P6_TA-PROV(2009)0055
PE420.300
Risoluzione del Parlamento europeo del 5 febbraio 2009 sulla situazione dei rifugiati birmani in Thailandia
Il Parlamento europeo,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1951, relativa allo status dei rifugiati e il relativo Protocollo del 1967,
– viste le sue precedenti risoluzioni riguardanti la Birmania,
– visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando le notizie secondo cui circa 1 000 "boat people", migranti via mare dell'etnia Rohingya sono stati bloccati, tra il 18 e il 30 dicembre 2008, dalla Marina nelle acque territoriali della Thailandia e successivamente trainati in acque internazionali, senza apparecchi di navigazione né acqua e cibo sufficienti; che molti di questi migranti via mare risultano dispersi e sono probabilmente annegati, mentre alcuni sono stati soccorsi dalle guardie costiere indonesiane o indiane,
B. considerando che la popolazione Rohingya, una comunità etnica prevalentemente musulmana della Birmania occidentale, è soggetta a violazioni sistematiche, persistenti e diffuse dei diritti umani da parte del regime militare al governo, tra cui il diniego dei diritti di cittadinanza, gravi restrizioni della libertà di circolazione e arresti arbitrari,
C. considerando che negli ultimi anni migliaia di birmani sono fuggiti dal proprio paese d'origine a causa della repressione e della fame e hanno rischiato la vita per raggiungere la Thailandia e altri paesi del Sud-Est asiatico; considerando che la Thailandia sta divenendo sempre più una destinazione di transito per i rifugiati birmani,
D. considerando che le autorità thailandesi hanno negato tali accuse e che il Primo Ministro Abhisit Vejjajiva ha promesso un'inchiesta esauriente,
E. considerando che l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha espresso preoccupazione riguardo le notizie relative ai maltrattamenti dei rifugiati birmani e ha ottenuto di vedere alcuni dei 126 Rohingya che sono ancora detenute dalle autorità thailandesi,
F. considerando che le autorità thailandesi sostengono che i migranti catturati nelle acque thailandesi sono migranti economici illegali,
1. deplora le notizie riguardanti il trattamento inumano inflitto ai rifugiati Rohingya ed esorta il governo della Thailandia, quale membro rispettato della comunità internazionale, e conosciuto per la sua ospitalità nei riguardi dei rifugiati, ad adottare tutte le misure necessarie per garantire che le vite delle persone di etnia Rohingya non siano a rischio e che essi siano trattati in conformità con le norme umanitarie;
2. condanna con forza la continua persecuzione dell'etnia Rohingya da parte del governo birmano, che detiene la responsabilità principale per la difficile situazione dei rifugiati; chiede il ripristino della cittadinanza birmana per le persone appartenenti all'etnia Rohingya, l'immediata eliminazione di tutte le restrizioni alla loro libertà di movimento, al loro diritto all'educazione e al matrimonio, che sia posto un termine a tutte le persecuzioni religiose, alla distruzione delle moschee e di altri luoghi di culto e a tutte le violazioni dei diritti umani sul territorio del paese nonché all'impoverimento intenzionale, alla tassazione arbitraria e alla confisca dei terreni;
3. fa appello al governo thailandese perché non respinga i migranti Rohingya e i richiedenti asilo, compresi i migranti via mare verso la Birmania, dove le loro vite saranno in pericolo e dove potrebbero essere sottoposti a tortura;
4. accoglie con favore la dichiarazione del Primo Ministro thailandese Abhisit Vejjajiva di voler condurre un'inchiesta sulle accuse di maltrattamento da parte dei militari nei confronti dei richiedenti asilo Rohingya e chiede che un'inchiesta esauriente e imparziale sia condotta in piena trasparenza, al fine di accertare i fatti e adottare misure adeguate contro i responsabili di maltrattamenti dei rifugiati birmani;
5. accoglie con favore la collaborazione del governo thailandese con l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e chiede l'accesso immediato e senza restrizioni a tutti i migranti via mare dell'etnia Rohingya, per definire il livello delle loro necessità di protezione; chiede al contempo al governo thailandese di firmare la Convenzione delle Nazioni Unite del 1951 sullo status dei rifugiati e il relativo Protocollo del 1967;
6. sottolinea che la questione dei migranti via mare, riguardante la Thailandia e altri paesi, è essenzialmente una questione regionale; valuta positivamente gli sforzi del governo thailandese di potenziare la cooperazione tra i paesi vicini della regione per sollevare la questione della popolazione Rohingya; a tal riguardo accoglie con favore la riunione tenuta il 23 gennaio 2009 Segretario permanente agli Affari esteri Virasakdi Futrakul con gli Ambasciatori di India, Indonesia, Bangladesh, Malesia e Birmania e fa appello a tutti i membri dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), e specialmente alla Presidenza thailandese e alle pertinenti organizzazioni internazionali, perché collaborino ad una soluzione permanente di tale annosa questione;
7. invita gli Stati membri a consolidare la posizione comune dell'Unione europea, che sarà riveduta nell'aprile 2009, per affrontare la questione della spaventosa discriminazione esercitata nei confronti dell'etnia Rohingya;
8. attribuisce la massima importanza all'invio di una missione del Parlamento europeo in Birmania, vista l'attuale situazione dei diritti umani, che ancora non presenta segnali di miglioramento, e ritiene che le pressioni internazionali sul regime debbano essere rafforzate;
9. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, al governo del regno di Thailandia, al governo del Myanmar, al Segretario generale dell'ASEAN, all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e al Segretario generale delle Nazioni Unite.
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Euro-Burma Office
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