10 dicembre 2018

Semi di Pace

L’aspetto sociale ed umanitario

Parliamo della International Relief Friendship Foundation, irff Onlus Sostegno a Distanza e con il suo presidente, Sergio Valgoi.

A gennaio 2018 siamo stati ospiti dell’Onorevole Bechis alla Camera dei Deputati per questa prima puntata dell'anno di Semi di Pace.
L’onorevole Bechis fa parte della IAPP (Associazione internazionale dei parlamentari per la pace) che appunto ci segue in tutto il mondo con questa nostra rubrica molto umile, Semi di Pace in cui diffondiamo idee utili a stabilire un rapporto armonioso; perché Semi di Pace è nata per fare informazione giornalistica con cui intendiamo promuovere la cultura concreta operativa della pace attraverso il racconto da parte di creatori di pace in alcuni paesi del mondo. Per ora ci siamo concentrati su Italia, San Marino, Israele, ed oggi andremo in Moldavia con Sergio Valgoi, presidente della International Relief Friendship Foundation, irff Onlus Sostegno a Distanza.

Abbiamo un comitato scientifico che si sta occupando di garantire la qualità degli interventi proposti che è composto dalle seguenti organizzazioni senza scopo di lucro: la Women Federation for World Peace Italia, la Universal Peace Federation Italia, la International Association of Parliamentarians for Peace, quindi il forum internazionale dei parlamentari per la pace di cui abbiamo l'onorevole in rappresentanza oggi, Binario Nove e Trequarti Onlus e Progetto 75. 
Passiamo la parola a Sergio Valgoi che è il Presidente della IRFF Onlus Sostegno a Distanza e da vent'anni aiuta i ragazzi in difficoltà dello Stato della Moldavia. Innanzitutto, raccontaci come è nata questa idea.
Io penso che in ogni persona ci sia un desiderio altruistico. Tradurlo in pratica alle volte è difficile ma se si trovano basi comuni di unità con altre persone allora questo desiderio può diventare un progetto di sviluppo. Negli anni 80 lavoravo e studiavo a Milano. Li ho conosciuto la International Relief Friendship Foundation, IRFF, un’organizzazione NGO che ha in comune gli stessi fondatori della Women Federation e della Universal Peace Federation che sono i coniugi Moon. La sintesi del loro messaggio sta nel concetto di servizio vissuto come crescita personale ed attraverso esso, interagire con una comunità sempre più ampia, sviluppando e maturando buoni sentimenti verso se stessi, verso gli altri e verso Dio. Con la IRFF NGO ho lavorato in Romania con delle spedizioni umanitarie, in periferia di Pitesti vicino a Bucarest. Sviluppiamo un gemellaggio con la comunità di Manasia ed invitiamo in Italia un gruppo di professori che interagiranno con le nostre scuole. Nel 1996 con supporto logistico della IRFF-NGO decido di realizzare una spedizione umanitaria in Moldavia a sostegno dei bambini che vivono negli INTERNAT, strutture di accoglienza per questi piccoli. In questo paese nel 1997 inizio da zero un progetto di “adozione a distanza” che verrà poi chiamato di “sostegno a distanza” per evitare equivoci con il reale concetto di adozione. Ispirandomi ai valori della IRFF NGO do vita ad una nuova organizzazione che abbiamo chiamato IRFF ONLUS SOSTEGNO A DISTANZA. La Moldavia è una nazione di 4 milioni circa di persone, 1 milioni all'estero, prevalentemente mamme che lasciano la loro famiglia per venire a prendersi cura dei nostri anziani. Qui abbiamo una generazione di giovani che sta crescendo con un solo genitore, prevalentemente il Padre che purtroppo in alcuni casi è violento, disoccupato ed alcolista. In Moldavia quando si parla di orfani bianchi si intende proprio questa realtà: circa 100.000 ragazzi che stanno crescendo in situazioni di disagio perché un genitore è costretto ad andare all'estero per sostenere la propria famiglia.
Moderatore: Effettivamente questa problematica degli orfani bianchi è una tematica vicina all’onorevole Bechis che fa parte anche della Commissione Bicamerale oltre ad aver aderito al Forum Internazionale dei Parlamentari per la Pace. 
Domanda dell’onorevole Bechis: Se ho capito bene Sergio, orfani bianchi non perché le madri non siano in vita ma perché non sono con i figli. Molto spesso si sposta anche tutto il nucleo familiare tranne il minore quindi abbiamo queste situazioni. Concretamente tu sei arrivato lì e hai visto questa necessità, hai visto questi orfanotrofi - tra l'altro hai avuto anche esperienze personali di questi orfanotrofi - quindi cosa hai messo in pratica? 
In questi casi non si pensa molto razionalmente: si sente una vicinanza con questi ragazzi che vivono in queste strutture piuttosto fatiscenti. Quando ero ragazzo e frequentavo le elementari ero anch’io in un orfanotrofio della provincia di Sondrio e questo mi ha permesso di entrare in sintonia con quello che loro vivevano e ho sentito un forte desiderio di poterli aiutare. Tornato in Italia ho cercato di trasmettere ad amici e conoscenti questi miei sentimenti e insieme abbiamo dato via a questo progetto.  Abbiamo iniziato nel ’97 con l’orfanatrofio di Balti – (questa è una città dove sono sepolti diversi soldati italiani dalla ritirata di Russia, che il nostro ministero della Difesa aveva a suo tempo cercato di riportare in Italia). Sono entrato in questo orfanotrofio e il contatto con questi ragazzi è normale, ti porta a vivere momenti sia di gioia che di sofferenza insieme e si muove qualcosa dentro di te. Torni a casa e cominci a parlare con le persone che sono intorno a te. Inizi a piccoli passi, ma la determinazione di fare qualcosa per aiutare questi ragazzi era forte. A quel punto ho invitato le persone a venire con me e da lì è iniziato tutto il progetto che nel corso di questi 20 anni ci ha visto sostenere economicamente circa 700 bambini, realizzando più di 25 spedizioni umanitarie, 30 borse di studio per studenti Moldavi, progetti di giovani Italiani che hanno vissuto esperienze all’Estero e infine progetti educativi all’interno delle scuole primarie Italiane
Tutti gli anni, dal ‘96 organizziamo quello che chiamiamo il viaggio della speranza dove andiamo a trovare questi ragazzi, vediamo come va il progetto, portiamo pacchi dono che i sostenitori preparano nella propria famiglia e di fatto ci trasformiamo in postini e agenti di viaggio perché invitiamo i sostenitori a venire con noi. Da questa partecipazione si innesca lo sviluppo perché le persone riescono a sperimentare di persona il progetto e se lo desiderano e sentono questo desiderio lo portano avanti da loro stessi.  
Sergio, spieghiamo meglio a chi ci sta seguendo da casa cos'è questo pacco, perché è un pacco speciale. 
Da non confondere con quello che è un aiuto umanitario puro e semplice. Le esperienze a suo tempo sperimentate come volontario in Romania, alcune volte erano deludenti. Si portavano i pacchi nell'ufficio del direttore e poi non sapevi più dove andava a finire questo materiale. Nel caso nostro la cosa era ed è molto diversa. Nel programma che ogni anno inviamo ai nostri sostenitori spieghiamo il momento in cui noi ci rechiamo in Moldavia e diamo la possibilità che loro stessi preparino un pacco dono come vogliono.  Come i nostri bimbi, i ragazzi hanno bisogno di materiale igienico, sanitario e scolastico. Quindi il pacco dono diventa anche un canale emotivo di comunicazione tra il sostenitore e il ragazzo sostenuto a distanza. Quando noi incontriamo questi ragazzi, consegniamo questo pacco a loro personalmente ed in un modo quasi misterioso c’è un contatto tra il bambino ed il suo sostenitore. Il pacco diventa così un mezzo comunicativo fatto di azioni concrete e tangibili che il bambino riceve e ne fa tesoro anche affettivo. Diventa anche un discorso educativo nel momento in cui io cerco di coinvolgere i miei figli, oppure le scuole ecc. nel percorso di solidarietà. 
Ottimo messaggio e credo proprio che ci stai riuscendo con chi sta aderendo a questo progetto. Ci sono stati comunque anche dei momenti, mi hai raccontato non troppo felici, anche per questo progetto e volevo sapere qual è il grosso fallimento, chiamiamolo così, però che ti ha dato l'energia per combattere e riuscire ad arrivare a 20 anni.
Il trasporto del materiale umanitario dall’Italia alla Moldavia significava il passaggio di diverse dogane e man mano che ci si allontanava dall’Italia diventava sempre più difficile. Voi immaginatevi con un carico di circa 10-15 q.li arrivare in una dogana e doversi fermare tre giorni perché non hai esaudito a delle richieste di un pagamento illecito, una tangente. Questo è successo alcune volte e quella più pesante proprio alla dogana Moldava. A me non andava di dare dei soldi in modo illegale per passare da una dogana all’altra. Quindi a fronte di una richiesta del genere mi sono opposto e questo ha significato per me il rischio di perdere il furgone e il carico. Fortunatamente siamo riusciti a risolvere la situazione ma solo dopo tre giorni in cui non si sapeva se andare avanti o se tornare indietro. Esperienze che hanno portato alcuni amici che venivano a dirmi “Sergio ma chi te lo fa fare? Io il prossimo anno ti assicuro non verrò non perché non credo nel progetto ma perché troppe sono le difficoltà che bisogna incontrare in questo percorso. Cosa mi dava la forza per continuare? L'insegnamento dei Coniugi Moon da questo punto di vista è stato fondamentale: il loro insegnamento è sempre stato quello di sacrificarsi per il bene degli altri: ho trovato in questo insegnamento una grande forza che mi ha portato a continuare questo lavoro.
Ottimo, questo è di aiuto anche per chi ci ascolta a casa perchè il sostegno a distanza e tutti i progetti che stiamo presentando non nascono dal nulla e non si arriva subito in vetta alla montagna senza prima scalarla. Insomma quindi, e la strada è ancora lunga perchè comunque ci sono anche degli sviluppi futuri. Vorremmo anche sapere cosa stai facendo, soprattutto lo stai facendo anche sul nostro territorio italiano?
Siamo italiani, abbiamo la nostra nazione e il desiderio è fare qualcosa anche per la nostra Italia. Il progetto che abbiamo sviluppato è stato quello di dare la possibilità a dei giovani italiani di vivere esperienze all'estero. Conoscendo questa realtà per noi non è stato difficile preparare la strada e far sì che dei giovani potessero vivere esperienze di solidarietà in Moldavia.
Nel 2010 è partito il primo progetto giovani. Che cosa andavano a fare questi ragazzi? Portavano loro stessi a vivere qualcosa che li aiutasse a maturare maggiore consapevolezza della realtà di questo nostro mondo, vivendo per un certo periodo le stesse situazioni di questi bimbi, dormendo, mangiando giocando con loro e sperimentando da vicino questa realtà. Una volta in Italia questi giovani raccontano la loro esperienza e cercano di coinvolgere altri giovani andando nelle scuole e facendo opera di sensibilizzazione. Questo gruppo di giovani ha iniziato un cammino dal 2010 – 2011 - 2012 - 2013 - 2014. Nel 2015 un gruppo di scout di Morbegno, 15 ragazzi hanno voluto vivere la stessa esperienza e anche lì, sempre con la stessa metodologia, l'aspetto formativo. Si, noi possiamo fare formazione in vari modi ma sicuramente l'esperienza attiva è un grande canale di formazione. E nel 2017 una comunità di Valdocco di Torino, 21 ragazzi hanno partecipato proprio a un progetto simile.
Quindi una formazione esperienziale per i nostri giovani.
Sì, è proprio così. In Moldavia operiamo attraverso il canale primario del sostegno a distanza. Ora siamo a circa 100 bambini sostenuti, ma nel corso dei 20 anni abbiamo sostenuto circa 700 Bambini.  C’è il progetto giovani Italiani all’estero e dal 2012 dando valore al merito abbiamo istituito delle borse di studio per studenti Moldavi. Quindi questi sono i quattro aspetti prioritari del progetto che abbiamo in Moldavia e In Italia: sostegno a distanza, borse di studio a studenti Moldavi, esperienze all’estero per giovani italiani e momenti educativi nelle scuole primarie. 
Passerei un momento la parola all'onorevole Bechis in rappresentanza appunto del Forum Internazionale per i Parlamentari per la Pace. Noi ringraziamo intanto il forum e l'onorevole Bechis perchè ci sta ospitando alla Camera dei Deputati per questa diretta.
Intanto io sono molto orgogliosa di avervi qui e di ospitarvi con semi di pace nella presentazione di questi progetti che portano un valore aggiunto al lavoro che noi parlamentari per la pace stiamo cercando di creare perché è un percorso tutto in crescita. L’Associazione dei Parlamentari per la Pace nasce appunto dal grande lavoro che ha svolto la Universal Peace Federation in tutto il mondo con il suo universo di associazioni, di persone che lavorano a stretto contatto con le altre persone. Ed è proprio da lì che parte il lavoro dalla Universal Peace Federation, la persona che lavora insieme ad un'altra persona, le diversità che si uniscono per creare un qualcosa di positivo.

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