16 novembre 2024

LA PERSECUZIONE DEGLI UIGURI

Violenze e abusi nello Xinjiang

di Giorgio Gasperoni

Negli ultimi anni, diversi rapporti del governo cinese nei confronti degli Uiguri nello Xinjiang, documentando la detenzione di massa, la sorveglianza e la repressione di oltre un milione di musulmani nei campi di internamento. Questi rapporti discutono anche la reazione della comunità internazionale e le implicazioni per gli standard globali dei diritti umani. Queste analisi sostengono che il trattamento degli Uiguri costituisce una grave violazione dei diritti umani fondamentali, tra cui la libertà religiosa, l’integrità fisica e psicologica e il diritto all’identità culturale. Esaminando testimonianze, rapporti delle Nazioni Unite e risultati di organizzazioni non governative, lo studio mostra come queste azioni contravvengano ai trattati internazionali e evidenzino la necessità di una responsabilità globale e di una risposta unitaria della comunità internazionale. 

Contesto storico e culturale 

 

Gli Uiguri sono un popolo di origine turca, con radici in Asia centrale. Originati da tribù nomadi turche della Mongolia e della regione del fiume Selenga, facevano parte della confederazione di Tiele nel VI secolo d.C. Nel corso della storia, sono stati governati da diverse potenze, tra cui i Mongoli e i Manciù, prima di essere annessi alla Cina durante la dinastia Qing nel XVIII secolo. Nonostante la dominazione straniera, hanno mantenuto una forte identità culturale e linguistica. caratterizzata dalla lingua turca e dalla fede islamica sunnita. Gli Uiguri sono noti per le loro tradizioni musicali e poetiche, in particolare il “Muqam”, e per la loro cucina influenzata dall’Asia centrale. Oggi sono oggetto di preoccupazione mondiale a causa delle accuse di violazione dei diritti umani da parte del governo cinese nello Xinjiang. Nonostante queste sfide, continuano a preservare il loro patrimonio culturale e la loro identità. 

 

Esame della regione dello Xinjiang 

 

Lo Xinjiang, situato nella parte nord-occidentale della Cina, è la più grande regione amministrativa del Paese, con una superficie di circa 1.646.900 km². Confina con Mongolia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan, Pakistan e India, rendendola strategicamente importante per la Cina sia geopoliticamente che economicamente. Spesso definito la “nuova frontiera”, funge da cuscinetto critico tra Cina e Asia centrale, contribuendo alla sicurezza strategica della Cina contro potenziali minacce militari occidentali. Ricco di risorse naturali, tra cui petrolio, gas naturale, carbone e altri minerali, costituisce oltre il 20% delle risorse energetiche della Cina. È anche una regione agricola chiave, nota per il significativo contributo alla produzione di cotone in Cina.

 

Che cos’è il conflitto uiguro? 

 

Sotto decenni di regime repressivo, l’esistenza della nazione uigura è minacciata dal fatto che il governo cinese continua a portare avanti politiche deliberate che si oppongono a tradizioni, cultura e religione secolari. Le violazioni dei diritti umani rimangono pervasive, tra cui la persecuzione per motivi culturali e religiosi, gli arresti arbitrari e la messa a tacere del dissenso pacifico. 

 

Violazione dei diritti umani 

 

Le violazioni dei diritti umani contro la popolazione uigura da parte delle autorità cinesi sono state documentate e condanna- te da organizzazioni internazionali come Amnesty International, Human Rights Watch e le Nazioni Unite. Le questioni chiave includono: • Detenzione illegale: Le autorità cinesi sono accusate di imprigionare illegalmente fino a un milione di Uiguri e altre minoranze musulmane in “campi di rieducazione” senza procedimento legale, violando l’articolo 9 della Dichiarazione universale dei diritti umani (UDHR). • Podcast “Made in Slavery”: Organizzato dalla Federazione Italiana Diritti Umani (FIDU), affronta la repressione degli Uiguri nello Xinjiang, con oltre 2 milioni di persone rinchiuse in campi di concentramento e costrette a lavorare per marchi internazionali. Si richiede maggiore trasparenza e regolamenti più severi nel settore tessile. • Tortura e maltrattamenti: Numerose segnalazioni di torture e maltrattamenti nei campi di detenzione, in violazione dell’articolo 5 della UDHR. • Soppressione della libertà religiosa: La soppressione delle pratiche islamiche, come il divieto di indossare il velo e la demolizione delle moschee, viola l’articolo 18 della UDHR. • Soppressione della libertà di espressione e di movimento: Le autorità cinesi limitano la libertà di espressione, effettuano sorveglianza massiccia e impongono restrizioni alla libertà di movimento, violando gli articoli 19 e 13 della UDHR. • Sterilizzazione forzata e aborti coercitivi: Segnalati casi di sterilizzazione forzata e aborti coercitivi tra le donne uigure, violando i diritti alla libertà di riproduzione e all’integrità corporea. • Lavoro forzato: Denunce di Uiguri detenuti sottoposti a lavori forzati, in violazione dell’articolo 4 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. • Genocidio e crimini contro l’umanità: Alcune organizzazioni e governi, tra cui gli Stati Uniti, accusano la Cina di genocidio e crimini contro l’umanità per il trattamento degli Uiguri, riferendosi alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio. Il dott. Antonio Stango (presidente FIDU) esplora la relazione tra lo Stato cinese, il gruppo etnico Han e i gruppi minoritari, evidenziando le restrizioni della libertà religiosa e culturale. Questi punti rappresentano le principali violazioni dei diritti umani commesse contro il popolo uiguro e sono alla base delle accuse mosse alle autorità cinesi dalle organizzazioni internazionali e dai governi di vari Paesi. 

 

Giustificazioni delle autorità cinesi 

 

Le autorità cinesi giustificano le loro azioni nello Xinjiang principalmente attraverso il prisma della sicurezza nazionale e della lotta al terrorismo. Secondo il governo cinese, le misure adottate sono necessarie per prevenire il separatismo, l’estremismo religioso e il terrorismo. Le autorità affermano che i campi di internamento sono centri di formazione professionale volti a fornire competenze lavorative e a deradicalizzare gli individui. La Cina ha criticato l’agenzia delle Nazioni Unite per i diritti umani, definendo la sua valutazione di possibili crimini contro l’umanità nello Xinjiang un rapporto illegittimo architettato con gli Stati Uniti, sottolineando le crescenti spaccature geopolitiche con le potenze occidentali. Un portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha accusato l’agenzia dell’ONU di agire come “complice” di una cospirazione guidata da Washington per contenere la Cina con tattiche diffamatorie. Il rapporto delle Nazioni Unite sullo Xinjiang “è stato pianificato e prodotto dagli Stati Uniti e da alcune forze occidentali, ed è completamente illegale e nullo”, ha dichiarato il portavoce Wang Wenbin. 

 

Relazioni tra Stati Uniti e Cina 

 

Il rapporto tra Stati Uniti e Cina è modellato da fattori come sicurezza, preoccupazioni ambientali, sforzi antiterrorismo, equilibrio strategico e violazioni dei diritti umani. Gli Stati Uniti riconoscono l’importanza delle relazioni economiche con la Cina, ma restano impegnati a sostenere i diritti umani e a proteggere le comunità religiose perseguitate. Gli Stati Uniti cercano di far luce sulla situazione degli Uiguri nello Xinjiang e suggeriscono modifiche alla politica estera per alleviare le sofferenze degli Uiguri attraverso sforzi diplomatici e misure punitive. 

 

Accordi internazionali firmati dalla Cina 

 

L’adesione della Cina agli accordi internazionali e la loro attuazione sono stati oggetto di esame e dibattito a livello mondiale. Ecco alcuni accordi chiave che la Cina ha firmato: • Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR) (1948): documento fondamentale adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che delinea i diritti umani fondamentali. La Cina ha votato a favore. • Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (ICESCR) (1966): firmato dalla Cina nel 1997 e ratificato nel 2001, impegna a rispettare e garantire i diritti relativi al lavoro, all’istruzione e a un adeguato tenore di vita. • Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) (1966): firmato dalla Cina nel 1998, ma non ancora ratificato nel 2024. Garantisce diritti quali la libertà di parola, di riunione e di religione, nonché la protezione contro la detenzione arbitraria e la tortura. • Convenzione sull’Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione contro le donne (CEDAW) (1979): ratificata dalla Cina nel 1980, obbliga a eliminare la discriminazione contro le donne in tutti gli ambiti della vita. • Convenzione sui Diritti dell’Infanzia (CRC) (1989): ratificata dalla Cina nel 1992, impegna a proteggere e promuovere i diritti dei bambini, tra cui l’istruzione, l’assistenza sanitaria e la protezione dagli abusi. • Convenzione contro la Tortura e altre Pene o Trattamenti crudeli, inumani o de- gradanti (CAT) (1984): ratificata dalla Cina nel 1988, impegna a prevenire la tortura e altri trattamenti inumani. Nonostante la firma e la ratifica di molti accordi sui diritti umani, l’attuazione di questi trattati da parte della Cina è spesso criticata a livello internazionale. Le preoccupazioni riguardano la libertà di espressione e di riunione, i diritti delle minoranze etniche (ad esempio, tibetani e Uiguri) e il ricorso alla detenzione arbitraria. Le organizzazioni per i diritti umani e alcuni governi sostengono che la Cina non ha aderito pienamente ai suoi obblighi internazionali. Bitter Winter riporta che la Cina tenta anche di usare l’archeologia per affermare le proprie rivendicazioni sulla terra uigura. Le scoperte archeologiche nel sito del tempio buddista di Mo’er, vicino a Kashgar, sono presentate in modo fuorviante come la prova che “lo Xinjiang è sempre stato cinese”. 

 

Risposte internazionali 

 

Le violazioni dei diritti umani contro gli Uiguri nello Xinjiang hanno suscitato condanna internazionale. Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Canada hanno imposto sanzioni a funzionari cinesi per violazioni dei diritti umani, tra cui congelamento dei beni e divieto di viaggiare. Dall’aprile 2017, la Cina ha intensificato la repressione di oltre un milione di Uiguri e altre minoranze etniche e religiose nello Xinjiang, mirata a eliminare le loro identità etniche e culturali e a controllare la crescita della popolazione. I detenuti nei campi subiscono abusi estremi, come torture, stupri, medicazioni forzate e violenze sessuali. Al di fuori dei campi, la repressione comprende sorveglianza, lavori forzati e soggiorni obbligati da parte di funzionari del PCC nelle famiglie delle minoranze. I bambini vengono strappati alle loro famiglie e messi in centri di indottrinamento gestiti dallo Stato, mentre le donne e le ragazze affrontano matrimoni forzati, aborti, sterilizzazioni e impianti di controllo delle nascite. Documenti governativi trapelati confermano queste misure sistematiche e coercitive contro questi gruppi minoritari. In sintesi, mentre la comunità internazionale critica la Cina per il trattamento degli Uiguri, la risposta cinese rimane ferma nella negazione e nella difesa delle proprie politiche interne. 

 

Conclusioni e raccomandazioni sulla situazione del popolo uiguro 

 

Diversi organismi internazionali, tra cui le Nazioni Unite, hanno denunciato queste violazioni e alcuni le hanno definite genocidio culturale. La comunità internazionale ha reagito con sanzioni e condanne, ma la situazione rimane drammatica. Cosa serve? Un’azione internazionale coordinata. I governi e le organizzazioni internazionali devono intensificare gli sforzi per fare pressione sul governo cinese attraverso sanzioni mirate, restrizioni commerciali e sostegno alle vittime di violazioni dei diritti umani. Monitoraggio e documentazione continui: Le organizzazioni per i diritti umani devono continuare a raccogliere e diffondere le prove delle violazioni per sostenere le azioni legali internazionali. Sostegno ai rifugiati Uiguri: La comunità internazionale deve fornire aiuti umanitari e protezione ai rifugiati Uiguri che fuggono dalle persecuzioni in Cina. Dialogo diplomatico: Nonostante le tensioni esistenti, è fondamentale mantenere i canali di dialogo con la Cina per raggiungere accordi che possano migliorare le condizioni del- la popolazione uigura senza compromettere i diritti umani. 

 

Riflessioni finali 

 

Le Nazioni Unite affermano: Cosa sono i diritti umani? I documenti ufficiali delle Nazioni Unite affermano che: “I diritti umani sono inerenti a tutti gli individui, indipendentemente da razza, sesso, nazionalità, etnia, lingua, religione o qualsiasi altro status. Questi diritti includono il diritto alla vita e alla libertà, la libertà dalla schiavitù e dalla tortura, la libertà di opinione e di espressione, il diritto al lavoro e all’istruzione. Tutti hanno diritto a questi diritti senza discriminazioni”. Il diritto internazionale dei diritti umani stabilisce l’obbligo dei governi di agire in determinati modi o di astenersi da determinati atti per promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali di individui o gruppi. Il rispetto dei diritti umani nello Xinjiang migliorerà solo grazie alla continua vigilanza internazionale e all’azione collettiva. La lotta per la giustizia e i diritti umani del popolo uiguro è una preoccupazione globale. Mantenere la pressione diplomatica e le sanzioni, insieme al sostegno attivo alle vittime, potrebbe essere un passo fondamentale per migliorare le condizioni dei diritti umani nella regione.

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