5 luglio 2016

Proteggere i diritti umani fondamentali nel 21° secolo

Laicità e libertà di culto in Italia: report, testimonianze e proposte
Roma, 21 dicembre 2015, 10:00
Palazzo Montecitorio. Sala Aldo Moro

di Peter Zoehrer – Direttore Esecutivo di FOREF Europa

Innanzitutto voglio ringraziarvi del privilegio concessomi di parlarvi in questa prestigiosa sala del parlamento italiano e fare un cordiale ringraziamento a FOB (Federazione europea per la libertà di culto) che ha reso possibile questo incontro. Il mio intervento riguarderà la centralità della libertà religiosa tra i diritti umani fondamentali, le cinque sfide per proteggere questi diritti nel 21° secolo e il significato di autentica tolleranza.
Prima di entrare nel vivo della questione, è necessario chiarire l’interrogativo: cosa si intende per diritti umani? Mai nella storia umana se n’è parlato così tanto quanto oggigiorno. 
Quando si parla di diritti umani, generalmente ci si riferisce alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il documento redatto nel 1948 all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a Parigi.
Sebbene la dichiarazione sia “universale”, in altre parole valida per tutto il mondo, in verità quest’universalità rimane solo un mito. Molto politici non sono consapevoli che esistono due dichiarazioni dei diritti umani: la prima, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 appena menzionata, la seconda, la Dichiarazione del Cairo dei Diritti Umani dell’Islam del 1990, basata sulla Sharia e firmata dai membri degli stati dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC). Entrambe molto diverse tra loro per difendere diritti diversi [sono 57 gli stati membri dell’OIC che hanno firmato la Dichiarazione del Cairo]. Non è una coincidenza che molti di questi paesi facciano parte dei peggiori trasgressori dei diritti umani universali, in particola della libertà religiosa.
Parliamo ora della centralità della libertà religiosa tra il lungo elenco di diritti umani. L’articolo 18 della dichiarazione universale recita: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.” Molti sostenitori dei diritti umani sono convinti che l’art. 18 dovrebbe essere considerato come la “madre dei diritti di libertà”. Quindi, garantire la libertà religiosa è cruciale. Se la si elimina, si toccano altri diritti fondamentali. Tuttavia, libertà religiosa non significa libertà ad obbligare gli altri a seguire la propria religione. Inoltre, libertà religiosa consiste anche nella libertà a dissociarsi da uno specifico gruppo religioso (apostasia).
A fianco all’art. 18 ci sono altri articoli della dichiarazione direttamente legati alla libertà di religione, nello specifico il numero 19 e il 20 trattano il tema della libertà di opinione ed espressione e la libertà di riunione pacifica e associazione. Questi tre articoli [art. 18,19,20) costituiscono la struttura base per lo standard internazionale di libertà religiosa. 
Se finora abbiamo trattato lo standard ideale di libertà religiosa come specificata nella Dichiarazione Universale, passiamo ora alle cinque principali sfide che il mondo sta affontando sul tema dei diritti umani.
La prima sfida è preservare il rispetto per la libertà di culto al di là dell’influenza politica, della dimensione o dell’età delle specifiche comunità di fede. In alcuni paesi europei le religioni dominanti ancora perseguitano o stigmatizzano le minoranze religiose e i nuovi movimenti religiosi (NRM). Negli stati con una religione di stato o una forte maggioranza religiosa, la sfida per popolo e governo è quella di inibire l’oppressione dei piccoli gruppi religiosi, spesso etichettati come sette. Tuttavia, in Russia ad esempio, l’inasprimento verso i nuovi movimenti religiosi, inclusi i testimoni di Geova, è ancora molto comune. Un ulteriore esempio è il problema diventato ormai globale circa la blasfemia e l’apostasia nei paesi islamici. I gruppi cristiani appartengono ancora alle minoranze religiose più perseguitate al mondo.
La sfida successiva è preservare il rispetto per la privacy e le libertà civili come la libertà di associazione e di riunione. Molto spesso i governi sacrificano la privacy dei propri cittadini dietro al pretesto di minacce terroristiche. Per questa ragione, la protezione dei dati in internet o nelle comunicazioni telefoniche è sempre più limitata. Anche l’idea di abolire i contanti ha a che fare con il monitoraggio e il controllo dei movimenti di denaro, spesso spiando privati cittadini innocenti considerati come potenziali sospetti terroristi. Nessuno affronta questo problema bene come Edward Snowden: “Non posso permettere agli Stati Uniti di distruggere le libertà basilari” (l’informatore ha rimarcato che dal 11 settembre il governo degli Stati Uniti ha continuato a ridimensionare il diritto alla privacy e altre libertà basilari dei propri cittadini. Sfortunatamente l’Europa sembra stia emulando gli Stati Uniti nella continua riduzione dei diritti di libertà nel nome della protezione contro il terrorismo)
La terza sfida è prevenire la discriminazione​ in società che stanno diventando sempre più diversificate come conseguenza dell'immigrazione, dei rifugiati e di altri cambiamenti sociali.
Questo è un punto molto importante spesso non compreso: non esiste nessun diritto umano che dice che non possiamo essere offesi! La libertà di parola prevede anche, fino ad un certo livello, quello che le persone potrebbero definire come “discorsi di odio”. Ad esempio, deve poter essere garantita alle chiese, alle organizzazioni non governative o alle associazioni religiose la libertà di criticare l’agenda controversa dei gruppi LGBT. Nessuna pasticceria dovrebbe essere obbligata a fare torte per feste di matrimonio gay. Tuttavia, questo è diventato già un problema legale importante negli Stati Uniti e persino in alcuni paesi europei. Permettetemi di essere chiaro: non esiste nessun diritto umano che dice che si ha diritto a una torta di matrimonio.
Un esempio ancora più tragico è quello di Asia Bibi, una giovane cristiana pakistana condannata alla pena di morte per blasfemia. L’accusa è quella di aver insultato l’Islam. La sua condanna e la sua prigionia hanno provocato un grido di protesta unanime, ma la sua vita è tuttora in pericolo.
Secondo Human Rights Without Frontiers (HRWF), più di mille denunce di blasfemia sono state depositate in Pakistan nel 2014. Nello stesso anno, un altro famoso caso: il blogger saudita Raif Badawi è stato condannato a dieci anni di carcere e a mille frustate. Il crimine? Aver postato articoli sul secolarismo e aver criticato le corrotte autorità saudite sul proprio sito web. Ma la cosa ancora più assurda è che l’avvocato di Badawi è stato condannato a quindici anni di carcere. Il suo crimine? Aver difeso il suo cliente in tribunale. Questo caso è semplicemente vergognoso. La moglie di Badawi, Ensaf Haidar, ha ricevuto il premio Sakharov dal parlamento europeo nel 2015. Lei e i suoi tre figli vivono ora in esilio in Canada.
[…] Qual è la quarta sfida dei diritti umani? Prevenire la discriminazione in società sempre più diverse e multiculturali, risultato di una forte immirazione economica e politica (rifugiati) e altri cambiamenti sociali. Questo è particolarmente vero in società uniformi come quelle dell’Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, ecc. Uno dei maggiori temi di discussione all’interno dei paesi europei riguarda l’abbigliamento religioso, in particolare il burqa e il velo. Ci si chiede anche se persino simboli religiosi come le collane ad esempio debbano essere vietati in pubblico. Francia, Svizzera e altri paesi hanno già introdotto un divieto sul burqa. È importante capire che, dal punto di vista dei diritti fondamentali, non c’è niente di offensivo nel velo islamico (hijab). Il Dr. Rhodes enfatizza che “è contrario ai diritti umani vietare il velo tanto quanto obbligare una donna ad indossarlo”.
La quinta sfida, cruciale per proteggere i diritti umani, è quella di sostenere l’approvazione di uno standard di diritti umani alle Nazioni Unite, sotto la pressione degli stati autoritari. In questo caso parliamo di Cina, Russia e dei paesi membri dell’OIC che stanno cercando di indebolire il sistema dei diritti umani. Purtroppo, l’efficienza del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (HRC) è stata paralizzata perchè una grande percentuale dei membri del consiglio rappresenta paesi che violano notoriamente i diritti umani. Diamo uno sguardo ai membri del consiglio di quest’anno. Tra i membri sono rappresentate nazioni tristemente corrotte come l’Arabia Saudita, la Federazione Russa, la Cina, Cuba o l’Algeria. Francamente si tratta di pura follia.
L’Arabia Saudita è stata eletta presidente della HRC delle Nazioni Unite, nonostante il paese operi sotto la legge della Sharia sia inequivocabilmente uno dei peggiori trasgressori dei diritti umani. Il direttore esecutivo della UN Watch, Hillel Neuer, ha riferito al riguardo: “È scandaloso che le Nazioni Unite scelgano un paese che quest’anno ha decapitato più persone dell’ISIS ad essere a capo di questo organo chiave per la protezione dei diritti umani. I petro-dollari e la politica hanno trionfato sopra i diritti umani”. In Arabia Saudita le persone non possono praticare la loro religione nemmeno nel privato se non sono musulmani sunniti.
[…] Da due anni a questa parte l’Europa sta scrivendo una strategia per la libertà religiosa, la FoRB (o libertà di religione e di credo). Nel giugno 2013 l’Unione Europea ha emanato delle linee guida al fine di monitorare la libertà religiosa al di fuori dei suoi confini. Queste raccomandazioni fanno parte della politica estera della UE. [Le linee guida della FoRB affermano che in linea con lo standard dei diritti umani universali ed europei, la UE e i suoi stati membri si impegnano a rispettare, proteggere e promuovere la FoRB all’interno dei propri confini... [e] di promuovere e proteggere la FoRB nelle azioni di politica estera della UE]
Tuttavia, il problema in Europa è la differenza tra la teoria e la pratica. L’Unione Europea esige dal resto del mondo un  rispetto degli standard dei diritti umani che non sta mostrando all’interno dei suoi stessi confini. Di fatto, la UE non risulta così efficace nell’implementare il principio di libertà religiosa all’interno dei propri stati membri. Per fare un esempio, nel 2011, dopo aver ottenuto i due terzi di maggioranza in parlamento, il primo ministro ungherese, Victor Orban, ha cancellato dal registro delle confessioni religiose, piccole chiese e ridotto la libertà di stampa ai media critici del suo governo.
Ancora, nell’ottobre 2015 il primo ministro David Cameron ha dichiarato: “È chiaro che il Regno Unito sia il miglior partner della Cina in occidente”. Ma il problema è che nazioni occidentali come la Gran Bretagna trovano dei compromessi sui diritti umani al fine di incrementare le proprie relazioni commerciali con la Cina. Quindi, la maggior parte dei leader occidentali sono riluttanti a chiedere chiarimenti al governo cinese sulle gravissime violazioni di diritti umani contro le minoranze uiguri, tibetane, falun gong o cristiane.
Nel mio paese natale c’è stata una notevole proliferazione di burocrazia anti sette: l’Austria, con una popolazione di 8.4 milioni, ha più di 29 uffici anti-sette che lavorano nel paese… Nel 1998 l’Austria ha stabilito l’Ufficio Federale per l’Osservazione delle Sette con sei dipendenti e un budget annuale di 500.000€ (soldi pagati dai contribuenti).
La legge austriaca sulle religioni è a tre livelli
1. Religioni con lo status di privilegio (17 comunità religiose)
2. Comunità confessionali (8 fino ad ora)
3. 600 associazioni religiose (“sette”) la cui libertà religiosa non è garantita dallo stato.
Durante i diciassette anni dall’implementazione delle prime due leggi sulla religione (1998: Ufficio Federale delle Sette & la Legge sulle Comunità Confessionali) ci sono stati miglioramenti. 
Un caso recente: la Chiesa di Unificazione dell’Austria è diventata – dopo quaranta anni di dure persecuzioni – l’ottava comunità confessionale registrata.
In Austria una nuova legge federale sull’Islam (marzo 2015) ha messo 600.000 membri della comunità musulmana sotto una diffidenza generalizzata. Il governo ha ignorato le quasi duecento obiezioni critiche alla legge (fatte da ONG, accademici ed esperti). Dall’altra parte, un grande scandalo: quando il nostro ministro per l’integrazione Sebastian Kurz ha lanciato un’investigazione su 150 asili islamici a Vienna è venuto alla luce che molte istituzioni beneficiarie di soldi pubblici stanno di fatto offrendo una educazione coranica – i cui effetti probabili sono la radicalizzazione dei bambini allo scopo di prepararli per la “jihad”. La città di Vienna, governata dai socialisti e dai partiti verdi, ha sussidiato asili privati con 700 milioni di euro all’anno. Di fatto, stavano pagando per la radicalizzazione “jihadista” con i soldi delle tasse. Si evince come in Austria, dal punto di vista della FoRB, ci siano delle serie incongruenze circa il modo di trattare l’Islam].
Come visto finora, coloro che violano i diritti umani sono spesso gli stati. Per questa ragione è imprtante avere una forte società civile. Organizzazioni per i diritti umani come FOREF sono grate che esistano organi come l’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa (OCSE). L’OCSE ha 57 stati membri ed è una piattaforma molto utile per numerose ONG.
[…] Dal 2002, FOREF ha regolarmente evidenziato i problemi legati ai diritti umani all’interno della struttura dell’OCSE. Lo scorso anno in settembre, FOREF Europa ha tenuto un evento minore all’interno dell’OCSE presentando e analizzando le violazioni alla libertà religiosa da parte di stati come la Francia, l’Austria, l’Ungheria e la Germania.
In ultimo, vorrei toccare il tema dell’autentica tolleranza, in quanto molto spesso le problematiche legate alla libertà religiosa sono collegate alla questione della tolleranza. Il Mahatma Gandhi una volta ha detto: “Ogni civiltà dovrebbe essere giudicata dal modo in cui tratta le proprie minoranze”.
Il fondatore della Croce Rossa, Jean Henri Dunant, ha dichiarato: “Siamo tutti fratelli!”. A proposito, si tratta del primo vincitore del premio Nobel per la pace (1901).
Martin Luther King Jr., il campione del movimento per i diritti civili del 20° secolo, ha mostrato la sua anima quando ha detto: “o viviamo insieme come fratelli oppure perirermo insieme come stupidi”.
La nozione di fratellanza universale è ciò che rappresenta lo spirito originale della Dichirazione Universale dei Diritti Umani. Il primo aricolo forma la base per tutti gli altri articoli: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

Tradotto da Andrea Valgoi

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