3 luglio 2013

L’Idea di Famiglia: la Società ad un punto di svolta

Editoriale

di Giuseppe Calì

L’ Universo è una perfetta macchina, la cui precisione è assoluta. Dalla costante di Planck al Pi greco, dalla forza di gravità alle ultime teorie sui frattali, i numeri ne esprimono l’armonia tra limiti naturali e infinito, in una danza di energie che nulla lascia al caso. Per questo non posso fare a meno di credere in Dio, come ricorda Paolo di Tarso nella sua lettera ai Romani 1:20: “poiché le perfezioni invisibili di Lui, la Sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente sin dalla creazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere Sue”.
La questione difficilissima da affrontare è: come è possibile che a tanta perfezione e armonia, l’essere più evoluto e complesso, capace di scrivere la Divina Commedia, di dipingere la Cappella Sistina, di scrivere un’opera musicale come “Il Messia”, di volare, solcare i mari, raggiungere lo spazio, di scrutare l’infinitamente piccolo come l’infinitamente grande, di pregare, credere nell’incredibile, di sfidare i propri limiti in tutti i modi possibili, risponda con la capacità di spezzare qualsiasi equilibrio, di comportarsi in modo da distruggere se stesso, gli altri e persino la madre natura da cui dipende e precludersi futuro e prosperità nei modi più insulsi?
Dare una risposta a questo quesito in modo esauriente e inequivocabile è impresa sovrumana, ma una cosa possiamo dare per certa: l’uomo è un essere che gode di assoluta libertà. Non ci sono leggi naturali, costanti assolute imprescindibili, obblighi e regole imposte che tengano: quando decidiamo di fare qualcosa di sbagliato e deleterio non ci ferma nessuno. A costo di pagarne un prezzo salatissimo, troviamo qualsiasi giustificazione culturale, e ci facciamo del male a volontà. Queste sono la meraviglia e la condanna della nostra esistenza.
Potremmo ora andare a esaminare tutte le civiltà apparse nella storia e verificare come siano nate dagli ideali più alti e siano finite comunque nel decadimento più o meno rapido e drammatico, principalmente proprio per avere perso quegli stessi ideali che le avevano animate, come Arnold Toynbee ci insegna. In questa prospettiva, dovremmo forse riflettere sulla nostra civiltà, per verificare se è in espansione o in decadimento. Ritengo che l’analisi a questo riguardo sia impietosa, ma essendo positivo per natura e per fede, penso sia ancora possibile riesumare questo quasi-cadavere, fare rialzare e camminare questo novello “Lazzaro” che potrebbe ancora essere miracolato.
Si tratta però di recuperare e riaffermare determinati Principi e Valori che sono alla base della nostra esistenza, andando oltre i diktat culturali imposti (badate bene: non proposti, bensì imposti) attraverso la gogna mediatica (scusate, non riesco più a chiamarla informazione), la violenza verbale propagandistica, la politica delle lobby contro i dissidenti dell’odierno “politically correct”, contro il quale non smetterò mai di lottare, perché si tratta di un vero e proprio tentativo di privarci della libertà di pensiero e di coscienza.
Signori, qui o si ricostruisce la fibra sociale autentica, quella che ci aiuta a vivere da persone vere, o si perde tutto: la pace, l’amore, la dignità, la legittima ricerca della felicità. Di esempi di ciò che dico se ne potrebbero fare in tutti i campi: dalla politica alla scienza, all’economia, all’arte, all’istruzione, persino alla religione. Dovunque si aprono linee del fronte tra solitudine e sopravvivenza, tra progresso fasullo e ricerca drammatica delle identità più profonde, tra “miseria e nobiltà”. La chiave di lettura è semplice, ma molto complessa nello stesso tempo: saper distinguere tra ciò che è culturale e ciò che è radicato nei Principi Universali dell’esistenza. Le culture vanno e vengono, ma ciò che rimane eternamente è il Principio che regola ogni cosa e che dovrebbe regolare anche l’uso della nostra libertà, proprio per preservarla e svilupparne gli enormi potenziali di vitalità, bellezza e felicità.
A questo proposito, l’argomento che io ritengo fondamentale in questo momento storico è quello che riguarda l’approvazione delle famiglie gay. Come ho detto nello scorso editoriale, non è assolutamente una questione di diritti umani, o meglio di quelli che veramente sarebbero da considerare diritti umani. I diritti cui si inneggia sono quelli, supposti, secondo cui ognuno può fare ciò che vuole di se stesso e degli altri, quando ne ha facoltà. Sono un convinto oppositore della cosiddetta “omofobia”, perché credo che qualsiasi forma di violenza privata sia errata e perché credo che ogni persona abbia il diritto di scegliere ciò che considera giusto per se stessa, sempre che ciò non violi il rispetto dell’altrui libertà e le regole della convivenza pacifica. Casomai auspicherei che si raggiungesse un livello di consapevolezza maggiore, affinché le decisioni che riguardano anche la sfera privata possano essere prese secondo criteri di “Bontà“, “Bellezza” e “Conoscenza”. La ricerca della felicità è un diritto inalienabile che oggi purtroppo viene socialmente pregiudicato e manca un po’ a tutti. Non mi sognerei mai, comunque, di intervenire nella sfera privata del mio prossimo, specie con inutili moralismi, se non su richiesta, come spesso mi accade essendo impegnato nella ricerca spirituale e nella cura familiare. Sono ancora di più contrario a leggi che violino la sfera privata. È giusto quindi condannare gli episodi di violenza omofoba che suscitano disgusto e indignazione.
Ma qui parliamo di famiglia, la prima istituzione pubblica, la più antica e la più fondamentale. Parliamo della cellula che ci collega all’armonia dell’universo ed al Principio di Creazione. Non c’è spazio in questa sede per aprire una discussione ontologica sulla famiglia, anche se è da lì che si dovrebbe partire. La demolizione sistematica di questa istituzione naturale, partita specialmente dagli anni ’60, è arrivata alla sua apoteosi e con essa noi siamo testimoni della fine di tutto ciò che è vero, naturale, giusto agli occhi di Dio e agli occhi dei nostri figli, che continuiamo ad avvelenare culturalmente in tutti i modi possibili.
Con l’equivalenza dei sessi naturali con quelli culturali e psicologici, noi di fatto poniamo fine alla civiltà dei dieci comandamenti, del Nuovo Testamento, dei grandi testi sacri delle religioni mondiali e diamo inizio a una civiltà completamente incentrata sulle nostre elucubrazioni arbitrarie. Da qui tutto diventa possibile, forse anche il bene più grande per i pochissimi ancora in grado di resistere all’oblio delle coscienze, ma sicuramente ogni male più grande per l’umanità in generale. A questo punto perché non uccidere, non rubare, non desiderare la moglie e tutto ciò che appartiene a chiunque non sia in grado di difendersi? Solo perché si verrebbe puniti dalle leggi? Bé, allora esiste la fonte di tutte le leggi. Dopo il “Non avrai altro Dio fuori che Me”, Dio ci chiede di “Onorare il Padre e la Madre”. La vita parte da lì; la dignità, l’onore, la società partono da un padre e una madre che decidono di amarsi e sostenersi per il bene dei loro figli e della società intera. Oggi si chiede di sostituire questi termini intrisi di vita, amore e sacrificio con i termini “legalistici” genitore 1 e genitore 2. Vi immaginate Dio dire a Mosè: “Onora il genitore 1 e il genitore 2”? Se avesse voluto e avesse creato le cose in questo modo, non pensate che avrebbe espresso la Sua volontà in modo diverso? Nella Bibbia ci sono numerosi riferimenti all’omosessualità e mai in senso positivo, a meno di impresentabili forzature fatte ad opera di movimenti cristiani omosessuali.  
Naturalmente, ogni vicenda umana va considerata con rispetto. L’amore, quando di questo si tratta (e non sempre è così), sia nei casi etero che omosessuali,  spesso sfugge alle logiche ed è veramente un mistero quasi insondabile. Ma la famiglia è un’altra cosa. Qui non si parla soltanto di rapporti sessuali privati e amore arbitrario. Si parla dell’origine e del destino degli esseri umani, che nascono, crescono e sviluppano le proprie capacità relazionali e sociali all’interno di una famiglia. I figli, per costruire un futuro libero e soddisfacente, hanno bisogno di collegarsi alla propria origine, che è comunque l’unione del seme maschile e dell’ovulo femminile. Questo è il nostro patrimonio, non ne abbiamo altri e se lo dilapidiamo non ci rimane più nulla. Tutti abbiamo un padre e una madre, sia che noi sappiamo chi sono, sia che non lo sappiamo, come nei casi di adozione e concepimento in laboratorio. Così tutti abbiamo bisogno di ereditare, assorbire direi, il principio dell’amore paterno e dell’amore materno che sono la nostra origine. Fromm sosteneva che la maturità inizia con il diventare padre e madre di se stessi, l’acquisizione cioè di queste due essenze da cui nasce la vita.
In questa visione, valuto negativamente anche i mariti che usano violenza contro le mogli, le mogli che tradiscono la fiducia della propria famiglia, i padri e le madri che non si curano adeguatamente dei propri figli e tutto ciò che viola la famiglia. Prepararsi alla relazione più importante da cui tutto inizia, il matrimonio, richiede grande preparazione umana e spirituale; andrebbero quindi implementati programmi educativi per i giovani, che affrontino il tema familiare da tutte le prospettive possibili. Iniziando sin dalle scuole elementari e non soltanto ventun giorni prima del matrimonio.
Un’obiezione valida è quella che sottolinea il grosso problema delle adozioni incompiute. L’obiezione è la seguente: ci sono tanti bambini orfani e quindi meglio che siano adottati da una coppia omosessuale piuttosto che rimanere da soli. In realtà il problema non è che i bambini vengano adottati da qualcuno, cosa evidentemente auspicabile, ma che questi “qualcuno” si identifichino quali genitori, pur essendo dello stesso sesso, quindi non essendolo nemmeno in potenziale. La soluzione è altrove. Chiediamoci allora perché quello delle adozioni è un problema. Mi sono trovato a trattare questa questione, non solo in Italia, e posso dirvi che principalmente ci si trova in queste condizioni: 1. Peso economico notevole, 2. Burocrazia ai limiti del paradosso, 3. Organizzazione poco chiara e insufficiente, 4. Possibilità di attività criminose collegate.
La soluzione è dunque affrontare una volta per tutte queste problematiche in modo serio, pensando con amore al futuro dei bambini e impegnandosi a trovare coppie e famiglie che possano prendersi cura di loro, favorendone e sostenendone l’impegno. La società ha il dovere di occuparsi di loro nel modo più adeguato, ponendo la salute fisica e spirituale di questi bambini tra la sue priorità. Ci sono tante coppie che vorrebbero e potrebbero adottare bambini, ma non riescono a causa delle difficoltà suddette e della mancanza di un aiuto ben organizzato. Io stesso conosco diverse coppie che hanno dovuto rinunciare ad adottare figli, ma avrebbero avuto tutti i requisiti per formare famiglie meravigliose.
“Dal momento in cui nasciamo, riceviamo l’amore dei nostri genitori. Finché vivono essi ci amano, sia che siamo bambini, che adulti o anziani.  Così cresciamo fino a che possiamo noi stessi amarci come fratelli e sorelle, marito e moglie e diventare genitori noi stessi. Questo è il senso più vero della vita”, dice il Rev. Moon riguardo la famiglia e la propagazione della vita e dell’amore.
Amare, di questi tempi, spesso significa trovare Il coraggio di opporsi a ciò che la nostra coscienza rifiuta, di reagire agli stereotipi culturali, di manifestare la propria dignità originale. Per questo abbiamo bisogno di un movimento per liberare l’uomo dal giogo che ha imposto a sé stesso.

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