28 luglio 2025

Tre percorsi di pace: i vincitori del Sunhak Peace Prize

di Redazione

Il Sunhak Peace Prize premia individui e organizzazioni che si distinguono per il loro contributo alla costruzione di un mondo più giusto, sostenibile e pacifico. L’edizione più recente ha celebrato tre figure straordinarie: una ambientalista, un attivista globale e un innovatore dell’educazione. I loro progetti affrontano sfide cruciali per l’umanità — il cambiamento climatico, la povertà e la formazione di leader etici — e ci mostrano come sia possibile costruire la pace attraverso azioni concrete e visioni coraggiose.

Wera Maathai: l’eredità verde che genera pace

Figlia della celebre Wangari Maathai, premio Nobel per la Pace, Wera Maathai ha raccolto con determinazione il testimone della madre, diventando direttrice del Green Belt Movement nel 2012. Attraverso questa iniziativa ha promosso il rimboschimento in vaste aree del continente africano, piantando decine di milioni di alberi e rivitalizzando comunità locali.

La sua visione è chiara: il degrado ambientale alimenta i conflitti; il ripristino della natura, invece, semina pace. Non si tratta solo di ecologia, ma di giustizia intergenerazionale e di equità di genere.

Nel 2019, Wera è diventata vicepresidente del World Resources Institute, portando il suo messaggio sui grandi palcoscenici internazionali. Attualmente guida l’ambiziosa iniziativa AFR100, che mira a rigenerare 100 milioni di ettari di terre degradate in Africa entro il 2030.

Alla guida anche della Wangari Maathai Foundation, lavora per potenziare le giovani generazioni africane, promuovendo una leadership coraggiosa e orientata al bene comune. Il suo impegno intreccia natura, giustizia e futuro: una vera architettura della pace dal basso.

Hugh Evans: attivismo globale per un mondo senza povertà

A soli 25 anni, l’australiano Hugh Evans ha fondato Global Citizen, una piattaforma innovativa per mobilitare l’opinione pubblica contro la povertà estrema. Il suo obiettivo è audace: eliminare la povertà entro una generazione, creando un mondo equo e inclusivo per tutti.

Evans ha rivoluzionato l’attivismo rendendolo accessibile e coinvolgente, anche attraverso un’app che premia l’impegno sociale con la possibilità di partecipare a grandi eventi, come il Global Citizen Festival, dove si esibiscono artisti di fama mondiale. Non si tratta di raccogliere fondi, ma di stimolare azioni concrete: petizioni, campagne, pressioni sui governi affinché trasformino le promesse in risultati.

Negli ultimi dieci anni, Global Citizen ha mobilitato oltre 49 miliardi di dollari, migliorando la vita di circa 1,3 miliardi di persone. Per Evans, lo sviluppo sostenibile è la via più solida verso una pace autentica.

La sua forza sta nell’aver creato un movimento globale in cui milioni di persone si sentono parte attiva del cambiamento. Un esempio potente di come la cittadinanza responsabile possa diventare strumento di trasformazione.

Patrick G. Awuah Jr.: educare alla leadership etica in Africa

La storia di Patrick Awuah è quella di un ritorno alle radici con uno scopo preciso. Dopo una brillante carriera nella Silicon Valley, ha scelto di rientrare in Ghana per fondare una nuova università: Ashesi University. La sua visione era chiara fin dall’inizio: formare una nuova generazione di leader africani, capaci di coniugare competenza, etica e spirito di servizio.

Oggi, Ashesi è considerata una delle istituzioni universitarie più innovative dell’Africa. Accoglie studenti da oltre trenta paesi e promuove un modello educativo centrato sull’integrità, l’imprenditorialità e l’impegno civico.

Una delle innovazioni più significative introdotte da Awuah è il sistema d’onore, con cui gli studenti si impegnano pubblicamente a mantenere comportamenti etici, anche in assenza di sorveglianza. In un continente spesso segnato da corruzione e instabilità, questo rappresenta un vero atto rivoluzionario.

Awuah crede che l’educazione possa generare un effetto a catena positivo: ogni giovane formato con coscienza e capacità potrà diventare un seme di cambiamento nella propria comunità. Investire nei giovani, afferma, è costruire le fondamenta per una pace duratura.

Un messaggio comune: la pace si costruisce con le mani, il cuore e la visione

Tre storie, tre ambiti diversi, un unico filo conduttore: la convinzione che la pace non sia solo il frutto di trattati e negoziati, ma un processo quotidiano fatto di cura, coraggio e responsabilità.

Wera Maathai rigenera la terra e l’identità dei popoli africani; Hugh Evans mobilita le coscienze per abbattere le disuguaglianze; Patrick Awuah costruisce scuole per coltivare leader onesti.

Il Sunhak Peace Prize di quest’anno ci ricorda che la pace è un’opera collettiva, possibile quando ciascuno offre il proprio talento al servizio dell’umanità.

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