5 luglio 2013

La risposta delle donne alla crisi economica: cooperazione, solidarietà, governance

Nel mese di marzo, in concomitanza con la festa internazionale della donna, l'Ufficio d'informazione in Italia del Parlamento Europeo ha dato il via al progetto “L'Europa è per le donne  - le donne e la crisi economica”, coinvolgendo diverse associazioni femminili al fine di valorizzarne la vita associativa.

di Giada Frana e Stefania Ciacciarelli

E' stato dedicato alle donne e al loro ruolo nell'affrontare la  crisi economica, il convegno “La risposta delle donne alla crisi economica: cooperazione, solidarietà, governance”, organizzato dalla WFWP (Federazione delle donne per la pace nel mondo), l'Universal Peace Federation Italia (Upf), il Parlamento Europeo e l'High Commissioner for Women and Children – Italy il 13 marzo a Roma.
L'incontro ha visto il confronto di quattro relatori provenienti da diverse realtà, moderati da Gabriella Mieli, rappresentante della WFWP internazionale per l'Italia. Ad aprire la tavola rotonda, la dottoressa Cristina Toso, vicepresidente Commissione Politiche Culturali del Comune di Padova, che ha esordito riportando alcuni dati riguardanti il tasso d'occupazione femminile in Europa e in Italia. Entrando nel dettaglio, secondo l’ufficio statistico Ue, il 63,9% delle donne nella fascia d’età 25-54 senza figli in Italia lavora, contro il 75,8% europeo; la percentuale scende al 59% se hanno un figlio (71,3% Ue) e al 54,1% con due figli (Ue 69,2%, dati al 31.12.2011). La dottoressa Toso ha illustrato come, secondo una ricerca sociologica svolta nel milanese, l'85,6% delle donne vede il denaro come un mezzo per portare beneficio a sé stesse e a chi sta intorno a loro; il 56,3%, inoltre, indica il denaro come un mezzo importante per conquistare autonomia e sicurezza, a breve e lungo termine. Il mondo femminile, dunque, si propone in primo piano per amministrare denaro e promuovere risparmio, a beneficio della società: purtroppo però spesso le donne non vengono a trovarsi in condizioni che favoriscano al meglio la loro immissione nel mercato del lavoro, o la natalità. Se nel resto dell'Europa fioriscono asili nido e agevolazioni per i figli, in Italia la situazione sembra non essere ancora così rosea. Nonostante gli ostacoli e le difficoltà, anche nella nostra nazione esistono, e sono in aumento, imprese “al femminile”. Padova si trova tra le città protagoniste di questa innovazione, seguita da Milano, Roma e Torino. Tra gli esempi concreti a Padova, rientra l'associazione “L'albero del miele”, nata tre anni fa dall'idea di quattro donne sotto i 33 anni. L'Associazione di promozione sociale si occupa di fornire servizi quali creazione di centri di assistenza e supporto educativo, favorendo la socializzazione tra le famiglie nonché attività di carattere culturale e formativo. Un altro interessante esempio, sempre a Padova, è l'associazione “Valentina Penello Onlus”, che si occupa di fornire assistenza professionista a domicilio a famiglie con malati oncologici. Nonostante questi passi avanti, dal Rapporto Europeo 2012, è emerso che servono nuove policies di sostegno per le donne, per renderle strateghe di risorse nel cambiamento in positivo della società. Tre i campi principali: lavorativo, sociale e scolastico. Il secondo intervento, “Economia al femminile”, è stato del dott. Antonino Galloni, dottore in giurisprudenza ed economista. Il dott. Galloni, dopo aver introdotto alla platea i concetti di economia dell'abbondanza e della scarsità, ha sottolineato come le quote rosa incidano solo marginalmente nell'imprenditoria, mentre si devono cambiare modi di comportamento e regole, consentendo all'economia di ritornare al servizio della sovranità dei cittadini. Anche Giuseppe Calì, Presidente UPF Italia, ha ribadito che le quota rosa in sé non possano risolvere il problema, se continueranno a mancare dei modelli femminili. La nostra cultura odierna infatti si fonda su modelli prettamente maschili, ai quali la donna si adegua, reagendo invece che agendo, ossia entrando in competizione con l'uomo, perdendo le sue qualità spiccatamente femminili e gestendo alla maschile le situazioni in cui si trova, cercando il potere ed imponendosi con una forte personalità. In realtà la società avrebbe bisogno che lei riscoprisse il suo cuore di madre, anteponendo la dignità dell'uomo agli interessi di parte. Calì ha poi indicato nella famiglia il modello universale di equilibrio tra qualità maschili e femminili, in cui si cerca di aiutarsi reciprocamente, modello che dovrebbe estendersi alla società. Quest'ultima, tuttavia, invece di sostenerla, la indebolisce per via di politiche familiari inesistenti. Così come l'universo si basa sulla complementarietà tra modelli maschili e femminili, gli uomini e le donne devono prendere atto delle proprie diversità e svilupparle come valori aggiunti, imparando a contribuire alla costruzione di una società equilibrata, sentendosi responsabili e protagonisti. A conclusione del seminario è intervenuta Elisabetta Nistri, Presidente WFWP Italia, con l'intervento “Tra individualismo e globalizzazione è possibile un futuro prospero?”, dando una breve introduzione sui pro e contro della globalizzazione. Tra i contro, figurano egoismo, individualismo ed opportunismo, che hanno contribuito alla crisi economica in corso. Come reagiscono le donne a questa situazione? Nistri ha sottolineato la dignità e la combattività delle stesse, che si trovano a dover sostenere partner e figli con difficoltà in ambito lavorativo, diventando delle manager espertissime. Esse si propongono come promotrici di valori, continuando a sperare e investire. Non è un caso, ad esempio, che nei progetti di micro credito si tenda a finanziare maggiormente figure femminili, sapendo che con tutta probabilità quelle donne si prenderanno cura dell'intera famiglia. La stessa WFWP, che opera in 120 Paesi, si affida al principio che le donne possano lavorare insieme superando le barriere di etnia, cultura e religione e creando una rete al fine di risolvere i problemi sociali.

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