Dopo che Antonio Saccà ha presentato il suo
recentissimo libro. “Il tramonto dell'alba e l'eclissi dell'io”, Edizione
Artescrittura, nel barcone rosso di Renzo Banchi, Lungotevere Arnaldo da Brescia, a Roma, incontro moderato da
Giovanna Canzano, con l'intervento di
Claudio Tedeschi, Direttore de “Il Borghese”, il libro è stato presentato a
Messina, a cui l'Autore è legatissimo.
In un’Associazione Culturale prestigiosa: l'Accademia “Amici della Sapienza”
Onlus, presieduta dalla scrittrice Teresa Rizzo, Aristide Casucci, nota personalità artistica
della Città, nella riunione coordinata da Elio Galbo, svolgeva una valutazione
panoramica dell'ampio volume: l'immigrazione, l'inserimento dei robot nei
sistemi produttivi, l'autobiografismo di talune parti del testo, l'invenzione
di personaggi ai quali Saccà affida le ansie della gente.
Nel suo intervento
Saccà precisava alcuni aspetti drammatici della nostra epoca: lo scardinamento
delle Nazioni e lo scardinamento dell'Io. Per Saccà la nostra epoca è caratterizzata
dalla distruzione di molte sovranità nazionali, ma soprattutto dalla
dissoluzione della consistenza dell'Io. Quest'ultimo fenomeno è la novità del testo. Che sorge da tale frantumazione? Agglomerati
indistinti, masse indifferenziate, perdita di ogni criterio valutativo, nazioni
ed individui passivi che ricevono tutti e tutto, consumano tutto, perdono
caratteristiche di specifiche civiltà, diventano mercato planetario e forza
lavoro disincarnata. L'immissione di tecnologie robotiche e dell'intelligenza
artificiale dà il colpo finale. Ma la netta coscienza del baratro può, deve
suscitare la rivalorizzazione dell'arte, della cultura, della propria civiltà,
della civiltà universale, e dell'individuo, dell'io, che è il punto estremo
dell'evoluzione. Nella sostanza, per Saccà il capitalismo non creando più
lavoro poiché i robot sostituiranno gli uomini, dovrà per forza distribuire la
produzione a chi non lavora. E ciò metterà fine al capitalismo. Vivacissima la
discussione, soprattutto con riguardo all'immigrazione. Teresa Rizzo rilevava
che occorre valutarla non soltanto dall'aspetto economico ma umanitaristico.
Saccà rispondeva che una società come la nostra che disoccupa non è in grado di
accogliere umanisticamente, e confina spesso alla miseria e alla criminalità
gli stranieri. Tema ulteriore quello demografico, con una interessante
notazione, le scuole sono in gran parte arricchite di stranieri, pochissimo
interessati alla nostra civiltà, come la salveremo? Altro tema: un dialogo tra
le religioni in cui si occultano le diversità, mentre sarebbe opportuno
convivere nella coscienza delle diversità. Chi osa dire che Gesù Cristo per i
musulmani non è Dio ed è devoto di Allah! Altro tema: non fare della
sopravvivenza lo scopo della civiltà ma un mezzo per giungere alla cultura,
all'arte, suscitare aristocrazie dello spirito. Straripante il pubblico.
Concludeva la serata l'esposizione dei quadri a forti segni di Francesca
Miragliotta, delle sculture di Vittorio Basile, e la recita del poeta
dialettale Nino Algeri. La pianista Amalia Noschese accompagnava al pianoforte
per delle romanze Aristide Casucci e Antonio Saccà.
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