21 marzo 2014

Diritti umani: parliamo del silenzio.

Birmania, Corea del Nord, Siria, Tibet: quali Diritti?
di Camilla Mantegazza

Possiamo davvero considerare la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo un trionfo della tutela e del rispetto della libertà dell’individuo, quando in Corea del Nord uomini, privati di ogni seppur minima dignità, soccombono in campi di lavoro forzati, quando in Birmania, la tanto agognata Costituzione si presenta con connotazioni fortemente antidemocratiche, quando in Tibet gli uomini si danno fuoco per sfuggire ad un nascosto dominio cinese o quando in Siria, Stato della polizia, i bombardamenti a tappeto continuano a spezzare vite umane?
Il 10 dicembre come momento perpetuo per acquisire coscienza e sviluppare consapevolezza. Consapevolezza che un diritto violato ad un birmano, coreano, tibetano o siriano, è un diritto violato a noi, uomini e donne di questo mondo globale. Una serata di racconti, di riflessioni e provocazioni. La Dichiarazione dei Diritti come punto di partenza e di traguardo, come un via ed un arrivo. L’Assessore alla Cultura del Comune di Monza, Francesca dell’Aquila, ricorda l’importanza di questa Dichiarazione, pietra miliare nella storia dell’umanità. Semplice, immediata, basilare, necessaria. È una poesia, che, sul terreno della pratica, stenta ad affermarsi. Come tutte le belle poesie. Trenta strofe, tutte ugualmente importanti. Trenta strofe che ci ricordano che tutti siamo coinvolti nella creazione di una pace e tolleranza che sia effettivamente globale. È un sogno, forse. Ma l’UPF Monza (Universal Peace Federation), ente promotore della serata patrocinata dal Comune di Monza, ci crede, ci stimola e ci provoca. Il Direttore del giornale online MBNews, Matteo Speziali, modera l’incontro, affiancato da Carlo Chierico, voce appassionata e presidente dell’UPF sezione di Monza. La sala E dell’Urban Center – Teatro Binario 7 di Monza - è affollata di sensibilità alla ricerca di realtà meno note, spesso taciute ma vicine, vicinissime a noi.
Shady Hamadi, giovane italo-siriano, punto di riferimento per la causa siriana in Italia, si presenta deluso e arrabbiato per la sua terra dimenticata da noi, dalla stampa, dai social. Più di 900.000 vittime e 7 milioni tra profughi e sfollati interni, che per la dialettica del regime non esistono, così come per le pagine dei nostri organi di informazione. La rabbia di Shady è ferma e profonda, la delusione è tanta per non essere stato ascoltato. Era l’ottobre 2011 quando ha chiesto davanti al Parlamento Europeo l’embargo di armi per la sua terra. Poi la volta del Parlamento Italiano. La sua voce non è stata sentita. Shady padroneggia dialettica fluida, discute argomentando, sicuro e convinto delle sue parole, dei suoi ideali proiettati ad una riconciliazione in Siria, unico futuro possibile per la sua terra. Una vita dedicata ad una causa, una storia famigliare segnata da questi suoi ideali. Non è da meno Chodup Tchiring Lama, che parlandoci del suo Tibet, ci invita a riflettere sulla natura dei nostri rapporti, pubblici o personali che siano. Amore, compassione e rispetto per l’altro: sentimenti chiave della pace per il futuro. Tibet, Tetto del Mondo, Paese delle Nevi, terra di genocidio culturale dimenticata dall’Occidente, che, inchinandosi dinnanzi al gigante della Cina, accetta nell’ombra questa occupazione che non fa rumore. Perché i tibetani non lanciano bombe, ma si danno fuoco per sottrarsi dalle mani del nemico. E tutto ciò non fa rumore. Rende sorda, in primo luogo, una Cina che occupa una poltrona all’Organizzazione delle Nazioni Unite, ma che viola i Diritti Umani. Rende sordi l’ONU, il cui attuale presidente non ha mai sprecato una parola per la causa tibetana, così come il Vaticano, afferma amareggiato Chodup Tchiring. Paese dimenticato. Dimenticato e nascosto, come lo è la Corea del Nord. Numeri impressionati e dati sulla denutrizione, sui morti, sulle condizioni di vita riportati dal giornalista Piergiorgio Pescali, scuotono le coscienze. Dove sono questi Diritti? Quali passi verso il progresso ha fatto la nostra civiltà? Spaventa il reportage di Piergiorgio. Piccoli sprazzi di luce verso un’apertura al mondo si stanno compiendo nel Nord della Corea, separata da un Sud con cui condivide storia, cultura, lingua e identità. È stato dato un freno alle condanne collettive, alle restrizioni religiose, all’esclusione di forme di economia privata, alla critica verso il Sud e l’Occidente tutto. Ma permangono 6 campi di lavoro per prigionieri politici con 175.000 deportati che si aggiungono ai 38.000 presenti nei 10 campi di rieducazione. Le condizioni migliorano, forse. Anche per la Birmania Giacomo Malpeli ci parla di una transizione, dopo 50 anni di dittatura militare dimenticata, non ancora smaltita, dove la stessa Costituzione si presenta come la prima grande violazione dei Diritti dell’Uomo. Ci racconta di conflitti armati interni tra i vari gruppi etnici, distrutti dall’esercito birmano e sfruttati a fini strumentali e politici. Confische arbitrarie di terreni, lavori forzati, pena di morte. La Senatrice Albertina Soliani, fondatrice e già Presidente del Gruppo InterParlamentare Amici della Birmania, elogia con semplicità e naturalezza le parole di San Suu Kyi, sua amica e modello, che vede un’unica soluzione per il suo popolo: riconciliazione senza vendetta, per ricominciare, finalmente. Parole bellissime quelle delle Senatrice, parole che ci dicono che ognuno di noi deve fare la sua parte, perché ciascuno di noi è responsabile e garante di quella bellissima poesia che dovrebbe affermare universalmente la libertà e il rispetto dell’uomo. Ognuno di noi deve essere promotore di pace, di diritti e di uguaglianza. Cominciamo da qui, ridando vita a quella bellissima poesia che è la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
 

“Soltanto chi odia se stesso può odiare la pace”
da Canto di pace per il Mediteraneo di Adonis, recitata da Ettore Fiorina.

Camilla Mantegazza
dal giornale online www.ildialogodimonza.it

Nessun commento:

Posta un commento