A cura del Prof. Antonio Saccà
Quando Adamo ed Eva furono
scacciati, al modo che sappiamo, dal Paradiso Terrestre, i loro discendenti
sulla terra non paradisiaca dovettero sudare per sopravvivere e tramandare le
generazioni con doloroso parto delle donne, così aveva deciso il Dio ebraico
per avere Adamo ed Eva violato l'imperativo di non consumare frutto dall'Albero
che dava la cognizione del bene e del male. Anche se in quei remotissimi tempi
i viventi duravano centinaia e centinaia di anni, tuttavia morivano, e qualcuno
ha assunto rilievo determinante, fondamentale, tra i pochi, Abramo. Uscito da
Ur, in cerca di luoghi da viverci e prosperare, Abram ha come sostegno il suo
Dio, al quale è vincolatissimo, e il suo Dio lo ripaga, lo consiglia, lo guida,
gli assicura potenza, ricchezza, discendenza. In terra egizia, terra feroce per
gli ebrei, Abramo, con l'avvenente moglie Sarah, per evitare di essere ucciso e
rapito di Sarah, la finge sorella, la concede a Faraone che lo arricchisce,
finché Dio non contrasta il connubio, Faraone, intimorito, rende Sarah ad
Abramo, che, carico di beni, insieme a Lot, a Sarah, ai servi esce dall'Egitto.
La ricchezza e le promesse di terre non appagano Abramo, non ha figli dalla
bella Sarah, la quale, era costume dell'epoca, le offre un'ancella, Agar,
perché Abramo continui la sua stirpe.
Agar, piena del figlio nascituro,
oltraggia Sarah, che se ne duole con Abramo, il quale consegna Agar e il nato
Ismaele a Sarah, che li umilia e allontana. Vagante, Agar è soccorsa da un
Angelo che le promette fortuna e grandezza. Dio concede a Sarah di rifiorire e
concepisce il figlio che seguirà il seme di Abramo, Isacco. Ma in tal modo è
posto l'inizio di un contrasto che infiammerà i millenni a venire. Chi è
veramente il discendente di Dio, e di quale Dio, il Dio creduto da Abramo o
creduto da Ismaele? Gli ebrei attingeranno al loro Dio nella discendenza da
Abramo ad Isacco: i mussulmani ,quando sorgeranno, si trarranno dalla
discendenza di Ismaele. Non ci sarebbe da questionare, se ciascuno rivendicasse
un proprio Dio, concedendo agli altri il loro Dio. Ma non fu e non è così, con
immani conseguenze. Perseguitati, errabondi, fedelissimi al loro Dio e ai culti
propri, certi, in ogni caso, che Dio, pur nelle più terribili angustie, li
predilige e li volgerà al trionfo, grandiosi suscitatori di talune tra le opere
più interne alla tragica condizione umana, Il Libro di Giobbe, L'Ecclesiaste, o
più esaltati nella gioia di vivere, Il Cantico dei Cantici, protesi al futuro,
ad una Terra Promessa in questo mondo, conservatori della memoria come nessun
altro popolo, giacché la loro patria è
la memoria, critici di ogni realtà che assolutizza se stessa, uniti,
combattuti, spesso, tra appartenenza e nazione, difensori talvolta estremi dei
reietti, gli esclusi, e del superamento delle Patrie, gli ebrei costituiscono
un aspetto decisivo della civiltà umana, e nell'epoca moderna ciò che ha valore
nella scienza e nel pensiero, lo si deve sovente ad essi. Se l'ebraismo è un
patto tra Dio e il popolo ebreo per la fortuna di questo popolo nel Mondo, il
Cristianesimo è l'opposto. L'interpretazione che Gesù sia un ebreo che ormai
sfiduciato nella vittoria mondana concepisce una vittoria oltreterrena è
plausibile. Evidentemente sul piano storico, non trascendente. Gesù nasce
povero e da poveri. È un sovvertimento. Di regola Profeti, Messia, Inviati sono
di stirpe regale o aristocratica. Certo, Cristo viene da Davide ma, in ogni
caso, nasce in totale umiltà. È fraterno agli ultimi. È il Messia dei vinti, i
malati, i sofferenti, i miseri. Li ama. Li vuole risarcire. E concepisce la
speranza suprema: chi non ha in Terra, avrà in Cielo. Un Dio Padre, buono,
benevolo, soccorrevole ha staccato da Sé il figlio, Gesù, e lo dona agli uomini
per dire a costoro che non finiranno
l'esistenza nelle angustie espiatorie del peccato originale, allorché Eva peccò
e fece peccare Adamo dannando l'intera specie umana. No, non avverrà la
dannazione. Gesù s’immolerà, pagando Lui per tutti, e credendo nel sacrificio
di Gesù e ben operando le porte dell'Aldilà si riapriranno per gli uomini.
Basterà credere nel sacrificio di Cristo? Occorrono anche le buone opere? Accadranno
feroci interpretazioni, a riguardo. Bisogna amare anche il nemico? Se la
religione ebraica è religione di potenza del popolo eletto, gli ebrei, il
cristianesimo non rischia di farsi religione dei soccombenti? Sarà il
Cattolicesimo a sciogliere molte complessità del cristianesimo, per chi crede,
naturalmente. Il Cattolicesimo adoperò le masse cristiane per il risorgimento
dell'Impero Romano, istaurando un trionfo di civiltà, in specie nell'arte, che
non ha eguali o non aveva eguali, e tanto più “usò” il cristianesimo a fini
Cattolici Romani continuò la grandezza italica ed europea. Il rischio è che sia
il cristianesimo degli sconfitti a prevalere sul Cattolicesimo Imperiale. Con
l'Islamismo e Maometto torniamo alla potenza esplicita. Maometto è di stirpe
illustre, perduti i genitori, un avo, quindi uno zio lo prendono. Giovane sposa
una vedova ricca e di maggiore età, le cura i beni, viaggia, conosce il suo
popolo, le religioni idolatre dei Meccani, l'ebraismo, il cristianesimo, ed ha
una visione immane, che Egli è l'Inviato di Allah, una divinità esistente nella
terra arabica, ma che Maometto stabilisce come Dio unico, assoluto,
inassociabile, dunque antitrinitario e simile al Dio ebraico. E tuttavia
l'impresa sconvolgente di Maometto è l'aver attinto la discendenza di Abramo da
Ismaele e di stabilire che le “figure”
dell'Antico e del Nuovo Testamento, da Abramo, Mosè, Gesù Cristo, Maria... sono
fedeli di Allah, ed è una appropriazione indebita ritenerle fondatrici della
religione ebraica o cristiana. Particolarmente devoto di Allah è Gesù Cristo,
il quale proclama di non essersi mai ritenuto Dio e Figlio di Dio! Il sigillo
definitivo a questo totalitarismo è che l'Islam e Maometto, ultimi in ordine di
tempo sarebbero la conclusione del monoteismo. Esisterebbe una sola religione
vera, dunque, l'Islamica, ebraismo e cristianesimo attribuirono a un Dio errato
quel che era di Allah. Le sacre scritture ebraiche e cristiane sarebbero
alterazioni de ‘Il Corano’, il solo testo autentico del solo Dio autentico,
Allah. Ebrei e Cristiani risultano inconsistenti e fallaci. L'islamismo vuole,
impone il trionfo universale, giacché il fedele islamico non può tollerare la
presenza degli infedeli e tanto più mostra di essere un buon fedele se combatte
gli infedeli. Il totalitarismo musulmano, di rappresentare il compendio
veritiero dell'ebraismo e del cristianesimo rende problematica la coesistenza.
In tempi di vaste migrazioni è necessario conoscere qualcosa degli ospitati e
degli ospitanti. Quanti sanno che per gli islamici Mosè e Cristo sono musulmani
e Cristo proclama di non essere devoto che ad Allah e di non essere Dio! Che
per gli islamici è idolatria la raffigurazione d’immagini divine? Che colui il
quale si converte dall'Islam o non crede è sommamente punibile? Non si tratta
di criticare ma di conoscere. Almeno conoscere. In vero, una faccenda è
convivere nella diversità, ben altro considerare la diversità, una anomalia da
eliminare, prima o dopo! Maometto ebbe mogli, figli, fu un guerriero, impresse
un ideale di vittoria secondo la più radicale obbedienza ad Allah, una
devozione fiera, in pochi anni dopo la Sua morte, 632 d. C. l'islamismo
dilagava nel Mediterraneo e nelle terre arabiche, e da allora che cerca di
conquistare l'Europa. Il Mediterraneo bizantino e romano si spezzò.
Quest'articolo uscirà sul 1° numero del 2016 de "Il Borghese" diretto da Claudio Tedeschi
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