26 maggio 2016

PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI ANTONIO SACCA'


Dopo che Antonio Saccà ha presentato il suo recentissimo libro. “Il tramonto dell'alba e l'eclissi dell'io”, Edizione Artescrittura, nel barcone rosso di Renzo Banchi,  Lungotevere Arnaldo da  Brescia, a Roma, incontro moderato da Giovanna Canzano,  con l'intervento di Claudio Tedeschi, Direttore de “Il Borghese”, il libro è stato presentato a Messina,  a cui l'Autore è legatissimo. In un’Associazione Culturale prestigiosa: l'Accademia “Amici della Sapienza” Onlus, presieduta dalla scrittrice Teresa Rizzo,  Aristide Casucci, nota personalità artistica della Città, nella riunione coordinata da Elio Galbo, svolgeva una valutazione panoramica dell'ampio volume: l'immigrazione, l'inserimento dei robot nei sistemi produttivi, l'autobiografismo di talune parti del testo, l'invenzione di personaggi ai quali Saccà affida le ansie della gente. 
Nel suo intervento Saccà precisava alcuni aspetti drammatici della nostra epoca: lo scardinamento delle Nazioni e lo scardinamento dell'Io. Per Saccà la nostra epoca è caratterizzata dalla distruzione di molte sovranità nazionali, ma soprattutto dalla dissoluzione della consistenza dell'Io. Quest'ultimo fenomeno è la novità del testo.  Che sorge da tale frantumazione? Agglomerati indistinti, masse indifferenziate, perdita di ogni criterio valutativo, nazioni ed individui passivi che ricevono tutti e tutto, consumano tutto, perdono caratteristiche di specifiche civiltà, diventano mercato planetario e forza lavoro disincarnata. L'immissione di tecnologie robotiche e dell'intelligenza artificiale dà il colpo finale. Ma la netta coscienza del baratro può, deve suscitare la rivalorizzazione dell'arte, della cultura, della propria civiltà, della civiltà universale, e dell'individuo, dell'io, che è il punto estremo dell'evoluzione. Nella sostanza, per Saccà il capitalismo non creando più lavoro poiché i robot sostituiranno gli uomini, dovrà per forza distribuire la produzione a chi non lavora. E ciò metterà fine al capitalismo. Vivacissima la discussione, soprattutto con riguardo all'immigrazione. Teresa Rizzo rilevava che occorre valutarla non soltanto dall'aspetto economico ma umanitaristico. Saccà rispondeva che una società come la nostra che disoccupa non è in grado di accogliere umanisticamente, e confina spesso alla miseria e alla criminalità gli stranieri. Tema ulteriore quello demografico, con una interessante notazione, le scuole sono in gran parte arricchite di stranieri, pochissimo interessati alla nostra civiltà, come la salveremo? Altro tema: un dialogo tra le religioni in cui si occultano le diversità, mentre sarebbe opportuno convivere nella coscienza delle diversità. Chi osa dire che Gesù Cristo per i musulmani non è Dio ed è devoto di Allah! Altro tema: non fare della sopravvivenza lo scopo della civiltà ma un mezzo per giungere alla cultura, all'arte, suscitare aristocrazie dello spirito. Straripante il pubblico. Concludeva la serata l'esposizione dei quadri a forti segni di Francesca Miragliotta, delle sculture di Vittorio Basile, e la recita del poeta dialettale Nino Algeri. La pianista Amalia Noschese accompagnava al pianoforte per delle romanze Aristide Casucci e Antonio Saccà.                                                           

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