29 luglio 2025

Rapporti Italia-Africa e il Piano Mattei: Sviluppi, Sinergie con l’UE e Prospettive Future

Il Piano Mattei per l’Africa è una strategia lanciata dal governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, con l’obiettivo di rafforzare i rapporti tra Italia e Paesi africani attraverso un nuovo partenariato. L’iniziativa intende contrastare le cause profonde delle migrazioni forzate, promuovere lo sviluppo sostenibile e favorire una cooperazione “alla pari”, distante da logiche neocoloniali.

di Redazione

Il piano prende il nome da Enrico Mattei, fondatore dell’ENI, che già negli anni ’50 promuoveva una visione di cooperazione energetica equa con i Paesi produttori. Ma cosa significa davvero “partenariato alla pari” in un contesto così segnato da eredità storiche e nuove sfide globali?

Obiettivi e Contesto Geopolitico

Il Piano Mattei si inserisce in una cornice più ampia che include la strategia Global Gateway dell’Unione Europea, la quale prevede per il periodo 2021-2027 un impegno di 150 miliardi di euro destinati ai partner africani.

L’Italia ambisce a giocare un ruolo di primo piano in questo scenario geopolitico, proponendo un approccio complementare, ma con una propria impronta strategica.

In questo contesto, si inserisce anche la necessità di distinguersi rispetto ad altri attori internazionali già fortemente presenti nel continente africano, come Cina, Russia, Turchia e Stati Uniti, che operano con modelli di cooperazione differenti. Il Piano Mattei, per essere realmente innovativo, dovrà dimostrare la sua capacità di offrire un’alternativa credibile e sostenibile, fondata su trasparenza, ascolto e co-progettazione.

Struttura e Finanziamenti

L’attuazione del Piano è affidata a una cabina di regia e a una struttura di missione istituita a Palazzo Chigi. Il budget iniziale è di 5,5 miliardi di euro, destinati a progetti in settori chiave: energia, acqua, agricoltura, sanità, istruzione, formazione, infrastrutture e occupazione giovanile. L’obiettivo è costruire una cooperazione bilanciata, capace di rispondere alle priorità condivise.

Progetti Pilota: Un Nuovo Modello di Cooperazione?

A oggi, sono stati lanciati nove progetti pilota in altrettanti Paesi africani: Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya, Repubblica Democratica del Congo e Mozambico. Alcuni esempi significativi:

Egitto: Sviluppo agricolo su 15.000 ettari nel Delta del Nilo con coltivazioni di grano, soia, mais e girasole, accompagnato da tecnologie italiane e formazione locale.

Mozambico: Creazione di un centro agroalimentare per valorizzare le eccellenze locali e favorire l’esportazione.

Marocco: Realizzazione di un centro di eccellenza per la formazione professionale nel settore delle energie rinnovabili.

Questi progetti possono rappresentare un cambio di paradigma nella cooperazione internazionale? L’ambizione di una “collaborazione alla pari” richiede strumenti concreti.

A tal proposito, il Dott. Marco Ricceri, Segretario Generale di Eurispes, propone la creazione di un tavolo di lavoro congiunto tra Italia e Paesi africani per confrontare i rispettivi piani di sostenibilità: da un lato i Piani Volontari Nazionali (VNRs) presentati dai Paesi africani all’ONU, dall’altro il PNRR italiano. Un confronto sistemico tra questi strumenti potrebbe individuare aree di convergenza reale e rafforzare un partenariato autentico, allontanando il rischio di riproporre dinamiche squilibrate.

Sfide e Criticità

Accanto a queste potenzialità, emergono diverse criticità sollevate da osservatori e attori della società civile:

Scarsa inclusività: Diverse organizzazioni africane denunciano la mancanza di consultazione delle comunità locali. Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione Africana, ha dichiarato che i leader africani, giunti a Roma, non erano stati adeguatamente informati sui contenuti del piano.

Focus sui combustibili fossili: Persistono timori che il Piano possa consolidare la dipendenza africana dal gas, ostacolando la transizione verso le energie rinnovabili. L’Italia, infatti, punta a diventare un hub energetico per il gas africano diretto in Europa.

Rischio neocoloniale: Alcune critiche riguardano il simbolismo stesso del nome “Mattei”, percepito da alcuni interlocutori africani come legato a una storia industriale europea non sempre inclusiva.

Criteri opachi e valutazione impatto: Manca una definizione chiara dei criteri di selezione dei progetti e degli indicatori per misurarne l’efficacia in relazione agli Obiettivi dell’Agenda 2030.

Gestione fondi e burocrazia: Le modalità di gestione e l’accesso ai fondi risultano ancora poco trasparenti, con il rischio di escludere soggetti africani non strutturati.

Debito pubblico: Il peso del debito in molti Paesi africani rappresenta un ostacolo. L’iniziativa RELEASE promossa da LINK 2007 propone un meccanismo di conversione del debito per liberare risorse destinate allo sviluppo.

Protagonismo locale ancora incerto: Resta aperta la questione di come garantire un reale protagonismo delle comunità africane nella pianificazione e realizzazione dei progetti.

Di fronte a queste sfide, la proposta del Dott. Ricceri di istituire un tavolo comune per l’allineamento delle strategie di sviluppo appare come un’opportunità concreta per superare la distanza tra visioni e realtà, tra intenzioni dichiarate e partecipazione effettiva.

Sinergie con la Universal Peace Federation (UPF)

Un ulteriore contributo può venire da realtà internazionali già attive nel continente. La Universal Peace Federation (UPF) opera in 49 Paesi africani e ha firmato accordi di cooperazione con governi e istituzioni in Niger, Senegal, Sud Africa e São Tomé e Príncipe. Attraverso forum interreligiosi, programmi giovanili e iniziative di riconciliazione, la UPF ha maturato un’esperienza preziosa nel campo della responsabilizzazione comunitaria.

In quest’ottica, i centri di formazione previsti dal Piano Mattei potrebbero collaborare con i programmi educativi UPF, unendo competenze tecniche e valori etici. Una sinergia di questo tipo potrebbe contribuire a uno sviluppo più integrato, umano e duraturo, in linea con una visione di pace positiva e sostenibile.

Conclusione: una nuova pagina per la cooperazione?

Il Piano Mattei rappresenta un’opportunità per ripensare le relazioni tra Italia e Africa in chiave di equità, sostenibilità e reciprocità. Tuttavia, perché questa visione prenda forma concreta, sarà essenziale affrontare con coraggio le critiche sollevate e costruire meccanismi più inclusivi e trasparenti.

L’adozione di approcci innovativi, come il tavolo di lavoro per l’allineamento dei piani nazionali, potrebbe segnare un punto di svolta. Più che parole, servono azioni rapide, misurabili e condivise.

L’Africa, con la sua gioventù dinamica e le sue risorse straordinarie, può e deve essere protagonista del proprio futuro. La domanda allora è: Italia ed Europa sapranno ascoltarla davvero?

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