Considerazioni e rilievi
di Franco Previte
Si avvicina il 6 dicembre 2012 nel quale ricorre il sesto anno dell’adozione della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” ratificata dal Parlamento Italiano il 20 febbraio 2009 ed incarnata nella legge 3 marzo 2009 n.18. (speciale dossier) e pare giusto rievocare il “periodo” per la verità e la giustizia .
A ratificare la “Convenzione” nel 2006 la Santa Sede, dopo aver partecipato ai lavori per la stesura del Testo durata 5 anni, si è rifiutata di firmarla in quanto la stessa non prevedeva un esplicito divieto nei confronti dell’aborto .
Questo primo “rilievo” fu svolto da parte dell’Osservatore Permanente nell’ONU della S. Sede dell’epoca Mons. Celestino Migliore il 13 dicembre 2006.
Fin qui una parziale breve cronaca ed esposizione dell’avvenimento.
Il Testo è stato ritenuto utile, anche da parte vaticana, per il bene dei disabili, ma esaminando alcuni “punti”, questi erano e sono tutt’ora in contrasto con l’etica e la morale cattolica come gli articoli 23 e 25.
Mentre nel primo (23) è vero che si riconoscono i giusti diritti dei disabili alla “pianificazione familiare”, “all’educazione riproduttiva” ed ai “mezzi necessari per esercitare tali diritti”, nel secondo articolo (25) si garantisce l’accesso a tutti i servizi sanitari inclusi quelli nell’area della salute sessuale e riproduttiva .
La protezione di questi diritti, all’epoca osservava ancora Mons. Migliore, rimaneva una giusta preoccupazione della Santa Sede in quanto la “Convenzione” contiene disposizioni normative tali ed a favore all’inclusione nel Testo dell’espressione salute sessuale e riproduttiva, perché in alcuni Paesi i servizi sanitari e riproduttivi comprendono l’aborto, negazione al diritto alla vita di ogni essere umano, dove in una situazione in cui sussiste una imperfezione del feto poteva essere una condizione di praticare l’aborto .
Il Cardinale Javier Lozano Barragàn, all’epoca Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari – Pastorale della Salute, ricordando la doppia natura del Vaticano quale Stato e sede Universale della Chiesa, osservava che quella dimensione giuridica- morale, con la ratifica con riserve “suggerita da altri”, equivaleva ad una cauzione morale del Testo, avanzando l’ipotesi di criteri diversi dell’art. 25.
Inoltre il Presule “consigliava” agli Stati aderenti alla “Convenzione” di apporre “precise riserve” così da escludere ogni riferimento all’aborto, all’eutanasia, al diniego della vita nascente, sia come diritto che come modalità e metodo della salute riproduttiva, “cosa” che il Parlamento Italiano non ha fatto.
La n/s Associazione ha sempre approvato la posizione vaticana in quanto la “Convenzione” non era ed è tutt’ora non condivisibile sui punti che trattano quanto detto sopra, in quanto questi promuovono la contraccezione, favoriscono l’aborto, la non responsabilità dei rapporti sessuali che aumentano l’espandersi dell’epidemia dell’HIV/AIDS, la limitazione delle nascite, l’eutanasia, la sterilizzazione.
A nostro modesto avviso la riproduzione e la pianificazione familiare, così come “presentati” sono in netto contrasto:
1.) con l’art. 10 della “Convenzione” dove “viene garantito il diritto inalienabile alla vita;
2.) con l’art.15 ove nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medici scientifici”;
3.) con l’art.16 dove si protegge “ogni forma di sfruttamento, violenza od abuso “.
Inoltre un appello al Parlamento ed al Governo affinché non si sottraggono a questo impegno di civiltà giuridica e sociale è stato condensato in altra Petizione da noi sostenuta tendente:
a.) ad escludere l’aborto e quanto era ed è tutt’ora contro l’etica con emendamento ai sensi dell’art.47/1 della “Convenzione” stessa;
b.) all’applicazione delle “norme migliorative nella riforma delle leggi 180 e 833 sulla chiusura degli ex-ospedali psichiatrici previste dall’art 4 della “Convenzione”, attese dalle famiglie degli handicappati psichici e dall’opinione pubblica dal 1978;
c.) all’inserimento di un emendamento dove viene riconosciuto il termine giuridico di handicappato mentale come recita la legge n. 104/1992, nel rispetto della dignità dei cittadini italiani sofferenti di questa patologia che hanno il diritto del più alto standard conseguibile di salute senza discriminazioni onde tutelare la salute, le loro famiglie e per garantire la sicurezza a tutti i cittadini ;
d) le richieste sono in conformità a quei principi di “eguaglianza” e di “dignità sociale” che vengono affermati dall’art. 3 della Costituzione Italiana trovando esplicazioni come l’art. 32 (tutela della salute), l’art. 36 (esistenza libera e dignitosa), l’art.41 (dignità umana );
e) ad inoltrare una richiesta all’ONU per la indizione di una “Giornata Mondiale sulla Salute Mentale”, come ci informa Vittoria Beria Secretariat for Convention of Rights of Persons with Disabilitie Divison for Social Policy and Development DESA United National Secretariat 2 UN Plaza, Room DC2-1374 New York, NY 10017 USA 5 aprile 2007.
http://digilander.libero.it/cristianiperservire/pdf/Petizione%2003012009.pdf
http://digilander.libero.it/cristianiperservire/News2011/050911.htm
Dopo i tanti ostacoli, opposizioni, rilievi durante la discussione, anche da parte dei Paesi dove i diritti umani non sono garantiti ai cittadini, fu approvata la “Convenzione”.
Comunque ritornando in Italia, è veramente inconcepibile e profondamente contraddittorio che una società civile e globalizzata che tende costantemente e giustamente a riaffermare il valore della vita (no alla guerra, no al terrorismo, no alla pena di morte) la si neghi attraverso il tentativo di ”imporre” norme che inducono alla soppressione radicale della funzione generatrice e procreatrice del genere umano.
Questo Documento, approvato e ratificato dal Parlamento Italiano ed anche Europeo, a n/s modesto avviso, emesso con la scusa di volere prevenire complicazioni future onde frenare la diffusione di handicap genetici, eliminare figli imperfetti, resta pur sempre quello di introdurre una eutanasia mascherata per distruggere la vita senza senso, negazione della vita nascente, con una apparente “eliminazione” di anziani non autosufficienti, disabili psico-fisici, malati terminali, ( come avviene col famoso risparmio della spesa pubblica) in contrasto con l’art.25/f che "impedisce il rifiuto dell’assistenza sanitaria nonché di alimenti o liquidi a causa della disabilità".
Alcune associazioni, ripeto, avevano chiesto al Vaticano la riconsiderazione della “posizione” assunta e firmare la “Convenzione” apportando una “ riserva” prevista dal diritto internazionale e dalla stessa Convenzione sugli artt. 23 e 25, in quanto la “posizione” pareva eccessiva, dal momento che ora metteva in dubbio la necessità di rimuovere le profonde ingiustizie che vivono le persone disabili nel mondo e tutto questo rifiutato dalla S. Sede.
In sintesi è il primo Trattato sui diritti umani del Terzo Millennio e divenne ufficialmente operativo, restando, comunque, una conquista del mondo della sofferenza, anche se da parte del buon diritto restano quei “nei” che abbiamo modestamente rilevati per il bene comune.
Il Cardinale Javier Lozano Barragàn, all’epoca Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari – Pastorale della Salute, ricordando la doppia natura del Vaticano quale Stato e sede Universale della Chiesa, osservava che quella dimensione giuridica- morale, con la ratifica con riserve “suggerita da altri”, equivaleva ad una cauzione morale del Testo, avanzando l’ipotesi di criteri diversi dell’art. 25.
Inoltre il Presule “consigliava” agli Stati aderenti alla “Convenzione” di apporre “precise riserve” così da escludere ogni riferimento all’aborto, all’eutanasia, al diniego della vita nascente, sia come diritto che come modalità e metodo della salute riproduttiva, “cosa” che il Parlamento Italiano non ha fatto.
La n/s Associazione ha sempre approvato la posizione vaticana in quanto la “Convenzione” non era ed è tutt’ora non condivisibile sui punti che trattano quanto detto sopra, in quanto questi promuovono la contraccezione, favoriscono l’aborto, la non responsabilità dei rapporti sessuali che aumentano l’espandersi dell’epidemia dell’HIV/AIDS, la limitazione delle nascite, l’eutanasia, la sterilizzazione.
A nostro modesto avviso la riproduzione e la pianificazione familiare, così come “presentati” sono in netto contrasto:
1.) con l’art. 10 della “Convenzione” dove “viene garantito il diritto inalienabile alla vita;
2.) con l’art.15 ove nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medici scientifici”;
3.) con l’art.16 dove si protegge “ogni forma di sfruttamento, violenza od abuso “.
Inoltre un appello al Parlamento ed al Governo affinché non si sottraggono a questo impegno di civiltà giuridica e sociale è stato condensato in altra Petizione da noi sostenuta tendente:
a.) ad escludere l’aborto e quanto era ed è tutt’ora contro l’etica con emendamento ai sensi dell’art.47/1 della “Convenzione” stessa;
b.) all’applicazione delle “norme migliorative nella riforma delle leggi 180 e 833 sulla chiusura degli ex-ospedali psichiatrici previste dall’art 4 della “Convenzione”, attese dalle famiglie degli handicappati psichici e dall’opinione pubblica dal 1978;
c.) all’inserimento di un emendamento dove viene riconosciuto il termine giuridico di handicappato mentale come recita la legge n. 104/1992, nel rispetto della dignità dei cittadini italiani sofferenti di questa patologia che hanno il diritto del più alto standard conseguibile di salute senza discriminazioni onde tutelare la salute, le loro famiglie e per garantire la sicurezza a tutti i cittadini ;
d) le richieste sono in conformità a quei principi di “eguaglianza” e di “dignità sociale” che vengono affermati dall’art. 3 della Costituzione Italiana trovando esplicazioni come l’art. 32 (tutela della salute), l’art. 36 (esistenza libera e dignitosa), l’art.41 (dignità umana );
e) ad inoltrare una richiesta all’ONU per la indizione di una “Giornata Mondiale sulla Salute Mentale”, come ci informa Vittoria Beria Secretariat for Convention of Rights of Persons with Disabilitie Divison for Social Policy and Development DESA United National Secretariat 2 UN Plaza, Room DC2-1374 New York, NY 10017 USA 5 aprile 2007.
http://digilander.libero.it/cristianiperservire/pdf/Petizione%2003012009.pdf
http://digilander.libero.it/cristianiperservire/News2011/050911.htm
Dopo i tanti ostacoli, opposizioni, rilievi durante la discussione, anche da parte dei Paesi dove i diritti umani non sono garantiti ai cittadini, fu approvata la “Convenzione”.
Comunque ritornando in Italia, è veramente inconcepibile e profondamente contraddittorio che una società civile e globalizzata che tende costantemente e giustamente a riaffermare il valore della vita (no alla guerra, no al terrorismo, no alla pena di morte) la si neghi attraverso il tentativo di ”imporre” norme che inducono alla soppressione radicale della funzione generatrice e procreatrice del genere umano.
Questo Documento, approvato e ratificato dal Parlamento Italiano ed anche Europeo, a n/s modesto avviso, emesso con la scusa di volere prevenire complicazioni future onde frenare la diffusione di handicap genetici, eliminare figli imperfetti, resta pur sempre quello di introdurre una eutanasia mascherata per distruggere la vita senza senso, negazione della vita nascente, con una apparente “eliminazione” di anziani non autosufficienti, disabili psico-fisici, malati terminali, ( come avviene col famoso risparmio della spesa pubblica) in contrasto con l’art.25/f che "impedisce il rifiuto dell’assistenza sanitaria nonché di alimenti o liquidi a causa della disabilità".
Alcune associazioni, ripeto, avevano chiesto al Vaticano la riconsiderazione della “posizione” assunta e firmare la “Convenzione” apportando una “ riserva” prevista dal diritto internazionale e dalla stessa Convenzione sugli artt. 23 e 25, in quanto la “posizione” pareva eccessiva, dal momento che ora metteva in dubbio la necessità di rimuovere le profonde ingiustizie che vivono le persone disabili nel mondo e tutto questo rifiutato dalla S. Sede.
In sintesi è il primo Trattato sui diritti umani del Terzo Millennio e divenne ufficialmente operativo, restando, comunque, una conquista del mondo della sofferenza, anche se da parte del buon diritto restano quei “nei” che abbiamo modestamente rilevati per il bene comune.
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