5 settembre 2025

VIOLENTO TERREMOTO NELL’AFGHANISTAN ORIENTALE. MOLTE VITTIME ED INGENTI DANNI, MA NOTEVOLE È LA FORZA SPIRITUALE DIMOSTRATA DAGLI ABITANTI

Emilio Asti

Poco prima della mezzanotte del 31 agosto, quando molti stavano già dormendo, un violento sisma di

magnitudo 6 della scala Richter, calcolato a una profondità di 8 km dal suolo, con epicentro a circa 40 km dalla città di Jalalabad, capoluogo della provincia di Nangahar nell’Afghanistan orientale, non lontana dal confine pakistano, ha colpito quella zona. Si sono poi verificate scosse di assestamento, che hanno aggravato la situazione e provocato ulteriore panico tra la popolazione, già duramente colpita. Oltre alla provincia di Nangahar il terremoto ha colpito anche le province di Kunar e Laghman, a ridosso del confine col Pakistan. L’effetto si è fatto sentire anche in altre zone del Paese e nella parte occidentale del Pakistan. Si calcola che vi siano stati circa 1500 morti ed oltre 3000 feriti, ma probabilmente, anche secondo la Mezzaluna Rossa afgana, la principale organizzazione umanitaria del Paese, il bilancio delle vittime pare purtroppo destinato ad aumentare.

Alcuni miei amici che vivono in quella zona, con cui ero da tempo a contatto, seguendo le loro vicende anche da lontano, mi hanno inviato alcune immagini, accompagnate da racconti drammatici; alcuni loro parenti sono morti a causa del sisma, ma sono certi della sopravvivenza dello spirito dei loro congiunti dopo la morte fisica.

In base alle informazioni da loro ricevute in alcune aree il terremoto è stato particolarmente distruttivo e nel giro di pochissimo tempo interi villaggi sono stati rasi al suolo, le immagini giunte mostrano infatti scenari di devastazione, case crollate e cumuli di detriti, anche il bestiame è morto. L’area di Kunar, una delle più remote dell’Afghanistan, attraversata dal fiume omonimo, con montagne scoscese e valli profonde, è quella che ha sofferto i danni peggiori. Il forte sisma ha provocato diverse frane che hanno bloccato alcune strade e gli sforzi delle squadre di soccorso hanno incontrato grosse difficoltà, ma, pur non disponendo di mezzi adeguati, si sono mostrate all’altezza della situazione, affrontando rischi e pericoli. Spostarsi nel Paese non è impresa facile neppure in condizioni normali, per raggiungere tali zone sono necessarie alcune ore di cammino. Il terreno montuoso ed impervio rende difficile le operazioni di soccorso, che procedono con estrema difficoltà.

Nell’impossibilità di raggiungere le zone disastrate, situate nelle zone più remote, sono prontamente intervenuti gli elicotteri per evacuare i feriti più gravi. In parecchi villaggi, le abitazioni, costruite con fango, legno e pietra, non hanno resistito alla violenza del sisma. Vi sono ancora molte persone intrappolate sotto le macerie, e si continua a scavare e rimuovere le macerie anche a mani nude alla ricerca dei sopravvissuti, recitando preghiere ed invocazioni a Dio, pur nella terribile angoscia, anche al fine di spezzare la tensione; gli interventi non hanno conosciuto battute d’arresto e al momento attuale stanno ancora lavorando a tutto spiano e continua la ricerca dei dispersi. I soccorsi sono rallentati dalle condizioni impervie del territorio, nelle zone difficilmente raggiungibili i feriti vengono trasportati su barelle di fortuna, gli ospedali, pieni di feriti, sono al collasso. Anche alcuni edifici nelle città hanno subito ingenti danni, ma il numero delle vittime è stato minore. Vi è un numero imprecisato di sfollati, rimasti senza casa, privi di cibo, acqua e riparo. 

Non bisogna dimenticare che il territorio afgano presenta un elevato rischio sismico, dovuto alla collocazione geologica dell’Afghanistan situato tra la placca indiana e quella euroasiatica. Non è quindi la prima volta che un sisma colpisce l’Afghanistan, senza andare troppo lontano nel tempo, nel 2023 un violento terremoto nella regione occidentale del Paese provocò molte vittime. Occorre non dimenticare che in Afghanistan, a lungo tormentato da sanguinosi conflitti e in preda a una crisi umanitaria per molti, soprattutto nei villaggi, la vita significa sopravvivere con il minimo indispensabile, senza poter contare su nessun tipo di aiuto e l’esistenza rappresenta una sfida quotidiana, senza alcun tipo di servizi moderni. In molti in tutto il Paese, nonostante la povertà dei mezzi materiali, si sono mobilitati, offrendosi volontari per le operazioni di soccorso. In questo tragico momento molti hanno deciso di donare il sangue e, pur nel timore che la terra possa tremare ancora, parecchi sono accorsi nelle aree colpite, pronti ad affrontare i rischi che ciò comporta, certi dell’aiuto divino. L’orgoglio di appartenere alla comunità si manifesta anche attraverso l’aiuto disinteressato a coloro che soffrono.

Il Pakistan, l’Iran e l’India hanno dichiarato la propria disponibilità ad inviare aiuti. Il governo afgano, pur nella povertà dei mezzi a disposizione, ha deciso di stanziare una somma per le vittime del terremoto, Zabihullah Mujahid, portavoce del governo afgano, ha rivolto un appello alla comunità internazionale chiedendo con urgenza aiuti umanitari. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha manifestato la sua totale solidarietà al popolo afgano, anche il Papa ha espresso profonda solidarietà, invocando la divina consolazione sul popolo afgano in questa tragica circostanza.

Quest’ultima tragedia non ha piegato il forte spirito degli afgani, da lungo tempo abituati a sofferenze e privazioni, spesso costretti a fare i conti con catastrofi naturali. Stupisce la loro profonda fede in Dio, rimasta salda pur in mezzo a tante sciagure, di fronte alle quali riescono a continuare a sperare e a ringraziare l’Onnipotente, implorando la sua misericordia, in Afghanistan l’aspetto spirituale, nonostante le circostanze dolorose, ha la prevalenza sulle questioni materiali. Una tragedia, il terremoto, che può apparire assurda, ma che alla luce della fede per loro ha un significato che va oltre l’aspetto materiale, che ora non riusciamo a comprendere. Al di là dei loro limiti e difetti gli afgani hanno dimostrato la capacità di superare senza paura anche i momenti peggiori, riponendo assoluta fiducia in Dio, nelle cui mani, secondo loro, vi è il destino di ognuno. Nei molti commenti postati in questi giorni da parecchi afgani sui Social Media si può spesso leggere, al di là delle espressioni di dolore e di cordoglio per le vittime, l’affermazione che ciò sia stato il volere di Allah, i cui disegni noi ignoriamo. Il terremoto, col suo carico di distruzione ci ricorda infatti la fragilità del nostro essere e dei nostri possedimenti materiali, in quanto nel giro di poco tempo e all’improvviso possiamo perdere la nostra vita e tutto ciò che abbiamo, rammentandoci la nostra piccolezza. In questa visione, anche un evento doloroso diviene occasione di pentimento per i peccati commessi, oltreché di revisione della propria vita, rappresentando una prova da parte di Allah e divenendo anche un’opportunità di riscatto. Di fronte a questa tragedia nazionale gli afgani, che mantengono un forte legame spirituale con la comunità dei parenti, anche lontani, e con gli amici, si sono ricompattati nel dolore, riuscendo a mantenere una certa dose di speranza nel futuro, cercando il bene in ogni avvenimento, pronti ad affrontare le sfide che li attendono. Nella religione trovano infatti il mezzo per sperare in un futuro migliore. Per noi occidentali ciò può sorprendere, ma questa è la profonda realtà dell’Afghanistan, parecchi aspetti del quale risultano difficili da comprendere. In un mondo, centrato prevalentemente sui valori materiali, ciò può rappresentare un insegnamento da non sottovalutare.

Nessun commento:

Posta un commento