15 novembre 2024

Il contributo dell’etica e della spiritualità nel promuovere LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Negli ultimi anni, la consapevolezza dell’importanza della sostenibilità ambientale si è diffusa in tutto il mondo a causa delle sfide sempre più pressanti che minacciano il nostro pianeta e la nostra esistenza.

di Vittorio Patanella

“Stiamo discutendo di obiettivi, programmi, strategie da attuare per conservare il buon equilibrio del nostro ecosistema. Oltre agli aspetti pratici, ritengo fondamentale coltivare una motivazione profonda che si trasformi in una cultura condivisa: questo è il motivo per cui abbiamo scelto di esplorare l’argomento dell’etica e della spiritualità in relazione alla sostenibilità ambientale”.

Con questo intervento, Carlo Zonato, presidente di Universal Peace Federation (UPF Italia), ha inaugurato il webinar su “Etica, spiritualità e sostenibilità ambientale”. Promosso da UPF Italia e dall’Associa- zione Interreligiosa per la Pace e lo Sviluppo (IAPD Italia), l’evento si è tenuto il 9 settembre 2024 come parte del ciclo “Il Nostro Esodo verso la terra promessa della pace”. Moderatrice dell’evento Maria Gabriella Mieli, responsabile delle relazioni esterne di UPF Italia e coordinatrice di UPF per l’area Sud Europa. Intervenendo ha richiamato l’attenzione sul fatto che nel 2016 Papa Francesco ha inviato una lettera all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in cui ha evidenziato l’importanza di capire appieno il significato autentico dello sviluppo umano integrale, facendo riferimento agli obiettivi dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile. “Sarà proprio su quest’argomento - ha annunciato Mieli - che si focalizzerà l’incontro di questa sera”. Prima relatrice a parlare è Agata Distefano, psichiatra e psicoterapeuta, che ha evidenziato “il bisogno dell’individuo di riacquisire la capacità di connettersi con la società e con l’ambiente naturale. 

La consapevolezza di questo processo di riconquista personale - ha spiegato - impedisce l’alienazione, la sensazione d’impotenza che spesso vedo in molte persone e che porta a una paralisi nel comportamento e nell’identità, causando infine sofferenza psicologica”. La relatrice ha poi citato il film francese del 1996, Il Pianeta Verde, che “attraverso una storia leggermente fantascientifica mette in luce l’importanza del risveglio della persona, intrappolata in una sorta d’ipnosi sociale e di una subcultura che impedisce di percepire l’ambiente circostante come elemento essenziale per il benessere personale e altrui e per la felicità collettiva”. 

La prospettiva del risveglio, spiega Distefano, “consente di riappropriarci di una visione più chiara del nostro scopo e può manifestarsi dall’osservazione di un albero soffocato in città, spingendoci a compiere azioni con- crete che ci rendono persone consapevoli e attive nella società”. La relatrice ha parlato di “motore stritolante”, che ci obbliga spesso a perseguire un benessere sociale ed economico che consideriamo indispensabile, facendoci spesso dimenticare i veri scopi, obiettivi e la possibilità di connetterci con ciò che ci circonda per vivere più serenamente. Terminando, secondo Distefano “riflettere sull’importanza della persona e capire che il suo benessere dipende dalle azioni di cura e responsabilità verso l’ambiente circostante, ci motiva a compiere atti d’amore concreti, piccoli e grandi, che portano gioia, speranza e favoriscono la sostenibilità ambientale”.

Vescovo della Chiesa Episcopale Anglicana (A.E.C.E.), Luis Miguel Perea Castrillon ha esordito affermando che questo webinar “rappresenta un momento importante e forte per far sentire il nostro pensiero su argomenti riguardanti il dovere dell’uomo verso la Natura e verso Colui che ci ha dato la responsabilità di custodire, curare, preservare e tramandare questo tesoro”. Ha continuato parlando del fenomeno migratorio facendo il confronto tra l’Esodo degli ebrei verso la Terra Promessa e le attuali migrazioni, evidenziando che contadini, indio, neri e poveri migrano non per cercare un’esperienza divina, ma per sopravvivere e perseguire un progetto di vita dignitoso. La ragione, spiega, è che “la Creazione è stata ridotta a una merce e le persone non si preoccupano più gli uni degli altri. Gigantesche macchine industriali distruggono l’ambiente sottraendo alle popolazioni terra e speranza”. Qual è la risposta che i migranti trovano? “Il filo spinato, le armi, le pallottole, le forze armate che ti respingono, la morte in acque internazionali. Questa è la realtà che la società e l’umanità vivono oggi”, denuncia Perea Castrillon. Per il prelato questa situazione non accadrebbe se la società fosse più equa, giusta e sensibile, poiché ci sono risorse sufficienti per tutti: ma a causa di persone ricche e potenti che si preoccupano solo dei propri interessi, questi fenomeni sono destinati ad aumentare. “È importante che facciamo sentire la nostra voce alle autorità. Non possiamo pensare che la questione non ci coinvolga. So che potremmo percepire le calamità ambientali come qualcosa di lontano; che c’è ancora tempo; che spetti alle Nazioni Unite intervenire. Non è così: abbiamo il dovere morale di agire perché ciascuno di noi ha ricevuto dal nostro Creatore l’incarico di amare, rispettare e proteggere la crea- zione”, ha terminato il presule. Prima di dare la parola al monaco buddista tibetano Tenzin Khentse, Mieli ha spiegato che il reverendo Moon nella sua autobiografia afferma che “risolvere i problemi legati all’inquinamento, sensibilizzare sull’importanza della protezione ambientale e incrementare la produzione alimentare sono tra le sfide principali che la società contemporanea deve affrontare”, esortando quindi gli uomini di fede “a essere in prima linea nella tutela della natura, considerata opera divina e dono per l’umanità”. Tenzin Khentse ha debuttato citando il Dalai Lama che incoraggia i giovani “a non restare passivi, ma a manifestare pacificamente in nome del cambiamento sia personale che politico”. Riferendosi a uno studio che prevede che entro settant’anni la Terra non sarà più ospitale per la vita se non interverremo con misure correttive, il monaco ha espresso preoccupazione per la violenza contro la natura, osservando che “nei salotti europei non siamo consapevoli di ciò che accade nelle terre di chi abbiamo sfruttato per secoli e che continuiamo a farlo”. 

 

LA VERA FELICITÀ DIPENDE PRINCIPALMENTE DALLE RELAZIONI UMANE E NON DAL CONSUMISMO

 

Secondo Khentse, l’Occidente ha diffuso la civiltà, “ma ha anche esportato una mentalità colonialista e di sfruttamento imitata in tutto il mondo, che sta portando all’esaurimento progressivo delle risorse naturali non rinnovabili”. Ha esortato a seguire l’insegnamento del Mahatma Gandhi: “Sii il cambiamento che desideri vedere nel mondo” e incoraggiato a diffondere umanità, gentilezza e pace attraverso gesti semplici. Per il monaco “il rispetto reciproco è fondamentale per evitare le guerre”, ricordando che tutte le tradizioni religiose e l’etica insegnano che “la tua felicità dipende dal benessere degli altri e quando gli altri si prendono cura di te e ti rispettano, stai bene”. Stiamo consumando troppo, ritiene Khentse, senza renderci conto del danno che stiamo causando a noi stessi. “Abituandoci invece a fare piccoli gesti di risparmio, salviamo noi, la comunità e tutto ciò che esiste, poiché ogni essere è prezioso in questa catena dell’esistenza, potente ma fragile, dove ogni anello è cruciale”. Ha proseguito sostenendo che cerchiamo la contentezza nei beni materiali e continuiamo ad accumulare oggetti superflui, ma sono la mente, il cuore e lo spirito a soffrire veramente, poiché non hanno abbastanza risorse per essere curati. Concludendo, ricorda che “le tradizioni religiose e spirituali non sono solo un insieme di regole, ma un dono che ispira fede, speranza e apertura di cuore: diffonderle è fondamentale per un reale cambiamento”. I relatori hanno continuato la discussione rilevando l’interesse dei giovani per la natura e l’agricoltura; la preoccupazione per l’esaurimento delle risorse naturali e per i conflitti per accaparrarsi le fonti non rinnovabili; e per le speculazioni finanziarie che impattano sulla vita delle persone. La vera felicità, hanno ricordato, dipende principalmente dalle relazioni umane e con la natura, non dal consumismo, evidenziando la necessità di un risveglio culturale e spirituale per superare le influenze della società. Concludendo, Zonato ha auspicato che “queste riflessioni possano spingerci ad agire come suggerito dagli ospiti, permettendoci di generare nuova energia per un concreto cambiamento positivo: dobbiamo avere fiducia in questa possibilità”.

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