11 marzo 2019

I 70 anni della Dichiarazione dei Diritti Umani

Una conquista ancora non omogenea
A Strasburgo la conferenza sul futuro dell’Europa e dei Diritti Umani

 di Franco Cavalli
Con un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’attentato terroristico ai mercatini di Natale di Strasburgo e per esprimere vicinanza ai familiari e ai feriti, si è aperta il 12 dicembre scorso nella sede del parlamento europeo la conferenza promossa dall’UPF per i 70 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Era infatti il 10 dicembre del 1948 quando l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, attraverso una deliberazione solenne e
con la disposizione che venisse diffusa il più possibile, attraverso la traduzione del testo non solo nelle 5 lingue ufficiali dell’ONU, ma anche in quante altre lingue fosse possibile usando ogni mezzo a disposizione. Ad oggi il testo è disponibile in centinaia di lingue e dialetti, compreso quello dei segni per i sordomuti e anche in “sammarinese” cioè nella forma sammarinese del dialetto romagnolo (e visionabile al seguente link:
Come la pace stessa, anche i diritti umani rappresentano non un punto di arrivo ma una condizione in costante tensione e da difendere in ogni momento. Lo stesso attentato alla vigilia della conferenza l’ha purtroppo dimostrato nuovamente. E proprio per dimostrare che i Diritti Umani sono più forti della politica del terrore, la Francia e le istituzioni europee hanno voluto – seppur con un aumento delle misure di sicurezza – garantire tutte le attività che erano in agenda.

E così il giorno dopo l’attentato, mentre il terrorista Cherif Chekatt risultava ancora in fuga, il Parlamento Europeo ha comunque dato seguito alle numerose attività in agenda, compresa la conferenza dal tema “Europa e il futuro dei diritti umani” promossa e organizzata dall’UPF insieme ad altre organizzazioni (l'Accademia di geopolitica di Parigi, i diritti umani senza frontiere, la Federazione delle donne per la Pace mondiale e l'Associazione internazionale dei parlamentari per la pace).
Una conferenza suddivisa in due sessioni, la prima sul tema "Europa e libertà fondamentali" e la seconda su "Base filosofica dei diritti umani e prospettive future", a cui hanno preso parte numerosi e autorevoli relatori e alla quale hanno assistito un centinaio di partecipanti, tra cui diversi i parlamentari europei, con i loro assistenti e alcuni rappresentanti dei consolati di Strasburgo. Presente anche San Marino, in particolare con il già consigliere e membro dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Gerardo Giovagnoli.
Dopo il minuto di silenzio iniziale, a introdurre la conferenza e aprire poi il successivo dibattito, è stato il Dr. Katsumi  Otsuka, presidente regionale UPF per l'Europa e il Medio Oriente, che ha ricordato come i fondatori dell'UPF, avendo vissuto loro stessi l’esperienza di rifugiati durante la guerra in Corea,  tengano in grande considerazione i diritti umani.
Durante i vari lavori, è stata espressa la preoccupazione per le continue violazioni dei diritti umani che avvengono in diverse parti del mondo, ribadendo al tempo stesso come l’Europa sia un attore chiave nella promozione dei diritti umani a livello internazionale.
Un tema che riguarda anche le maggiori nazioni occidentali, per le possibili contraddizioni tra la posizione delle grandi potenze sui diritti umani e la loro diplomazia internazionale.
Si è parlato della “minaccia dell'islamismo”, sia per l'applicazione dei diritti umani sia per l'integrazione delle comunità islamiche storiche nell'Europa multiculturale. E sono state portate testimonianze di chi ha vissuto direttamente o tramite i ricordi dei propri genitori e parenti a persecuzione sotto i regimi nazista e comunista.
Emblematica al riguardo la frase dell’onorevole Tomáš Zdechovský, eurodeputato per la Repubblica ceca che citando le parole del proprio nonno disse: "Se dormi in una democrazia, ti sveglierai in una dittatura". 
Tra i concetti ribaditi più volte, quello che i diritti umani sono radicati nella natura: la libertà e l'uguaglianza non sono l'invenzione di qualche ordine politico, sono naturali per tutte le persone. Oggi, tuttavia, 70 anni dopo la Dichiarazione, la discriminazione legale impedisce a milioni di persone di godersi la propria libertà.
Uno dei problemi attuali, posto per esempio in evidenza dal dott. Antonio Stango, presidente della Federazione italiana per i diritti umani, il fatto che se da un lato la dichiarazione universale dei diritti umani si pone come base evidente del concetto di "universalismo", consentendo in alcuni casi a nazioni o istituzioni internazionali di intervenire laddove un governo non sta adempiendo ai suoi obblighi verso i suoi cittadini. Dall’altro, l’approccio universalista è minacciato dagli approcci regionali ai diritti umani, creando così una tensione tra la richiesta di universalismo e la difesa dei "valori tradizionali", che portano al relativismo culturale.
La DUDU ha quindi compiuto 70 anni, ma la forza di quei 30 articoli è ancora giovane e la conquista che rappresenta non è omogenea in tutti gli Stati.
Prima della conclusione dei lavori sono stati infine annunciati i due vincitori dell’edizione 2019 del Sunhak Peace Prize, il premio assegnato ogni due anni dall’UPF del valore di un milione di dollari e che andrà all’attivista e modella somala Waris Dirie e all’economista nigeriano Akinwumi  Adesina.

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