16 giugno 2013

Birmania e Aung San Suu Kyi,passi avanti verso la democrazia

Retrò Online | 10 Giugno 2013 

Grandi passi nel processo di transizione della Birmania verso un regime più democratico: si registrano infatti diversi segnali di apertura alla comunità internazionale dopo oltre mezzo secolo di dittatura militare.
Il mercato birmano inizia a risvegliarsi. A Naypyidaw si sono infatti incontrati 900 delegati provenienti da 50 nazioni in occasione del World Economic Forum on East Asia. Il bassissimo costo della manodopera, il basso reddito dei cittadini e l’elevata popolazione del Myanmar rendono questo Stato una potenziale miniera d’oro, che inizia così ad attirare le multinazionali.
La prima fra tutte è stata la Coca Cola Company che ha inaugurato nel Paese un impianto di imbottigliamento. Il colosso di Atlanta ha intenzione di investire un’enorme quantità di capitali nel Paese, creando occupazione. Unilever, la multinazionale anglo-olandese aprirà a breve uno stabilimento di prodotti per il corpo. Il mercato birmano fa gola anche alle compagnie telefoniche, in quanto meno del 10% della popolazione del Paese possiede un cellulare. Il Paese non ha però solo bisogno di strutture e di riforme: nel nord del Paese infuriano infatti ancora scontri tra musulmani e buddisti.
È stato però proprio in occasione del World Economic Forum che Aung San Suu Kyi ha annunciato che si candiderà alle elezioni presidenziali del 2015.
Leader dell’opposizione birmana, fondatrice della Lega Nazionale per la Democrazia, premio Nobel per la Pace 2012, questa donna, a dispetto della vita difficile che ha dovuto affrontare, combatte ancora per il suo Paese. Dopo aver passato una vita agli arresti domiciliari, non potendo uscire e rientrare liberamente nel suo Paese ha dovuto scegliere tra quest’ultimo e la sua famiglia: non è potuta stare vicino a suo marito Michael Aris, morto nel 99 per un cancro.
Suu Kyi deve per candidarsi affrontare ancora una battaglia: deve essere fatta una riforma costituzionale che permetta la sua candidatura. La costituzione infatti prevede una norma che impedisce la presidenza a chiunque abbia un marito o dei figli che sono cittadini stranieri (il marito e i figli hanno cittadinanza inglese).
Il processo di transizione della Birmania è iniziato con la sua liberazione dagli arresti domiciliari e con le nuove elezioni politiche, che hanno però visto vincitore l’USDP, cioè il partito di regime. Thein Sein però, l’attuale presidente, già ministro durante gli ultimi anni della dittatura, sta facendo piccoli passi verso uno Stato più democratico. Si inizierà, e così si spera, dalla liberazione dei prigionieri di coscienza.

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