di Giuseppe Calì
L'UPF, come sapete, si occupa di tutto ciò
che può contribuire ad una cultura di pace. Sarebbe bello potersi dedicare soltanto
a problematiche estetiche e dissertazioni filosofiche, tuttavia viviamo in
condizioni di emergenza e non possiamo ignorarlo. Tra l'altro, stiamo
attraversando uno dei momenti più complessi della storia umana, dove ogni
tentativo di previsione per il futuro è vano. Le dimensioni di qualsiasi
fenomeno contemporaneo sono sempre di portata mondiale, indipendentemente dal
luogo e dal momento.
Questo periodo, questa "terra di
mezzo" grigia e senza identità precisa, tende a protrarsi oltremodo,
proprio perché non riusciamo a trovare una via d'uscita adatta ai tempi.
Un esempio molto attuale di problematiche mal
comprese è quello delle migrazioni di massa e conseguente (ma ho molti dubbi su
questo) radicamento in nazionalismi e protezionismi vari. La Gran Bretagna che
vota per uscire dall'Europa, l'Austria che erige muri al confine, così come
vorrebbe fare Trump al confine con il Messico e così via. Dopo la tanto
decantata/vituperata globalizzazione, sembrerebbe esserci una specie di
implosione, che cerca di riportare le cose a come erano 40-50 anni fa, quando
l'aria di apparente libertà e l'avanzamento del capitalismo, ci illudevano di
un progresso sociale che non si sarebbe mai fermato.
Ora siamo alle barricate, in casa e fuori
casa. C'è tanta, troppa sofferenza per la gente comune, così come per gli immigrati.
E non dimentichiamoci delle forze dell'ordine costrette a confrontarsi con
situazioni al limite dell'impossibile con mezzi insufficienti.
Una grande fetta della popolazione mondiale sta
lasciando la propria terra per cimentarsi in un esodo, che va addirittura al di
là delle cosiddette proporzioni bibliche, alla ricerca di una terra promessa,
la terra del latte e del miele, che non troverà. Troverà invece sofferenze di
altro tipo, ma non meno crudeli ed ingiuste di quelle che lascia. Dall'altra
parte della barricata, un’altra grande parte di umanità che si sente invasa,
messa in pericolo, offesa nella propria intimità ed identità di popolo.
Chi dovrebbe occuparsi di tutto ciò, perché
demandato a farlo dai popoli stessi, cosa fa? Parla di "accoglienza",
ma poi abbandona a loro stessi ed alla propria disperazione masse infinite di
esseri umani che non sanno come sopravvivere e cadono nella disperazione.
L'accoglienza è un dovere sacrosanto, ma perché li facciamo venire, se poi non
riusciamo a prenderci cura di loro, non sappiamo dove metterli, cosa fargli
fare, come far sì che possano nutrire i propri bambini? C'è chi sa cosa farne,
ma queste sono le organizzazioni criminali e le mafie di tutti i tipi, che come
in tante parti del nostro territorio, si sostituiscono allo stato con
un'efficienza invidiabile.
E cosa fanno le istituzioni per la gente
locale, che si vede espropriata dei propri territori e delle proprie certezze e
sicurezze, persino delle proprie tradizioni religiose?
La denigrazione costante, la propaganda
battente contro chi cerca di proteggere le proprie case, cerca di far passare
per "nazionalisti, retrogradi, egoisti, violenti, stupidi, e via dicendo,
coloro che sollevano legittimamente la questione della sicurezza, dell'identità
religiosa, così come della concorrenza sleale nel lavoro da parte di chi si
accontenta di quattro soldi per necessità, non avendo nulla, per fare ciò che
invece andrebbe pagato di più, sbilanciando completamente il mercato del lavoro
stesso.
Io credo che entrambe le istanze andrebbero
considerate con più saggezza e maturità e non a colpi di propaganda mediatica, accoglienza
fasulla, leggi complicatissime che non risolvono nulla, spiegamento di forze
dell'ordine e costruzione di barriere.
Mi chiedo a questo punto: abbiamo un'idea
della società nella quale vorremmo vivere oggi? Abbiamo formulato, in maniera
abbastanza dettagliata un'ipotesi di sistema sociale adeguato alle sfide in cui
ci troviamo? La sensazione è che si stia viaggiando a vista, seguendo umori,
interessi elettorali, paure, e vantaggi di élite finanziarie, piuttosto che
un'ideale di società sana ed equilibrata.
I vecchi modelli e sistemi non reggono più, sono assolutamente
inadeguati e se c'è qualcuno che lo sostiene, viene ignorato da chi governa, ma
anche da chi va a votare.
La democrazia stessa va ripensata, perché,
così com'è ridotta adesso, è un sistema debole, inadeguato, disorganizzato,
privo di anima e degli ideali di eguaglianza e libertà che l'avevano
generata. Va assolutamente rifondata, ma
per questo bisogna ritornare all'uomo, ad un nuovo umanesimo, che può scaturire
soltanto da una più profonda comprensione della nostra vera natura. Ma per fare
ciò non possiamo ignorare gli ideali religiosi e la Presenza di una Coscienza
Universale che saprebbe bene cosa fare, perché è da essa che l'uomo e la donna
sono stati generati. Un nuovo umanesimo che includa quindi anche una nuova
spiritualità, in armonia con le ultime scoperte scientifiche e con le esigenze
nuove di un'umanità in movimento verso un nuovo modo di vivere, una nuova
società, un nuovo modo di concepire la vita e nuove forme d'integrazione e
collaborazione tra i popoli.
Grazie a Dio, è proprio il caso di dirlo,
esistono oggi tanti "uomini e donne della Provvidenza". Non li
troverete tra chi detiene le leve del potere. Scusate ma non riesco a vederne
nemmeno uno da quelle parti, sarà una mia miopia o forse non è li che bisogna
cercare. Uomini di scienza e ricercatori, maestri ed insegnanti, ispiratori di
spiritualità vera, esperti indipendenti di politica ed economia, operatori
sociali e volontari di organizzazioni umanitarie, difensori dei diritti umani e
così via, sono i veri uomini moderni, costruttori della nuova cultura. È lì che
bisogna cercare, per costruire una rete di collaborazione e condivisione che
possa portare ad una rivoluzione pacifica, silenziosa ma potente, che riporti
al centro il diritto dei diritti: la ricerca della felicità condivisa.
La coscienza umana si sta evolvendo
rapidamente. Anche se tutto sembra andare contro, gli uomini scoprono che la
natura dell'universo in cui vivono è profondamente diversa da come l'abbiamo
creduta fino ad oggi. Ci accorgiamo che tutto ciò che pensavamo di essere era
soltanto un'illusione, il negativo, si può dire, della vera immagine dell'uomo
e della donna, creati "ad immagine e somiglianza di Dio" per essere
felici.
Vorrei, a questo punto, presentarvi un
esempio, uno dei tanti ricercatori di grande valore odierni, che ho scoperto io
stesso di recente: Robert Lanza ed il suo Biocentrismo. Figlio di padre
italiano, apparso sulle copertine di Time e Fortune, medico famoso per le sue
ricerche sulle cellule staminali e definito da New York Times "Uno dei tre
scienziati ancora in vita più importanti dei nostri tempi". Premiato anche
con il "Leone di San Marco per la medicina”, il Dr. Lanza è stato incluso
tra i pensatori della nostra epoca dal Prospect Magazine: "Impegnato per i
modi profondi ed originali in cui tratta le questioni centrali del mondo di
oggi".
Scopritore ed enunciatore del Biocentrismo,
che potrebbe essere uno dei nuovi paradigmi, non solo scientifici, ma
addirittura filosofici, per il prossimo millennio. Una nuova teoria
sull'Universo, costruita sulla fisica quantistica, alla quale aggiunge la sua profonda
conoscenza della Biologia. La sua teoria spiega, tra le tante cose, la vita
dopo la morte, scuotendo così il mondo scientifico e non solo. Vorrei enunciare
qui soltanto brevemente due dei sette principi del Biocentrismo:
Primo Principio: “Ciò che percepiamo come
realtà è un processo che coinvolge la nostra coscienza”. Non esiste realtà al
di fuori della coscienza.
Quinto Principio: "L'universo
è fatto per la vita, il che attribuisce un senso compiuto all'affermazione che
sia la vita a creare l'universo, non il contrario. L'universo è semplicemente
la completa logica spazio-temporale del Se".
L'intelligenza, quindi, precede il Big-Bang. È
la coscienza a creare la materia, quindi non ha alcun senso parlare di morte
della coscienza con la morte del corpo. La coscienza continuerà la sua vita in
una forma a noi oggi non conoscibile.
Salta subito all'occhio la valenza religiosa
di tale ricerca, ma la novità è che il Biocentrismo è una teoria perfettamente
in linea con i criteri della scienza ed ecco perché è stato accolto con tanto
inusuale rispetto dalla comunità scientifica. Fino a poco tempo fa, i pochi che
osavano addentrarsi in questioni simili, venivano ghettizzati e costretti in
speciali "riserve indiane" per scienziati folli. Si vede che i tempi
sono cambiati, ma anche che le argomentazioni si sono evolute insieme alla
nostra coscienza e conoscenza.
Personalmente sono anche molto grato al Rev.
Moon che già più di 60 anni fa insegnava queste stesse verità, anche se la
scienza di allora era ancora, su queste tematiche, allo stato embrionale e ben
lontana da tali conclusioni.
Noi "UPF" vogliamo dare il nostro
contributo al nuovo mondo che sorge costruendo sinergie tra le forze positive, promuovendo
una nuova rivoluzione copernicana del modo di essere e di porsi di fronte alla
vita. Crediamoci e lavoriamo insieme perché il tempo è arrivato!
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