di Franco Previte
Ogni anno il 20 dicembre si celebra la “Giornata dell’handicappato mentale” voluta dall’ONU nel 1971 con la Dichiarazione “Tutela per i diritti dell’handicappato mentale”. Quest’anno ricorre la 44° Giornata ribadendo che “l’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti degli altri esseri umani”. Si domanda: viene ricordata questa Giornata, in questo oceano di silenzi, di globale disinteresse, di intensa litigiosità? Comunque è uno “strumento” molto condiviso dalla comunità internazionale, intesa per raggiungere quei valori e obiettivi per gli handicappati mentali che devono essere ritenuti in grado d’inclusione sociale, quindi persone promosse e protette nella propria dignità.
È stato il risultato del processo d’interazione e integrazione delle persone colpite con deficit psichici, in sintesi una cooperazione internazionale per il miglioramento delle condizioni di persone deboli, soprattutto in quei Paesi più poveri, dove costoro vivono o vivevano in condizioni d’indigenza e povertà. Quindi principi sono stati dettati dall’osservanza della non discriminazione e di eguaglianza, “virtù” spesso dimenticata all’interno delle politiche sociali, come ancora, purtroppo avviene in Italia, dove solo il 3,4% del budget totale dedicato alla Sanità è utilizzato per la cura dei disturbi mentali, mentre in Tanzania è del 7%, in Australia del 10%, in Inghilterra del 12%, in ambito europeo del 5,6%. Quella Dichiarazione ONU quantifica i diritti di tutto il mondo della sofferenza psichica, anche di quella fisica, le quali devono godere degli stessi vantaggi comuni, segno civile di rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. Comunque la patologia mentale colpisce a vari livelli dalla depressione, primo disordine funzionale nel mondo, alla schizofrenia grave e geme, ripeto, sempre sotto le ceneri del silenzio e dell’indifferenza più assoluta. Colpisce circa il 20% della popolazione, il 16% da varie forme di disagio mentale e il 4% di disordini mentali, in maniera sempre più crescente in persone di età diversa, specie i giovani ed anche gli adolescenti. Siamo ormai del parere e consapevoli che i diritti fondamentali e umani sono la base della democrazia, la quale deve corrispondere a tutte le esigenze della giustizia e della socialità, ripeto, sempre più spesso sottoposta ai mutamenti politici o della volontà popolare e dobbiamo essere tutti, specie i cattolici, a vigilare intensamente affinché questi invalidi non siano sacrificati sull’altare di una politica miope del quotidiano. La situazione è assai grave, specie quella di fronte ai disagi dei cittadini e alle sofferenze delle famiglie, che restano nel limbo del silenzio e della dimenticanza. Quali cittadini e cattolici poi, assistiamo a tentativi di legalizzare l’eutanasia, che non abbiamo alcuna esitazione a definire “ mascherata”, un’omissione di soccorso fuori, per ora (?), dall’Ordinamento Giuridico, un aborto selettivo adoperato per “liquidare” i nascituri imperfetti, una forte sterilizzazione per “frenare” la diffusione di handicap genetici, tutti “ elementi” che offendono la dignità della persona. Per anni c’è stato ed è tuttora in vigore un velato, incomprensibile e vergognoso silenzio sul pianeta follia, sulle condizioni in cui “vivono” le famiglie dei malati psichici, eppure la schizofrenia e la depressione-ansia, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce oltre il 2% della popolazione di tutti i 5 Continenti, mentre in Italia sono circa 10 milioni i disturbati mentali. Ogni tanto i mass media riportano inchieste, interviste, denunce, ma tutto finisce col calar della notte, piene di parole prive di continuità, mentre le tanto decantate “riforme” restano sulla carta, come le leggi 180 e 833, quelle leggi che hanno chiuso i “manicomi”, che vengono disattese! Si perde tempo e non ci si accorge che questa malattia continua a mietere le sue vittime, a volte innocenti, soprattutto fra i giovani e qualche persona ne dovrà rispondere alla propria coscienza! Questa “problematica” ha bisogno di una legislazione adeguata ed efficace, “fuori” da ogni sistema burocratico, attesa da ben 36 anni, perché il rispetto della dignità del malato è essenziale in una società che vuol essere civile. La speranza priva di realismo e il realismo privo di speranza non possono aiutare a capire il senso di questo “problema”! Questo è solo una parte del vero problema e non abbiamo alcun dubbio che anche di questa “44° Giornata dell’handicappato mentale” non resterà nemmeno un minimo ricordo.
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