Ginevra, Svizzera, Sede Nazioni Unite, 23 Settembre, 2011
Franco Cavalli
Il multiculturalismo è un contributo alla pace? È stata questa la domanda pervasiva che ha caratterizzato tutti e due i giorni di conferenze organizzati dall’UPF Europa a Ginevra il 23 e 24 settembre 2011, alla quale hanno preso parte circa 150 persone provenienti da diversi paesi, principalmente europei.
Personalmente è la seconda volta che mi capita di partecipare ad una sessione di lavoro internazionale dell’UPF. E in questo caso, più del precedente, devo rilevare che si è trattata di un’esperienza coinvolgente e stimolante.
Le relazioni e i dibattiti si sono sviluppati in ben 10 sessioni di lavoro, cinque per giorno, una delle quali particolarmente diversa dalle altre in quanto caratterizzata da una simulazione.
Diversi i sottotemi trattati durante le varie sessioni per sviluppare quello principale, riguardanti la situazione dei migranti, il modello di consiglio interreligioso alle Nazioni Unite (proposto dal Reverendo Moon nel 2000 all’Onu e supportato al momento da 17 paesi), la cooperazione interreligiosa e interculturale, i diritti umani, la donna e lo sviluppo e i programmi educativi e le istituzioni.
C’è da premettere che la location del primo giorno - le Nazioni Unite di Ginevra - ha consentito di entrare ancora di più nella comprensione del tema trattato, contribuendo a creare quell’atmosfera di rispetto fondamentale per l’instaurazione, tra i partecipanti, di un rapporto paritetico nonostante le differenti provenienze, culture, tradizioni, esperienze e quant’altro.
Ovviamente, più di questo, è stato il livello e la preparazione dei relatori che ha fornito gli strumenti e dato corpo al tema della due giorni.
LE SESSIONI
Per quanto riguarda gli argomenti salienti affrontati durante le sessioni di lavoro, la prima (Government & Migration) verteva sulla situazione dei migranti, ormai una caratteristica che riguarda numerosi paesi e che nella sua totalità, coinvolge così tanti milioni di persone da poter essere considerata la quinta nazione al mondo per popolazione. E la questione dei migranti è caratterizzata da una molteplicità di aspetti, come ad esempio i regolari, gli irregolari, i rifugiati, ecc… categorie che forse – è stato sottolineato dai relatori, tra cui anche ex ministri degli Esteri, della Giustizia, della Difesa e alcuni ambasciatori - non sono più sufficienti per classificare la totalità dei migranti oggi nel mondo.
È vero che “il limite della nostra libertà è quando si incontra la libertà del nostro vicino?”.
Altro aspetto importante, la riflessione attorno al multiculturalismo e più in generale, al concetto di
INTEGRAZIONE, ormai una necessità di molti nazioni del mondo globalizzato.
Partendo dal presupposto – come è stato più volte sottolineato - che ignoranza e pregiudizi sono la principale causa di conflitti e povertà, l’indirizzo preponderante è stato quello di indicare nella cooperazione (in campo scientifico, culturale, tecnologico, ecc..) la via per una possibile soluzione.
Pietra miliare di tale presupposto la Dichiarazione universale sulla diversità (culturale) approvata il 2 novembre del 2001 a Parigi.
Dai relatori, in particolare dai rappresentanti dell’Organizzazione internazionale dei migranti (I.O.M.) è stato evidenziato come il problema principale di una società o comunque di qualsiasi realtà multietnica o multiculturale, sia l’integrazione. Integrazione che può essere raggiunta attraverso due strade: quella dell’assimilazione e quella del multiculturalismo.
Nel primo caso saremo di fronte ad un adattamento dei migranti alle tradizioni del nuovo paese in cui si ritrovano. Tale formula ha però un limite nel rischio di incoraggiare la discriminazione.
Nel caso del multiculturalismo si verifica invece il mantenimento delle proprie tradizioni, trasformando la diversità in un arricchimento, che porta di sicuro - secondo i principali relatori - ad un contributo per la pace in quanto permette di capire il punto di vista degli altri.
Citato per l’occasione l’esempio della città di Ginevra, come una realtà in cui è presente un rispetto reciproco tra le diverse rappresentanze. Rispetto che deve essere completo, anche dell’intimità. Solo infatti, passando dalla tolleranza e dal rispetto si può giungere alla cooperazione, vera azione di pace.
A riprova del sostegno di tale ipotesi di integrazione, rispetto alla semplice assimilazione, è stato citato l’esempio della seconda guerra mondiale, dove gli ebrei, in Germania, erano perfettamente integrati nella società, a veri livelli, ma sono stati comunque perseguitati.
Per questo bisogna guardare alle “molte” cose che si hanno in comune piuttosto che alle differenze.
Il multiculturalismo infatti, è integrazione senza assimilazione.
Un termine di riflessione sull’aspetto interreligioso, l’ha fornito l’ex segretario del Consiglio d’Europa Walter Schwimmer che ha dichiarato come l’affermare che si faccia una guerra in nome di dio sia una blasfemia.
Dalla riflessione, i relatori hanno concordato su alcuni aspetti comuni delle varie religioni, soprattutto quello riguardante Dio, paragonato, nel caso specifico ad un oceano. Esistono molte religioni, che appunto hanno i loro dei, e possono essere considerate come una moltitudine di fiumi che alla fine portano l’acqua allo stesso oceano. Ogni religione infatti persegue gli stessi ideali quali la divinità, la pace, la non violenza. Altro concetto comune, quello dell’amore, considerato “manifestazione della verità”.
Tornando ad affrontare gli aspetti della società, nell’ambito della sessione dedicata alla cooperazione interculturale e ai diritti umani, uno dei riconoscimenti condivisi, il fatto che uno dei principali valori dell’Europa sia la solidarietà. Da qui si è partiti per riaffermare come il multiculturalismo sia molto di più di un contributo alla pace.
Parlando di sviluppo e della situazione della donna si è posto in evidenza come ad esempio dei 49 segretari generali delle Nazioni unite che si sono succeduti dall’istituzione fino ad oggi, le donne siano state solo due.
Seguendo comunque l’evoluzione della società, si comprende come il multiculturalismo sia una realtà inevitabile e quindi serve trovare forme per favorire l’integrazione. Tra gli strumenti indicati con più forza sono stati evidenziati i social media, in quanto la comprensione (in primo luogo della lingua) è la rotta principale alla pace.
Importante quindi nell’analisi delle fondamenta della società, il ruolo dato alla famiglia e all’educazione.
Tra le affermazioni più interessanti, l’assunto che “l’educazione è importante solo se serve a far diventare il bambino più umano.
Di qui lo sviluppo del concetto probabilmente più riuscito e di sintesi della due giorni, ovvero che l’integrazione migliore non è data dal semplice multiculturalismo, ma dall’INTERCULTURALISMO, dove appunto al concetto di “molteplice” viene aggiunto e sovrapposto quello di “integrazione”.
Dal mio personale punto di vista, un aiuto alla comprensione di questo aspetto può venir dato dallo studio della medicina. È ormai universalmente riconosciuto che nell’evoluzione della specie un contributo al rafforzamento del genere umano, l’ha fornito il mescolamento genetico in quanto generatore di arricchimento (genetico), laddove invece, una società chiusa produce al contrario, nel tempo, un impoverimento genetico.
Il mescolamento è quindi indice di rafforzamento.
Così l’interculturalismo, ovvero l’interazione (mescolamento) produce arricchimento e rafforzamento dalla presenza del multiculturalismo. Senza interazione infatti, la semplice presenza di culture differenti si paleserebbe nella società come una serie di insiemi non omogenei e quindi a rischio di incomprensioni e addirittura conflittualità.
Uno degli ultimi aspetti fondamentali trattati, è stato infine quello della risoluzione dei conflitti e più in generale del passaggio da una cultura del conflitto che ha caratterizzato la storia, anche quella recente dell’umanità, ad una cultura della pace.
Se da un lato l’armonia è ciò che in generale ogni individuo desidera, il conflitto è spesso ciò che sperimenta. Ma il conflitto è fonte di stress, rabbia, ecc… Il conflitto si può avvenire tra persone, può crescere a livello sociale e arrivare fino alla guerra.
La soluzione quindi è di cercare di risolvere le cause che portano al conflitto altrimenti non si risolvono ma si ripetono. Per questo sono stati indicati tre passaggi, tre differenti livelli da superare per arrivare alla risoluzione del conflitto:
- Riflettere e riorientarsi
- L’inversione e restituzione
- Riconciliazione e rinnovamento
Senza il superamento di tutti e tre i passaggi non c’è risoluzione del conflitto, che rischia quindi di restare o latente o manifesto.
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Erano due, a mio parere, i temi principali della due giorni. A quello relativo allo stesso titolo della conferenza (Multiculturalismo), si può infatti aggiungere l’aspetto riguardante la risoluzione dei conflitti. Entrambi infatti rappresentano “un contributo alla pace” e quindi rispondono alla domanda stessa che è il tema della conferenza di Ginevra.
Dal mio punto di vista, gli aspetti relativi al secondo tema, sviluppato per lo più nella seconda giornata, sia tramite alcune relazioni, sia nell’esempio fornito con la simulazione, possono essere comuni anche ad altri ambiti. Passare dal capire la causa o le cause generatrici di conflitto, affrontarne gli aspetti, risolverli, superarli, riparare agli errori e riconciliarsi sono infatti lezioni che si sperimentano e vivono che possono riguardare la politica, la vita sociale, la scuola, la famiglia, ecc…
Il tema del multiculturalismo e soprattutto della definizione/evoluzione in Interculturalismo, è quello che invece più mi ha affascinato.
Nel febbraio scorso, il primo ministro inglese David Cameron dichiarò a Monaco che “abbiamo incoraggiato le differenze culturali a vivere vite separate… Non siamo riusciti a fornire una visione della società a cui sentire di voler appartenere”. In risposta il consiglio islamico della Gran Bretagna rispose che la loro comunità sono ancora trattati “come parte del problema invece di parte della soluzione”. Il discorso di Cameron seguiva quello di altri leader europei sul fallimento del multiculturalismo.
Questo aspetto è stato ovviamente ripreso durante la conferenza di Ginevra e anche lo stesso Dr. Yong Cheon Song nella sua introduzione alla conferenza di Ginevra ha ricordato tali dichiarazioni (come hanno fatto in seguito anche alcuni relatori).
Una delle formule più ripetute è stata quella del raggiungimento della pace attraversi la cooperazione che si attua con un dialogo e un confronto mirato a scoprire cosa c’è di meglio nell’altro. È per questo che mi trovo sostanzialmente d’accordo con il concetto di interculturalismo, intero come interazione tra le diverse (o per dirla con il neologismo attuale “multi”) culture.
Il problema dell’integrazione è comunque complesso e non può di certo trovare una soluzione definitiva attraverso una formula semplicistica “diversità-dialogo-comprensione dell’altro”. Credo possa tuttavia, indicare la strada giusta da seguire.
Per quanto gli aspetti organizzativi, ritengo che l’approccio di lavoro della due giorni sia stato molto intenso, soprattutto il primo giorno. Nel secondo, dopo l’approfondimento di alcuni aspetti, in particolare quello relativo alla risoluzione dei conflitti, è stata creata una simulazione in cui è stata raffigurata una mediazione tra due realtà in conflitto per la ricerca di una soluzione condivisa. La simulazione è terminata prima del raggiungimento di un accordo, anche perché lo scopo non era il trovare la soluzione al conflitto “immaginario” ricreato, quanto l’affrontare le varie fasi della mediazione fondamentali per la risoluzione.
A parte questo aspetto quasi di “sperimentazione” dei concetti affrontati e discussi durante le varie sessioni, ho trovato la due giorni orientata un po’ più alla “teoria” che alla “pratica”.
Riguardo al alcuni argomenti, in particolare sui migranti, ritengo che si sarebbe potuto essere anche un po’ più incisivi fornendo qualche report dell’Onu, o dell’UNHCHR. A volte numeri e cifre possono aiutare.
Infine, per aumentare e rendere più efficace l’interazione tra i partecipanti, si sarebbero potuti proporre dei momenti di lavori di gruppo, sacrificando magari una lezione in plenaria a favore di momenti di lavoro e riflessione sulle tematiche affrontate, consentendo così una maggiore comprensione dei concetti esposti e sviluppando al contempo un rapporto più interattivo tra i partecipanti.
Il valore comunque dei relatori e dell’esposizione è stato sicuramente di livello, e il giudizio sulla due giorni non può esser più che positivo.
RINGRAZIAMENTI
Intendo concludere questa mia relazione con dei sentiti ringraziamenti a Giorgio Gasperoni, che nel mio caso ha “investito” in pazienza e tenacia e a cui devo anche questa splendida opportunità di essere qui dopo essere stato così felice della possibilità e del risultato di partecipare alla conferenza a Ginevra dell’Upf.
Grazie
DI SEGUITO L’ELENCO DI TUTTI I RELATORI ALLA DUE GIORNI UPF:
Mr. Heiner W. Handschin, SG, UPF- Europe,
Dr. Yong Cheon Song, Chair, UPF- Europe,
Amb. Makarim Wibisono, Executive Director, ASEAN Foundation,
Ms. Monica Malek, Integration Dept, Ministry of Justice and Police, Switzerland,
HE Willem van Eekelen, former Minister of Defense, Netherlands,
Mr. Omar Mohideen Bawa,
Ms. Rachel Brady (Austria),
Mr. Houda Balti (Austria),
Ms Elisa Ferrete (Switzerland),
Mr. Mutua Kobia;
Ms. Lica de Guzman (Switzerland),
Ms. Neelam Rose (GB),
Mr. Karthik Ragavan (Switzerland),
Mr. Ilja Sichrovsky (Austria),
Mr. Sundeep Singh (Norway),
Ms. Cathlene Dumas (USA),
Prof. Adrian Holderegger, Department Ethics and Moral Theology, University of Fribourg Switzerland,
Dr. Walter Schwimmer, former SG Council of Europe,
Rev. Dr. Wm. McComish, Dean Emeritus Geneva Cathedral,
Mr. Neil Buhne, Director, Bureau for Crisis Prevention and Recovery, Geneva Liaison Office,
Dr. Bashy Quraishy, President, European Network against Racism (2001-2007),
Dr. Jesus Domingo, Minister at Mission of Philippines in Geneva,
Ms. Blandine Mollard, Gender Issues Coordination, Int’l Organization for Migration,
Ms. Nicole Heydari- Cultural Analyst with Coalition Forces in Afghanistan,
Ms. Carolyn Handschin, President, WFWPI- Europe,
Prof. Richard Friedli,
Prof. Emeritus, Department of Science of Religion, University of Fribourg – Switzerland,
Ms. Christine Aghazarm, Migration Research Division, Int’l Organization for Migration (IOM),
Mr. Jack Corley, Chairman, Universal Peace Federation, UK,
Ms. Ruveni Wijesekera, Swiss Development Academy (SAD).
Per approfondimenti:
http://www.giia.ch/joomla/images/ELC-9-2011/reports/ELC%20Geneva.pdflink
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