6 luglio 2013

Multiculturalismo e accoglienza all'Istituto “ Fedele Lampertico” di Vicenza

di Rada Rajic Ristic
La società di oggi è molto diversa  rispetto a quella di vent'anni fa, anche la situazione dei cittadini stranieri è profondamente cambiata.  Nelle scuole italiane è aumentato notevolmente il numero degli alunni stranieri ne è un esempio significativo l'Istituto “ Fedele Lampertico” di Vicenza. Siamo andati a intervistare il Dirigente Scolastico Alberto Frizzo, ed ecco che cosa ci ha detto.
“Gli stranieri rappresentano il 25% degli studenti del Lampertico. Nelle classi prime la percentuale arriva al 32%. Sono rappresentate ben 37 nazionalità, con prevalenza di serbi , albanesi, bosniaci, ghanesi, moldavi, bengalesi, romeni e marocchini. Per la maggior parte si tratta di giovani nati in Italia da genitori stranieri (circa i due terzi), o che hanno frequentato già alcuni anni nella scuola italiana. Ogni anno però ci sono ragazzi che arrivano al Lampertico direttamente dal paese d’origine, i cosiddetti “neogiunti”.

Il fatto che la maggior parte di studenti stranieri scelga un istituto di istruzione o formazione professionale è una tendenza riscontrata a livello europeo. Se da un lato ciò può corrispondere alle aspettative della famiglia, rivolte ad un rapido inserimento nel mondo del lavoro, a volte risulta invece essere il frutto di un orientamento scolastico “miope” che spinge studenti con carenze linguistiche o background socio-economico basso verso percorsi di studio  ritenuti “facili”.
I neo-arrivati  richiedono alla scuola l’attivazione di procedure e percorsi personalizzati. Il nostro Istituto si è dotato da vari anni di un articolato protocollo d’accoglienza. Quando la famiglia prende i primi contatti con la segreteria, viene subito messa in contatto con il Dirigente e con il docente referente. È necessario capire il percorso precedente dello studente ed individuare la classe di inserimento. È un momento delicato, che a volte viene affrettato per non far perdere altro tempo allo studente e mandarlo in classe il prima possibile. In alcuni casi è possibile riconsiderare la scelta in corso d’anno (per esempio quest’anno due ragazze neo-giunte, inizialmente inserite in seconda, sono state portate in terza a gennaio  in considerazione dei loro eccezionali progressi). In alcuni casi la comunicazione con la famiglia e con lo studente non è sufficientemente chiara e, al di là del problema linguistico, risulta non espresso o non chiaro il progetto formativo che la famiglia ha per il giovane. Recentemente il nostro Istituto ha iniziato una collaborazione con una cooperativa che fornisce mediatori culturali, che sicuramente costituiranno un valido aiuto in queste situazioni.
Lo studente, una volta inserito in classe, frequenta per alcune ore alla settimana dei corsi di alfabetizzazione. Il livello base viene svolto in alcune ore al mattino  (circa tre ore alla settimana per tre mesi), mentre il secondo livello (lingua italiana per lo studio) viene svolto in orario pomeridiano. Si tratta di un notevole impegno organizzativo per la scuola, che deve trovare la disponibilità di vari docenti al mattino e al pomeriggio e fornire un supporto a studenti che arrivano anche in momenti diversi dell’anno, con diversi tempi di apprendimento della nuova lingua.
Il consiglio di classe, a sua volta, è impegnato a sostenere lo studente neogiunto in vari modi: parcellizzando e graduando i contenuti, fornendo schemi e riassunti, sospendendo la valutazione nel primo quadrimestre. Naturalmente anche nello scrutinio finale si dovrà tenere conto dei progressi dello studente rispetto al suo specifico punto di partenza.
Per quanto riguarda gli altri studenti di origine straniera, essi condividono gioie e dolori dei loro compagni italiani. Non ci sono particolari problemi relazionali nelle classi e, se ci sono, sono in genere trasversali rispetto alla nazionalità. Anche per quanto riguarda il profitto, gli studenti stranieri hanno la loro rappresentanza di studenti eccellenti, medi,  demotivati o in situazione di disagio. In particolare, riguardo a questi ultimi, la collaborazione con i mediatori culturali ci suggerisce di cercare più a fondo l’origine del disagio. Può succedere infatti che studenti in Italia da vari anni, apparentemente perfettamente integrati, non siano ancora riusciti ad elaborare il distacco dal paese d’origine e non abbiano ancora compreso o condiviso il progetto migratorio dei genitori.
Per il futuro stiamo elaborando, con la collaborazione dei mediatori culturali, dei progetti che rendano gli studenti immigrati di seconda generazione protagonisti di iniziative rivolte agli altri studenti della scuola e  alle loro famiglie. Vorremmo cioè passare dall’accettazione delle diverse etnie alla loro valorizzazione o, in altre parole, dalla multiculturalità all’interculturalità.
A dicembre è stato presentato anche un libro di poesie dal titolo “Parole in viaggio” delle poetesse Rada Rajic Ristic e Roberta Giunchi scritto in italiano e serbo, un libro bilingue, che rappresenta un “libro ponte”. Gli studenti hanno accolto con entusiasmo ed hanno apprezzato questo modo di rivolgersi ai giovani. Le professoresse Donata Spillare, che è anche recensente del libro e la professoressa Carla Cannonieri hanno sviluppato con le rispettive classi gli argomenti trattati alla presentazione del libro. Posso dire che la nostra scuola è al passo con le esigenze della società attuale”.

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