in obbedienza alle leggi divine, viene combinato dai genitori, ma i giovani accettano di buon grado le loro decisioni. Tali consuetudini fanno parte da lungo tempo del modo di vivere degli afgani, che, a differenza di altri popoli, cercano di mantenere tali tradizioni.
Nonostante le regole severe in vigore dettate dai Talebani, mi sono trovato a mio agio, adeguandomi senza problemi alle norme vigenti, tra le quali quella di non scattare foto, considerate espressione di idolatria e come tale da evitare. L'astenermi dal fare foto mi ha permesso uno sguardo più attento, dandomi maggior tempo per osservare l’ambiente e poter riflettere, senza il desiderio, che spesso può risultare anche inopportuno, di voler fotografare luoghi e persone, a volte senza il dovuto rispetto.
In quel tempo qualsiasi straniero che voleva visitare l’Afghanistan, durante tutta la sua permanenza nel Paese doveva essere sempre accompagnato, anche per ragioni di sicurezza, da una guida locale. L'accompagnatore assegnatomi, che si chiamava Abdul, di cui tuttora conservo un gradito ricordo, si rivelò un giovane molto preparato oltreché estremamente gentile e simpatico, con una buona conoscenza dell’inglese, sempre attento alle mie esigenze dal primo all’ultimo giorno. Con le sue parole calme e, a volte, con i suoi silenziosi sorrisi, contribuì a rendere gradevole il mio soggiorno, mettendomi a mio agio, senza che io dovessi preoccuparmi di nulla. Accanto a lui, che sapeva ascoltarmi con sincero interesse e pazienza, le preoccupazioni svanivano e la mia mente si tranquillizzava. Tra noi venne a crearsi un clima di reciproca fiducia e non c'era bisogno di molte parole per capirci in quanto lui sapeva intuire le mie necessità, come se ci conoscessimo da molto tempo e spesso pareva intuire i miei pensieri. Volentieri mi sono lasciato condurre da lui alla scoperta di Kabul, di cui mi fece notare parecchie cose che a me probabilmente sarebbero sfuggite o non avrei preso in considerazione, cercando di aiutarmi a comprendere la realtà del Paese, al di là delle apparenze; con lui ho trascorso momenti piacevoli, spesso fermandoci a sorseggiare una tazza di tè e conversando amabilmente su svariati argomenti. Da lui ho appreso molto, non solo riguardo alla cultura afgana, ma soprattutto dalla sua attitudine positiva verso la vita. Mi colpì infatti il suo profondo desiderio di migliorare ed apprendere cose nuove ogni giorno al fine di aiutare la sua famiglia e la società, alle quali si sentiva profondamente legato.
Ricordo particolarmente una visita ai giardini Babur, importante attrazione di Kabul, che mi ha regalato un momento di grande serenità. Questi preziosi giardini sono un luogo incantevole, autentico spazio di pace dove molti vengono a rilassarsi in mezzo alla natura. Babur, primo imperatore della dinastia Moghul, scelse questo luogo per la propria sepoltura. Occorre ricordare che nella tradizione islamica il giardino rappresenta il simbolo del Paradiso, luogo di ricompensa per i giusti, considerato anche un posto ideale in cui poter acquisire una conoscenza interiore, purificando il nostro sentire. Sedendoci all’ombra della frondosa vegetazione, dove già si trovavano alcuni ragazzi, di cui apprezzai il contegno composto e rispettoso, venuti qui per evadere dal caos della città, abbiamo potuto rilassarci, apprezzando la quiete di quell’ambiente, che col suo incanto pareva creare armonia tra le persone che vi entrano. In quel momento mi sentivo pervaso da una grande serenità, dimenticando le esperienze negative del passato e i timori per il futuro. In quella circostanza Abdul, che scambiò alcune parole con quei ragazzi, appariva particolarmente sereno con un’espressione gioiosa dipinta sul volto. Un altro luogo che ha saputo regalarmi una sensazione di tranquillità profonda fu il lago Qargha, nei pressi di Kabul, piccolo specchio d’acqua dai toni tranquilli, avvolto dalla pace, che si fonde armoniosamente con il paesaggio circostante. In quello stato di profonda quiete, che nell’aria serena della sera avvolta nel silenzio pareva avvolgere ogni cosa all’intorno, come sospeso tra sogno e realtà mi sentivo in pace con me stesso e col mondo circostante, completamente libero di esprimere i miei sentimenti più profondi.
Ricordo particolarmente una visita ai giardini Babur, importante attrazione di Kabul, che mi ha regalato un momento di grande serenità. Questi preziosi giardini sono un luogo incantevole, autentico spazio di pace dove molti vengono a rilassarsi in mezzo alla natura. Babur, primo imperatore della dinastia Moghul, scelse questo luogo per la propria sepoltura. Occorre ricordare che nella tradizione islamica il giardino rappresenta il simbolo del Paradiso, luogo di ricompensa per i giusti, considerato anche un posto ideale in cui poter acquisire una conoscenza interiore, purificando il nostro sentire. Sedendoci all’ombra della frondosa vegetazione, dove già si trovavano alcuni ragazzi, di cui apprezzai il contegno composto e rispettoso, venuti qui per evadere dal caos della città, abbiamo potuto rilassarci, apprezzando la quiete di quell’ambiente, che col suo incanto pareva creare armonia tra le persone che vi entrano. In quel momento mi sentivo pervaso da una grande serenità, dimenticando le esperienze negative del passato e i timori per il futuro. In quella circostanza Abdul, che scambiò alcune parole con quei ragazzi, appariva particolarmente sereno con un’espressione gioiosa dipinta sul volto. Un altro luogo che ha saputo regalarmi una sensazione di tranquillità profonda fu il lago Qargha, nei pressi di Kabul, piccolo specchio d’acqua dai toni tranquilli, avvolto dalla pace, che si fonde armoniosamente con il paesaggio circostante. In quello stato di profonda quiete, che nell’aria serena della sera avvolta nel silenzio pareva avvolgere ogni cosa all’intorno, come sospeso tra sogno e realtà mi sentivo in pace con me stesso e col mondo circostante, completamente libero di esprimere i miei sentimenti più profondi.
Fin dall’antichità l'Afghanistan è stato un crogiolo di culture diverse, la cui storia più antica spesso sfuma nel mito. Tuttora gli afgani rimangono legati ad antiche leggende, parte del loro ricco folklore, a cui non intendono rinunciare e che, a dispetto delle sfortunate circostanze, cercano di mantenere vivo. Le loro leggende, alcune delle quali molto arcaiche, sono cariche di significati nascosti; diverse città che furono importanti centri culturali ed artistici tuttora custodiscono il mistero di antiche memorie e misteriose conoscenze al riparo del tempo, che attendono di essere scoperte nella loro autenticità, le quali possono aiutarci a comprendere i diversi aspetti, spesso ignorati, di questo straordinario Paese.
Pubblicato su gruppo Shanti Dream
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