28 dicembre 2015

PENSIERI E VICENDE DEL PROFESSOR KAPPA

Il professor Kappa è un personaggio di alcuni libri di Antonio Saccà. I brani che seguono provengono dal testo di prossima pubblicazione “Il Tramonto dell'alba e l'eclissi dell'io”, Edizioni ARTESCRITTURA. Info: tlisa@mail.com


I
Porgere l'altra guancia a chi ti colpisce, amare il nemico, dare valore al prossimo quanto a noi stessi, queste maniere di comportarsi vengono dalla più sconfinata disillusione sugli altri, dai quali non c'è da sperare che se ti colpiscono una volta non ti colpiscano una seconda volta o si ritraggano, che il nemico cessi l'inimicizia, che il tuo prossimo ti ami come se stesso, non resta che agire da noi indipendenti dall'agire altrui. Si che l'amore assoluto di Gesù Cristo si svincolava dai movimenti esterni, aboliva la contropartita, era, è amore tuo verso il mondo quale che esso sia e irriferito a quel ci dà. Non mi ami, mi odi, non mi consideri quale un secondo te stesso, io ti amerò lo stesso, ti amerò io per ché sei troppo miserabile per concepire che riusciresti ad amarmi, ti amo per pietà, non posso che amarlo io, uno come te!
II
“Come mai, Professor Kappa, lei così laborioso, sempre a studiare, scrivere, discutere, è così mesto, a coglierla di sorpresa, come in questo momento, da parte mia, e sembra uno sconfitto disilluso e rinunciatario? È da tempo che intendevo chiederglielo, ora che siamo soli, me lo permetto. E mi scusi, può anche non rispondermi, o dirmi che sbaglio”, così parlò il Signor Alfa al Professor Kappa, al Bar de Il Ceppo Rosso, presenti il cameriere Leopoldo e il proprietario Anselmo, indaffarati, però, e distanti. “Tre scopi mi hanno ossessionato, capire come mai esiste l'esistente, fermare il tempo, uccidere la morte. Non sono riuscito neanche a immaginare la maniera per affrontare non dico risolvere tali situazioni. Ho deciso di vivere, di essere felice, comunque, certo, ma talvolta, Signor Alfa, talvolta... ”, e il Professor Kappa s’interruppe o perché sopraggiunti il Dottor Gamma e la signorina Ana Alfabeta, forse c'era qualcosa tra i due, o per sue ragioni...

III
Passiamo da un'ansia all'altra, e quando non viviamo un'ansia precisabile, sorge il panico della consapevolezza del nulla e della nostra impotenza radicale.

IV
Ben mediocri quei filosofi che ridicolizzano l'uomo preoccupato che corre da un'ansia all'altra. Che è invece un saggissimo ritrovato per non soccombere al panico del nulla, all'essere di fronte alla radicale impotenza soccombente della condizione umana. Le preoccupazioni ci offrono uno spiraglio di soluzione, almeno. Ma la condizione umana al di là delle preoccupazioni distraenti piomba nel non sapere a che aggrapparsi e consapevolezza oltre che del non sapere, del morire ineluttabile.

V
Qualche minuto di sonno fa ritrovare le energie.

VI
Più che indagare su eventuali scopi di quanto esiste, se ciò che esiste ha dei fini, vorrei capire come mai è venuto all'esistenza l'esistente. Giacomo Leopardi investigò sugli scopi dell'Universo e sul nulla che lo dissolverà, e non scoprì senso e patì il nulla che ci dissolverà senza aver compreso che valga e a qual fine esista il tutto. Ritengo che il non venire a capo dell’esistenza dell'esistente, il come mai esista la realtà, sia coscienza ancor più tragica ed estrema. È incredibile non riuscire a capire come mai esiste la realtà.

VII
Perché c'è l'esistente, che fine ha? Peggio ancora: come mai c'è l'esistente?

VIII
Non è commensurabile la vastità in cui è collocato l'uomo e la miserrima mentalità degli uomini che prendono sul serio le minuzie e ne fanno guerra e trascurano gli spazi materiali e gli universi mentali.

IX
L'infinito, la morte, e l'uomo alle prese con le pulci.

X
La mente di rarissimi uomini è sviluppata al punto di spingersi alla comprensione dell'infinito e della morte, con la magnanimità che ne consegue. Di solito l'uomo è una mente pulce tra menti pulci.

XI
Quanto male infierisce l'uomo sull'uomo per ristrettezza mentale!

XII
Spesso la malvagità viene da ristrettezza mentale.

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