di Filomena Grippa**, Università Cattolica di Milano
Nel mondo occidentale, e in Italia in particolare, le notizie che riguardano il continente africano riferiscono solo di guerre civili, di governi corrotti e violenti, terrorismo e povertà assoluta. Rappresentata come un monolite, ricca di risorse ma incapace di cogliere il suo potenziale, l’Africa ristagna e si riduce a problemi strutturali congeniti ed endogeni, un continente sofferente con un perenne bisogno di aiuto dall’esterno. Eppure, nonostante il peso dell’eredità coloniale, la realtà di società costrette a mutare drasticamente nel giro di pochi decenni e le continue interferenze estere, il continente africano dimostra, come sempre nel corso della sua longeva storia, una straordinaria capacità di resilienza e, soprattutto, di innovazione.
Integrata nella rivisitazione di un immenso patrimonio di tradizione e cultura, il mondo delle start up digitali africane diventa sempre più rilevante, forte di una vivace cultura imprenditoriale, di un rapido sviluppo della capacità di assimilazione delle nuove tecnologie nonostante le problematiche strutturali, e della zona di libero scambio più grande del mondo inaugurata ufficialmente nel 2018, ovvero l’Africa Continental Free Trade Area - AFCFTA - che si stima aumenterà la produzione economica di $29 trilioni entro il 2050. Questi elementi rendono il contesto africano uno spazio pioneristico ideale per l’innovazione commerciale, ospitando oltre la metà dell’utenza di denaro mobile e una ricca rete di start-up digitali impiegate in ogni settore che generano sempre più attrattiva per gli investimenti internazionali. Nonostante rappresentino solo lo 0,2% del valore delle start-up globali a causa dell’ingombro normativo, il gap di competenze digitali e la frammentazione dei mercati, le giovani aziende africane dell’innovazione crescono a un ritmo sei volte più veloce della media internazionale. Dal 2018 il numero di accordi di finanziamenti è più che raddoppiato e le start-up del continente hanno attirato l’attenzione degli investitori esteri. Anche se ha imposto un freno forzato il 2021 ha registrato valori da record. La regione ha chiuso il 2021 a poco meno di $3 miliardi e i finanziamenti raccolti dalle start-up africane sono più che triplicati tra il 2020 e il 2021. Il settore in cui la maggior parte di questi investimenti internazionali si concentrano è la fintech, rappresentando il 61% di tutto il capitale distribuito nel 2021 nel continente. Significativo è però l’impiego delle tecnologie digitali - e di conseguenza delle start-up di riferimento - anche in relazione al settore primario e nella lotta al cambiamento climatico.
In questo senso, le innovazioni delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), la Banca Mondiale e la Banca Africana di Sviluppo (AFDB), con il sostegno dell’Unione africana, stanno fornendo soluzioni locali in Africa, trasformando le imprese e guidando l’imprenditorialità e la crescita economica. In particolare, la tecnologia ICT ha trasformato il volto dell’agricoltura rurale. L’agricoltura e l’agrobusiness sono uno dei cinque settori di investimento prioritari nell'ambito della risposta unificata studiata dall’Africa Investment Forum: Covid-19, energia e cambiamenti climatici, salute, ITC, industrializzazione e commercio. L’agricoltura è uno dei pilastri dell’economia africana, rappresentando il 60 % dell’occupazione e il 30% del suo PIL complessivo, ed è fondamentale per trasformare le aree rurali, ridurre la povertà e facilitare la crescita economica. Questi elementi hanno incentivato l’imprenditoria digitale agricola in tutto il continente e si riflettono nell’azione delle start-up innovative e ad alto contenuto tecnologico di giovani imprenditori come motore di produttività e sostenibilità sociale ed economica. Queste start-up attraverso il telerilevamento, la raccolta dati satellitare e l'utilizzo di tecnologie di telefonia mobile, organizzano informazioni essenziali per i piccoli agricoltori, connettendoli tra loro in una rete digitale e fornendo via SMS informazioni su prezzi al dettaglio dei prodotti, potenziali acquirenti nei mercati locali e informazioni aggiornate su previsioni metereologiche, tendenze e tecniche agricole.
Le proprietà trasformative delle tecnologie ICT in particolare, gli abbattuti costi di comunicazione (decisamente più vantaggiosi di una rete fissa) e la conseguente riduzione della velocità di scambio di informazioni, hanno spezzato il tradizionale isolamento delle comunità rurali, incentivando l’imprenditoria agricola locale e aumentandone la produttività. È giunto il momento di disfarci dell’immagine negativa di un continente sofferente e passivo, mettendo in luce invece le potenzialità e gli incredibili sforzi di una generazione che ripensa ad un nuovo futuro per i propri paesi, spinti forse proprio dalla necessità di far fronte a problemi ormai cronicizzati e che sono in grado, nel lungo periodo, di produrre risultati positivi e significativi.
* Beatrice Nicolini si è laureata in Scienze politiche, indirizzo internazionale, all’Università Cattolica dove è professoressa ordinaria di Storia e istituzioni dell'Africa; Religioni, Conflitti e Schiavitù; Indian Ocean World, IRGA; Master Aseri MIR e Master HR, Scienze linguistiche & Economia.
Dopo numerosi periodi di ricerca d’archivio in Gran Bretagna e in altri paesi europei ed extraeuropei, ha iniziato le sue ricerche in Asia sud-occidentale per poi ampliarle alla Penisola Arabica e all'Africa orientale sub-sahariana (Oceano Indiano, Tanzania, Mozambico) con numerose missioni di ricerca sul campo.
** Filomena Grippa - Laureata Magistrale in Politiche per la Cooperazione allo Sviluppo, Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, Università Cattolica, Milano, collabora con la cattedra di Storia e Istituzioni dell’Africa, Prof.ssa Beatrice Nicolini.
Nessun commento:
Posta un commento