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Cauto ottimismo tra i cattolici kachin per l’accordo fra ribelli e governo birmano
AsiaNews | 01 Giugno 2013
Ieri a Mitkyina i due fronti hanno sottoscritto un patto in sette punti, primo passo verso il cessate il fuoco definitivo. Fonti di AsiaNews parlano di gesto “importante” per la presenza di esponenti di altre minoranze e del delegato Onu; governo e militari hanno capito di non poter vincere con le armi e ora apre a un vero dialogo.
Yangon - L'accordo in sette punti fra governo birmano e rappresentanti del gruppo etnico ribelle Kachin Indipendence Organisation (Kio), raggiunto ieri a Mitkyina, capitale dell'omonimo Stato a nord del Myanmar, è "un passo importante". Tuttavia, già in passato i due fronti hanno sottoscritto documenti che poi non hanno trovato un'attuazione pratica. Fonti cattoliche di AsiaNews, appartenenti alla minoranza etnica della ex Birmania, manifestano un "cauto ottimismo" sul patto in sette punti siglato ieri; al contempo, essi aggiungono che la presenza di rappresentanti delle Nazioni Unite è un "valore aggiunto importante" per una reale applicazione pratica dell'accordo stesso.AsiaNews | 01 Giugno 2013
Ieri a Mitkyina i due fronti hanno sottoscritto un patto in sette punti, primo passo verso il cessate il fuoco definitivo. Fonti di AsiaNews parlano di gesto “importante” per la presenza di esponenti di altre minoranze e del delegato Onu; governo e militari hanno capito di non poter vincere con le armi e ora apre a un vero dialogo.
Il patto siglato da birmani e Kachin è un primo passo verso un cessate il fuoco definitivo e il riposizionamento (sul territorio) delle forze armante di entrambi i fronti. Solo in un momento successivo dovrebbero avvenire anche colloqui di natura "politica", per dirimere tutte le controversie e dar vita a una convivenza pacifica permanente.
Dal giugno 2011, dopo 17 anni di relativa calma, sono di nuovo esplosi conflitti e tensioni fra esercito governativo e milizie ribelli Kachin, che hanno causato vittime civili e quasi 100mila sfollati. Alla tre giorni di incontri ufficiali hanno partecipato anche delegazioni di altre minoranze etniche, rappresentanti della Cina e Vijay Nambiar, inviato speciale per il Myanmar del segretario generale Onu Ban Ki-moon.
Fonti cattoliche di AsiaNews sottolineano che l'accordo raggiunto ieri "non è molto diverso" da quelli siglati in passato, e anche "i punti sono vecchi, messi sul tavolo da tempo dai Kachin". Resta però "un passo importante" perché erano presenti "altri gruppi etnici e un rappresentate delle Nazioni Unite". "La popolazione civile kachin - aggiunge - non si fida totalmente delle promesse, soprattutto quanti hanno molto sofferto in passato. Vogliono vedere fatti concreti, manca ancora la fiducia verso i birmani, ma si respira un cauto ottimismo".
Il problema legato alle minoranze etniche "resta un nodo cruciale" per una vera pacificazione del Myanmar e lo sviluppo del Paese in senso democratico. Si registra però un cambiamento rispetto al passato, come conferma la fonte: "Prima i birmani pensavano di poter eliminare, anche attraverso la guerra, la minoranza Kachin, che invece hanno sempre opposto una fiera resistenza, anche grazie alla fede cristiana dalle radici salde. Ora [i vertici governativi e militari] hanno capito che non è così - conclude - e che la questione va risolta mediante il dialogo e la mediazione, non con la violenza e la sopraffazione.
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La Birmania libererà presto i detenuti di coscienza
Fanpage | 04 Giugno 2013
Il presidente della Birmania ha dichiarato che presto libereranno i carcerati di coscienza. La notizia si aggiunge ai già numerosi gesti che stanno transitando il paese birmano da mezzo secolo di dittatura militare a una democrazia.
La spinta riformista del presidente birmano Thein Sein non sembra volersi arrestare. Martedì ha, infatti, dichiarato che presto libererà tutti i prigionieri di coscienza che attualmente sono detenuti nelle carceri birmane. Il presidente ha spiegato che le autorità, attraverso una commissione creata ad hoc, stanno già esaminando tutti i fascicoli di ogni singolo detenuto. Ciò che determinerà il rilascio oppure la permanenza in carcere dei soggetti interessati sarà l'accusa di aver partecipato o di essere stati artefici di atti di violenza, di terrorismo o di aver compromesso la sicurezza dello Stato. Thein Sein ha dichiarato alla radio: “Voglio che nessun prigioniero di coscienza stia in prigione”.
Già nel mese di febbraio il presidente aveva nominato un comitato che aveva il compito di investigare la presenza o meno di detenuti politici nelle carceri birmane, nonostante il governo di Sein avesse negato con forza la loro presenza e sottolineando che tutti i prigionieri erano stati legittimamente condannati per aver infranto qualche legge dello Stato. Nel mese di aprile, tramite un comunicato attraverso la televisione di stato, il presidente ha annunciato l’indulto per 93 detenuti di cui almeno 59 erano detenuti politici. Questa decisione è stata maturata dopo innumerevoli richieste per il rilascio di persone che sarebbero state incarcerate solamente per motivi politici. Questa decisione è stata presa il giorno dopo che l’Europa ha cancellato le sanzioni internazionali nei confronti della Birmania.
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Myanmar: bambini soldato, dal governo impegni non mantenuti
The Perfect Joy | 05 Giugno 2013
Con ogni probabilità, il Myanmar non raggiungerà l’obiettivo concordato con la comunità internazionale di concludere entro l’anno il reclutamento di minori nel suo esercito.
Misna - A confermarlo è l’ong statunitense Human Rights Watch (Hrw), che tiene sotto osservazione la situazione del paese asiatico, dove Forze armate governative e milizie etniche loro avversarie hanno impiegato negli anni un gran numero di minorenni, sovente arruolati con la forza.Rilevando come la situazione appaia tutt’altro che vicina all’obiettivo, Hrw sottolinea che “a meno che il Myanmar non si impegni da subito e con decisione, sarà troppo tardi per mantenere il suo impegno”. Jo Becker, direttore per il sostegno dei diritti dei bambini dell’organizzazione americana, rileva che il governo è “ancora ben lontano” dall’avere completato la registrazione formale dei minori impiegati nelle operazioni militari a partire dal novembre 2012. Un passaggio essenziale per arrivare al loro rilascio entro dicembre di quest’anno.
A conferma della situazione, ma anche della difficoltà dell’azione umanitaria ancora in questa fase di democratizzazione del Myanmar, Becker ha confermato che “l’esercito birmano non soltanto resiste alla possibilità di chiudere l’esperienza dei bambini-soldato, ma ostacola l’impegno delle Nazioni Unite per verificare il suo impegno”. Per questo, ha aggiunto il dirigente di Human Rights Watch, “il Consiglio di sicurezza Onu dovrebbe dichiarare il fallimento dell’impegno del governo”.
Ancora all’inizio di maggio, il segretario dell’Onu Ban Ki-moon aveva segnalato al Consiglio di sicurezza ulteriori casi di reclutamento e “altre gravi violazioni” di cui sarebbero responsabili sia l’esercito governativo sia i gruppi ribelli.
I dati sul fenomeno sono difficili da raccogliere e da verificare, sebbene la permanenza di bambini-soldato sia sicura e documentata. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, dall’aprile 2009 al dicembre 2012 sono stati 770 i casi di reclutamento confermati, anche di bambini di 10 anni.
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Birmania: torna coca-cola dopo 60 anni
ANSA | 04 Giugno 2013
BANGKOK -- Dopo 60 anni, la Coca-Cola torna da oggi a essere imbottigliata in Birmania. Lo ha annunciato la stessa azienda americana, con una cerimonia inaugurale della sua fabbrica alla periferia di Rangoon, dove opererà con un partner locale. Il ritorno della celebre bibita nel Paese rappresenta uno dei simboli della riapertura del Paese alla comunità internazionale, dopo mezzo secolo di dittatura militare e quasi due decenni di sanzioni economiche applicate da Stati Uniti e Unione europea.
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Forum economico per l'Asia: al via in Myanmar
Radio Vaticana | 05 Giugno 2013
Inizia oggi a Naypyidaw, la capitale del Myanmar, il Forum economico mondiale nella sua versione per l’Asia orientale. L’iniziativa, per la prima volta ospitata in un Paese fino a pochi anni fa “paria” globale per il suo regime repressivo e per la sua economia asfittica, ma da pochi mesi libero da buon parte delle sanzioni internazionali, ha portato nella remota capitale 900 rappresentanti di 50 Paesi. Leader politici, diplomatici, imprenditori, un gran numero di giornalisti che fino a venerdì, sotto lo slogan “Courageous Transformation for Inclusion and Integration” (Una trasformazione coraggiosa per l’inclusione e l’integrazione), discuteranno dei risultati e dei limiti dello sviluppo nel più vasto contesto continentale e globale nonché delle prospettive di integrazione regionale. Domani - riferisce l'agenzia Misna - parleranno all’Assemblea il presidente Thein Sein e Aung San Suu Kyi, l’icona della democrazia nell’ex Birmania, Premio Nobel per la pace per molti anni prigioniera del regime e dal maggio 2012 membro del Parlamento. Due momenti importanti non solo per comprendere in quale direzione si è avviata la democrazia in Myanmar, ma anche su quali basi gli investitori potranno concretizzare le proprie iniziative nel Paese, dove il livello delle infrastrutture è in sé un grave limite. L’evento sarà ovviamente anche una vetrina del Myanmar. “Sarà il nostro spettacolo, la nostra presentazione al mondo”, ha sottolineato alla vigilia il ministro del Turismo Htay Aung. Al di là delle attese e anche delle velleità ufficiali, indubbiamente – come ha sottolineato Sushant Palakurthi Rao, direttore del Forum economico mondiale per l’Asia – l’incontro che comincia oggi è finora il più partecipato tra quelli del Forum. “Credo – ha aggiunto Rao – che il numero delle presenze mostri con chiarezza il grande interesse da parte di ogni settore”.
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