di Franco Previte,
E’ parola molto in auge, poco rispettata, “usata” in senso molto negativo!
Nella socialità odierna, come sostiene il grande filosofo Emanuele Kant, fine osservatore pensatore acuto ed originale la cui morale razionale è basata sull’idea del dovere, “l’uomo è sempre fine, mai mezzo”, in quanto pur essendo ogni cosa strumento, l’uomo non lo deve essere, quindi la dignità di ogni essere umano deve essere rispettata sempre nella massima considerazione possibile.
Ma nell’uomo in sofferenza è spesso dimenticata, perché è un essere malato “nel corpo” ed anche nella “psiche“, quindi non va lasciato solo!
Ma come viene osservata la dignità e come viene considerato l’uomo che per un nonnulla uccide?
Ricorda il Magistero della Chiesa Cattolica, l’uomo che necessita di rispetto, di solidarietà ed aiuto è:
a.) quello che è affetto da patologie dolorose, in specie in fase terminale, al quale vanno applicate tutte le cure possibili fino al declino naturale;
b.) quello che è anziano, “dimenticato” dai parenti e trascorre i tempi della sua vecchiaia nella perfetta solitudine, subendo una maggiore sofferenza, anche di natura morale;
c.) quella donna che nella “inattesa gravidanza” a volte “crede“ nell’aborto una efficace soluzione del suo problema;
d.) quello che non “vede” nell’eutanasia il senso più pratico per attenuare i dolori della malattia e dell’agonia e la considera la fine della società umana;
e.) quello che è abbandonato delle cure, emarginato, terminale, disabile od in tarda età.
Ora di fronte ad una situazione allarmante quale negazione al diritto alla vita dove, ancora una volta debbo ricordare, pare, si vada affermando il “budget del ricoverato”, (come lo denominato!), vale a dire che un paziente in qualsiasi condizione di salute si trova venga dimesso dalle struttura ospedaliera in “ossequio” al supremo ordine di risparmio resta ancor più grave se disabile in età avanzata ed in condizioni agonizzanti, ci ha costretti a ripresentare una urgentissima Petizione al Parlamento Italiano, senza ottenere alcuna risposta, ancora oggi giugno 2013, per conoscere la verità!: budget del ricoverato
Perché! Perché! Perché! Oppure dietro questo diniego si nasconde l’eutanasia mascherata?
Le ragioni antropologiche ci portano ad incontrare anche coloro che portano nel loro corpo alla sofferenza fisica anche quella nell’anima o della psiche.
Sui temi più scottanti della vita, dalle vari forme di handicap psico-fisica alla droga, dalla strisciante eutanasia all’aborto, dall’accanimento terapeutico al testamento biologico ed a quanto attenta il vivere civile verso la sofferenza, non si deve favorire la tendenza egoistica a rinchiuderci nei nostri privilegi, ma è essenziale un’intesa considerando l’essere umano, che non è solo quello che si nutre verso i cani ed i gatti, amici a 4 zampe che rispettiamo, ma dobbiamo ricordarci anche l’uomo-persona!
Alcune “argomentazioni” in difesa della qualità della vita potrebbero nascondere un disegno di selezione del genere umano, in quanto con la scusa di lenire un dolore si potrebbe arrivare ad annientare chi veramente soffre o chi potrebbe soffrire una volta venuto al mondo. La vita è un dono del Creatore!
Nella società violenta il rispetto dell’uomo, soprattutto debole ed indifeso, che inizia fin dalla sua fecondazione la sua meravigliosa avventura nel genere umano, oggi rischia sempre più di dissolversi nel proprio egoismo e ci dovrebbe far riflettere e sperare che di fronte ai duri temi della vita, occorre rispetto verso la dignità della persona malata, mentre una cultura falsa e trasgressiva sta svuotando il vero significato del valore della vita e della famiglia: volani dell’umana esistenza.
Per interpretare le condizioni socio-culturali della persona, bisogna considerare ed attuare la solidarietà verso il prossimo, che costituisce un preciso dovere e non un atto di generosità che spesso ci vede prodighi verso chi ci è simpatico e non verso chi ne ha veramente bisogno!
Da nord a sud della nostra Penisola altri problemi insistono, come violenza tra adolescenti o aggressività tra consanguinei dove spesso ci scappa il morto, stupri mostruose azioni che danneggiano irrimediabilmente la dignità umana, “circostanze” che si verificano in un contesto difficile della sicurezza sociale dove silenzi, ipocrisie, contraddizioni, storture, corruzione ed ogni tipo di reato trovano solo rilevanza a parole.
Ancora parole! parole! parole! da parte di coloro che “contano” innanzi a storie straordinarie di sofferenza nelle famiglie dove insistono, anziani, handicappati psichici, disabili fisici, malati terminali e quanti sono in sofferenza e solitudine, i quali hanno difficoltà a trovare una soluzione al loro status sociale.
Le famiglie dignitose nel loro dolore, non scendono in piazza a gridare il loro disagio verso il quale le Istituzioni poco hanno fatto e poco continuano ad operare!
Per concludere una “parola” od un “segno di speranza” ci viene dalla Sede Apostolica, dai Vescovi per creare una unità d’intenti sui “problemi”, che ci trova molto consenzienti, al di fuori delle impostazioni pseudo ideologiche o sociali, perché non prevalga un tecnicismo che rischia di diventare abusivo e di un relativismo veramente distruttivo.
“Diffondete sempre la cultura dell’incontro, della solidarietà, dell’accoglienza verso le persone con disabilità, non solo chiedendo le giuste previdenze, ma favorendo la loro partecipazione attiva alla vita della società” (Papa Francesco Chiesa Santa Marta 11 giugno 2013).
Un Pontefice, un uomo, un religioso che ha saputo ri-conquistare altri uomini, che vive in una stanza a Santa Marta, indossa scarpe usate, fa colazione pranzo cena con chi trova, vuole stare fra la gente, accarezza bambini, consola disabili, carcerati e sofferenti, “nella certezza che il Signore non ci lascia mai soli” (25 giugno 2013 Omelia nella Chiesa Santa Marta in Vaticano) è un grande Papa.
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