30 maggio 2016

Lettera non spedita al Pontefice Francesco

di Antonio Saccà
È da tempo che vorrei sottoporre al Pontefice Francesco, felicemente regnante, talune considerazioni sociologiche, oltretutto tenendo conto che Egli è il Pontefice più “sociologico” che io abbia convissuto. Potrei inviarGli miei libri, in taluni considero sue affermazioni, ne dirò. Ma ho maggior voglia di scriverGli direttamente e di credermi in dialogo esplicito. Così mi fingo dialogante dentro di me, e scrivo quanto non spedirò. Ma ne ho bisogno.

Come Ella ha dichiarato nella Lettera Enciclica “Laudato si”, le tecnologie robotiche e l'intelligenza artificiale stanno sostituendo i lavoratori. Lei propone di non attuare questo mutamento. Nei miei articoli e libri affermo che l'evento è irreversibile. Ora, è noto che Lei sostiene animatamente l'immigrazione. Faccio notare che i due fenomeni confliggono in modo tragico. Come ospitare migliaia e migliaia, milioni di persone, quando le tecnologie robotiche spazzeranno migliaia e migliaia, milioni di soggetti dal lavoro? A chi troveremo lavoro e che lavoro troveremo? Al di là della accoglienza. Il necessario sapere quale accoglienza daremo posto che non accogliamo bene neanche noi stessi! Pensi, la mia famiglia, che vive in Sicilia dove non c'è giorno senza che salviamo sventurati stranieri, pur essendo di ceto medio piuttosto abbiente, vive sulle spalle degli adulti, ha dovuto far partire due giovanissimi, in Inghilterra e in Spagna per occuparsi, e tutti gli altri giovani nella parentela, tra cui una laureata in biologia con cinque anni di specializzazione, non lavorano e non vengono soccorsi in alcun modo. Pongo la questione: se non c'è lavoro per noi c'è lavoro per gli altri? Forse. Ma sarebbe, è lavoro fuorilegge, sottopagato. È in questo risultato il grande umanitarismo dell'accoglienza? O è nell'avere mano d'opera criminale? Lavoro regolare non può essere o minimamente, altrimenti non ci sarebbe la nostra disoccupazione. Quindi? Oltre ad accogliere potremmo indagare sulla sorte degli accolti? Quanto spendiamo e a chi diamo il denaro per l'accoglienza? In che modo lavorano gli accolti? Forse scopriremmo evenienze desolanti e perniciose.
Ella insiste, con ragione, sulla nostra denatalità, e considera gli stranieri ricolmativi delle nostre mancanze. Ma se verremo colmati, sostituiti dagli stranieri che Nazione sarà l'Italia. L'Europa nel suo insieme? Esiste o no un limite all'accoglienza? È mai esistito un paese che governi se stesso con una presenza di stranieri che prolificano il doppio, il triplo dei nativi? Invece di sperare negli stranieri perché non aizzare i nativi a generare favorendoli? Una politica della casa, degli asili, degli alimenti e degli abiti per i piccoli, e, ovviamente, dell'occupazione? L'aspetto demografico è cruciale. Perdiamo la sovranità. Certo, Lei è universalista, mondiale. Sovranazionale. Ma noi, io, almeno, sono soltanto italiano, e amo tanto non essere una minoranza nel mio Paese. Aiuti, solleciti le nostre nascite, italiani crescete e moltiplicatevi! Possibile che auspichiamo soprattutto la moltiplicazione degli stranieri, come figli e come approdati!
 Mi sono convinto che Lei ha una visione alla grande della fenomelogia sociale, che ritiene l'immigrazione un modo di redistribuzione della ricchezza planetaria! Una rivoluzione sostanzialmente pacifica la quale offre ai miseri di ogni luogo qualche benessere da parte di chi sovente ha fondato il proprio benessere sull'altrui malessere. Insomma, un adempimento di giustizia. E cominciano i dubbi. Di poveri ce ne sono a miliardi. Perché accogliere chi naviga, fugge, paga e non piuttosto inviare navi, aerei, mezzi e trasportarli da noi? I vecchi che fine faranno se scappano i giovani. E i bambini? Sono milioni e milioni, e muoiono a migliaia ogni giorno, pare. Perché lasciarli morire? Inconcepibile che “salviamo” soprattutto giovani, che pagano il viaggio, che espongono la vita! Inviamo navi, aerei, mezzi e rechiamoli in Europa. I vecchi, specialmente. Pontefice Francesco, pensi ai vecchi! Talvolta suppongo non solo che preferiamo migranti giovani ma addirittura che pagano il viaggio. Da sbalordire. Non mi capacito del perché mai non salviamo i migranti subito, all'imbarco. Risparmierebbero il pagamento e sarebbero di certo salvi.
C'è qualcosa che non va in questa sarabanda. Mi appare un gran mercato per il commercio di nuovi schiavisti, i traghettatori, di chi provvede agli stranieri, varie istituzioni, di chi li impiega fuorilegge. Questa è la realtà, che possiamo coprire di umanitarismo, del tutto onesto, in molti. Ma i fatti sono: permettiamo il traghettamento ad alto costo, non li prendiamo all'origine, non sappiamo che sorte avranno da noi, non garantiamo lavoro legale, accresciamo disoccupati e sottoccupati, lasciamo morire vecchi e bambini in paesi, dove i giovani scappano, rischiamo il sovvertimento demografico, facciamo del bene con esiti di possibile male, con un timore conclusivo; l'accrescimento di gente disperata potrebbe suscitare una disperata violenza. Infine, un controllo radicale del lavoro fuorilegge farebbe scoprire che sorte hanno moltissimi stranieri, con un danno basilare per l'economia: non pagano tasse, non le pagano i padroni, le paghiamo noi, gli stranieri inviano all'estero i loro guadagni. Se qualcuno crede che gli stranieri salvano le nostre pensioni, essere salvati dagli stranieri è un incubo suicida.
Ci avviamo ad una degradazione totale, disoccupati, sottoccupati, delinquenziali, prepotenza rivendicativa. Sono pessimista, vero? Dovrei non esserlo quando importiamo lavoratori nel mentre viviamo la maggiore disoccupazione priva di soluzione, anzi che crescerà, e Lei lo afferma per primo, Pontefice Francesco! Che assurdità è questa: sapere che disoccuperemo con le nuove tecnologie e importare lavoratori!? O vogliamo abbassare il costo del lavoro? In ogni caso, bene non ne sorge.
Infine: quegli infelici che cercano pace e sopravvivenza, donne in specie, ammassate, piccole, mature che siano, vengono oltraggiate, talune recano nel ventre l'evento, e dai compagni di sorte, eppure, i violentatori, giungono da noi come se niente fosse. Li indaga qualcuno? Li punisce qualcuno? O hanno l'immunità perché considerati poveri disgraziati? Tanto per conoscenza di chi riceviamo. 
 Proprio per chiudere: ma i governi locali avranno qualche colpa? E questi “dannati” non potrebbero anche agire per la giustizia nei loro paesi? Non vanno accusati anche i loro paesi? In ogni modo, ricevendo indiscriminatamente ci sarà molta gramigna.
Ho scritto per salvare la mia coscienza mondana.

Il contenuto degli articoli dei collaboratori, esprimono il pensiero degli autori e non necessariamente rappresentano la linea editoriale che rimane autonoma e indipendente.

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