20 settembre 2013

Un ulteriore femminicidio, pare per mano di un “matto”, nella carenza di validi servizi sociali!

di Franco Previte
Quanto è ulteriormente accaduto sull’ippovia del Cornor ad Udine, dove un uomo con problemi psichici già in cura nel Centro di Salute mentale, pare, abbia ucciso a coltellate la giovane Silvia Gobbato a Udine,  non ci sorprende affatto, ma ci amareggia, ci fa restare attoniti e sconvolti perché è la continuazione di tristi episodi, di azioni di questo genere che non possono che provenire da una mente oltreché malata, cinica ed orrenda. Dobbiamo allora considerare che i Centri di Salute Mentale sono necessari, ma devono essere riveduti con criteri non solo obbedienti allo spending review, ma in un contesto che tenga concretezza orientati alla sicurezza dei cittadini ed al bene dei sofferenti.
Quella “nebbia della depressione”, che ha colpito in maniera notevole l’anima di quel giovane è dettata da una sottile perversione, una malattia di natura psichica che va curata con prontezza, ma in maniera molto attenta e continua. Questo disordine morale ci induce a domandarci e domandare: queste forme di mancato riconoscimento di profonde e costanti patologie psichiche, dove possono essere curate se sono carenti le strutture necessarie? Dopo questi scandalosi eventi nessuno è esente, perché le Istituzioni, il Parlamento ed il Governo, tutti possiamo fare qualche cosa e quello che non è considerato va ricercato altrove.

L’uomo razionale non lascia niente al caso, ma quando avviene il “fattaccio” e si scopre una amara realtà la famiglia, le strutture sociali, la scuola ed le confessioni religiose che cosa hanno trasmesso agli autori. Considerato quanto avviene nel quotidiano si dovrebbe pensare che ci sono anziani da aiutare, famiglie da assistere, malati che attendono cure e questo chi lo dovrebbe fare se non lo Stato Sociale invece di approvare leggi, per esempio, quella sulla vivisezione trascurando l’umano essere?

Questo “andazzo” rischia di traghettare il n/s Paese, è da molto tempo che lo dico ed è più grave che i giovani e gli adolescenti, verso una cultura dell’egoismo sfrenato del gelo sempre più emergente e dell’indifferenza cogente, da una metodologia che si va affermando autonoma e svincolata da ogni rapporto con le necessità d’ordine sociale.

Purtroppo la guida sociale dei valori della giustizia, della solidarietà, della equità, delle pari opportunità è travisata, anche, nell’autorizzazione all’uso di fattacci che minano le fondamenta dell’etica civile, la superficialità ed immaturità per aver fatto giungere i cittadini a subire gesti insensati ed irreparabili come quello avvenuto ad Udine. Innanzi al grave attentato, l’egoismo e la perversione come nel fattaccio in questione, il presunto autore è stato insensibile al gesto perché ha indossato una incolpevole incoerenza che lo vorrebbe proteggere ed invece lo condanna.

Abbiamo la responsabilità di un severo esame di coscienza, soprattutto le Istituzioni che non sanno “morire” al proprio egoismo politico per rinascere alla vita della solidarietà sociale e dell’educazione civica per non vedere più la cultura di quei episodi, come quello di Udine, che oscurano la sensibilità di qualunque persona, perché quella povera ragazza non è morta per una rapina, per un abuso sessuale, per un femminicidio, ma per la noncuranza delle Istituzioni che sono totalmente disinteressate al problema psichico che tanto danno apporta alla società civile

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